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Operaio calabrese morto in Fincantieri, l'appello di Viscomi
Il deputato del Pd: «È il momento di investire in sicurezza. Dobbiamo dire tutti insieme basta con il lavoro che porta morte»
Pubblicato il: 14/06/2018 – 15:08
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CATANZARO «Salvatore Lombardo, 43 anni, calabrese. È volato via da una impalcatura, lavorando come molatore a Sestri Ponente, in Liguria. Salvatore è l’ultimo nome di un bollettino di guerra che sembra non finire mai. E di fronte al quale le parole hanno il sapore triste dell’inutilità». Lo afferma in una nota il deputato Pd Antonio Viscomi.
«Eppure – prosegue – proprio ora, ancor più ora è necessario dire ad alta voce che la sicurezza sul lavoro non è solo un diritto dei lavoratori ma interesse fondamentale di un sistema-Paese finalmente consapevole che la sfida competitiva non si vince puntando sul massimo ribasso dei costi, e del costo del lavoro in particolare, ma semmai sull’incremento di qualità di processo e di prodotto. E se non vi può essere qualità senza sicurezza allora questa diventa per forza di cose un investimento essenziale da sostenere, da promuovere, da incentivare anche con un grande piano strategico nazionale. È il lavoro nero a dover essere contrastato, non la legge sul caporalato a dover essere rivista, come proprio ieri ha improvvidamente affermato il Ministro degli interni. È una organizzazione del lavoro malata, che produce essa stessa infortuni e malattie, a non poter essere più tollerata. È la disciplina degli appalti che deve essere rivista per evitare quell’incastro di scatole cinesi che serve per abbattere i costi a danno dei lavoratori, ultimo anello della catena. È la dimensione e la rappresentazione collettiva dell’interesse alla sicurezza a dover essere riaffermata e rafforzata. Mettere insieme tutte queste dimensioni della sicurezza sul lavoro è la vera sfida che abbiamo davanti».
«Perciò – conclude Viscomi – abbiamo bisogno di un piano strategico nazionale: alla politica il compito di tracciare la cornice, alle parti sociali il compito di disegnare il quadro, lavorando insieme per dire basta al lavoro che porta morte».
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