REGGIO CALABRIA Potrebbe essere scarcerato per gravi motivi di salute l’ex sottosegretario regionale Alberto Sarra, dal luglio del 2017 in carcere con l’accusa di essere uno dei principali strumenti politici della direzione strategica della ‘ndrangheta. Per ordine del tribunale presieduto da Silvia Capone, il prossimo 5 giugno verrà effettuata una perizia sulle sue condizioni cliniche per valutare se possa o meno essere assistito in carcere o debba andare ai domiciliari per avere cure adeguate. Una questione già da tempo sollevata dai legali dell’ex sottosegretario regionale che tuttavia lo scorso 4 maggio si erano visti respingere al mittente le loro istanze dai periti del tribunale.
MALORE AL TERMINE DELL’UDIENZA Qualche settimana dopo, lo scorso 16 maggio, al termine dell’udienza un malore ha però costretto Sarra al trasferimento in pronto soccorso. Dopo un breve periodo di monitoraggio all’Obi, per il politico è stato ordinato il trasferimento in un reparto specialistico per ulteriori approfondimenti, dove da allora rimane ricoverato. Per questo motivo, il giudice ha concesso a Sarra gli arresti ospedalieri, con la possibilità di incontrare la moglie e la figlia negli orari di visita stabiliti dal reparto, ma anche un supplemento di perizia.
NUOVA PERIZIA Il 5 giugno i periti nominati dovranno accertarsi se l’ex sottosegretario «si trovi in condizioni di salute particolarmente gravi o, in ogni casi, tali da non consentire la prosecuzione della custodia cautelare in carcere». È a loro che toccherà valutare «se le patologie, tenuto conto della natura delle stesse e dell’ulteriore evoluzione e mutamento del quadro clinico, anche alla luce della diagnosi provvisoria, possano essere affrontate e curate (con terapie farmacologiche e riabilitative) in strutture sanitarie dell’amministrazione penitenziaria». Sottoposto ad un delicato intervento cardiologico qualche anno fa, Sarra aveva in seguito recuperato forma e salute tanto da tornare all’attività politica, che lo ha di fatto visto impegnato fino al momento del suo arresto. Da allora, i suoi legali hanno più volte tentato di ottenere la scarcerazione sostenendo che le patologie da cui è affetto dietro le sbarre non solo si sarebbero aggravate, ma sarebbero addirittura impossibili da curare e monitorare con attenzione. Una valutazione che adesso toccherà ai periti.
LE DICHIARAZIONI DI SARRA Storico braccio destro e amico personale dell’ex governatore della Calabria e sindaco di Reggio, Giuseppe Scopelliti, quando Sarra è stato arrestato ha iniziato a parlare con i magistrati. Non è un collaboratore di giustizia, né allo stato ha chiesto di esserlo, ma ha deciso di difendersi sostenendo una propria personale versione dei fatti che la Dda gli contesta. E nel corso dei diversi interrogatori cui è stato sottoposto, al procuratore aggiunto Lombardo che lo ha sentito ha rivelato cose importanti. Sia sul suo ruolo, sia su quello del (presumibilmente ex) amico Giuseppe Scopelliti, come di Paolo Romeo, considerato dalla Dda uno dei capi della direzione strategica della ‘ndrangheta reggina.
IL BARICENTRO DELLA CAMPAGNA ELETTORALE Nel 2000-2001, durante la campagna elettorale per le amministrative – ha rivelato ad esempio Sarra – «lo studio di Paolo Romeo in quella fase, diciamo, era perché io non è che fossi andato mai a parlare con Romeo o cose, era dal punto di vista politico, lo dicono, andavano… tutte le persone parlavano con Romeo, cose, era un fattore di esperienza politica perché era stato… gliel’ho detto parlamentare, Assessore comunale, regionale, era comunque una persona… gli si riconosceva da questo punto di vista una capacità di sapere delineare una… una capacità di leggere gli avvenimenti dal punto di vista politico». E anche di determinarlo se è vero che – come ammette Sarra – era lui a dettare le linee strategiche per l’affermazione politica ed elettorale. «Lui guardava, almeno dai discorsi che faceva, cioè dice: “Bisogna creare un movimento”, questa era la cosa che mi colpì, per generare una politica vincente devi creare un dinamismo interno, le parole ora non me le ricordo: “Devi creare un bando dove tutti hanno uno spazio”, cioè “se vuoi creare un progetto politico vincente, devi creare un movimento che viva di vita propria”».
IL RAPPORTO CON SCOPELLITI E in quel movimento – finisce per ammettere con molte difficoltà Sarra-Scopelliti ha avuto un ruolo. Per lui è stato per decenni un riferimento. Per l’ex segretario non è facile perché – afferma – «sto parlando di una persona con cui sono stato compagno di stanza per venticinque anni – dice in sede di interrogatorio. Cioè, non è che posso dire… per me era tutto, era il riferimento, cioè c’era Pirilli e Scopelliti». Eppure Sarra si rende conto – e finisce per ammetterlo – di essere stato relegato per anni in posizioni subordinate sia per non oscurare Scopelliti, sia per essere sempre nelle condizioni di fargli da secondo, al contempo spalla e guardiano. Perché per Paolo Romeo – hanno svelato le conversazioni intercettate – Scopelliti era il “cane di mandria”. E Sarra – stando alle sue stesse dichiarazioni – il guardiano.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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