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Fortunata, vittima innocente di una guerra non sua – VIDEO

Svolta nelle indagini sull’agguato agli amanti: 4 fermi a Reggio. Esecutore materiale dell’omicidio della donna sarebbe stato un 28enne il cui padre era stato ucciso poco prima. Ma il vero obiettiv…

Pubblicato il: 04/07/2018 – 8:00
Fortunata, vittima innocente di una guerra non sua – VIDEO

REGGIO CALABRIA A dispetto del nome che portava, Fortunata Fortugno è morta solo perché si è trovata nel posto sbagliato, al momento sbagliato, con l’uomo sbagliato. Vittima innocente di una guerra che non combatteva, il 16 marzo scorso è stata uccisa da un proiettile destinato al suo amante, Demetrio Logiudice, sorvegliato speciale conosciuto come Mimmo “U boi” e considerato vicino ai potentissimi clan di Archi.
GLI ARRESTATI Era lui l’obiettivo di Paolo Chindemi, giovane rampollo di un feroce gruppo mafioso di nuovo conio con ambizioni di dominio sulla periferia nord di Reggio Calabria, fermato oggi dagli uomini della squadra mobile per ordine della Dda, guidata da Giovanni Bombardieri. Insieme a lui sono finiti in manette anche lo zio Mario Chindemi, 50 anni, Santo Pellegrino, 32 anni e Ettore Corrado Bilardi detto “Pietro”, 66 anni, parente dell’ex senatore di centrodestra Giovanni Bilardi.
LE ACCUSE A vario titolo, sono accusati di omicidio e tentato omicidio pluriaggravati, associazione mafiosa, detenzione e porto in luogo pubblico di armi da fuoco clandestine, danneggiamento aggravato mediante esplosione di colpi di arma da fuoco, furto e detenzione illegale di segni distintivi e oggetti in uso ai Corpi di Polizia, tutti aggravati dalla metodologia mafiosa. E insieme puntavano a mettere le mani su Gallico, popoloso quartiere dell’hinterland reggino, storicamente considerato “cortile di casa” dei clan di zona Nord, “spogliato” negli ultimi anni da arresti e condanne di reggenti e capi operativi.
https://www.youtube.com/watch?v=X4I8ipwfAXY&feature=youtu.be
ARMI, PETTORINE E GIUBBOTTI ANTIPROIETTILE Un vuoto di potere di cui il gruppo intendeva approfittare. E si stava preparando per questo. Sotto sequestro sono finite una pistola semiautomatica calibro 7.65 mm, marca “J.P. Sauer&SohnSuhl”, modello “1913”, con matricola, completa di caricatore e 10 cartucce marca “G.F.L.” dello stesso calibro e un revolver, con tamburo a 6 camere di cartuccia, calibro 38 SP, privo di marca e matricola, completa di 6 cartucce. Ma il gruppo si era procurato anche quattro casacche della “DIA Direzione Investigativa Antimafia”, un giubbotto antiproiettile, tre passamontagna e una batteria cui era applicato un ricevitore. Nel corso di precedenti perquisizioni invece, sotto sequestro erano finiti moto e scooter rubati – sospettano gli investigatori – per future azioni del gruppo di fuoco.
APPETITI DIVERGENTI A guidare il piccolo e feroce clan – emerge dalle indagini – era Ettore Corrado Bilardi, con precedenti per omicidio e altri reati, che hanno provocato non pochi imbarazzi ad uno dei suoi parenti, l’ex senatore Giovanni Bilardi. Ma sono altri i parenti (acquisiti) su cui Ettore Bilardi aveva deciso di fare leva. Genero dello storico patriarca di ‘ndrangheta Mico Tripodo e cognato di Venanzio Tripodo, per matrimonio legato ai Romeo “Staccu” di San Luca, l’uomo ha usato tali legami per tessere una rete di alleati intorno al gruppo, che ne garantissero protezione e affermazione.

Demetrio Logiudice

INGORDIGIA PUNITA Ambizioni ed appetiti secondo fonti investigative per nulla graditi dai potentissimi clan di Archi, che storicamente controllano in maniera diretta o indiretta la zona e già in passato sono stati protagonisti di un feroce scontro con Tripodo, spodestato dai fratelli De Stefano. In questo quadro andrebbe letto l’omicidio di Pasquale Chindemi, 53enne ucciso circa un mese prima dell’attentato ai due amanti e non molto lontano dal luogo in cui sono stati sorpresi. I killer lo hanno atteso nei pressi della sua casa, per poi finirlo a colpi di pistola quando ha tentato di scappare. Un omicidio cui il gruppo avrebbe tentato di rispondere con l’agguato a Mimmo “U boi” costato la vita alla sua compagna e firmato dal figlio di Pasquale Chindemi.
L’AGGUATO Per gli uomini della Mobile, è stato senza dubbio alcuno Chindemi il sicario che la notte del 16 marzo ha atteso che Fortunata e il suo amante si appartassero in un luogo isolato, nei pressi della fiumara di Gallico, per tendere loro un agguato. Lo Giudice è stato ferito al braccio, Fortunata – che molti conoscevano come Donatella – è stata invece colpita alla testa, rendendo inutile la corsa in ospedale. Nel frattempo, il sicario si allontanava a bordo della sua auto, immortalata dagli occhi di oltre 70 telecamere di videosorveglianza. Analizzando quei filmati, gli investigatori hanno individuato l’Audi del giovane, che nel corso delle sue conversazioni – intercettate fin dalla morte del padre – non ha fatto altro che confermare i sospetti degli investigatori.
PERICOLO DI FUGA Probabilmente, Chindemi sentiva da tempo il fiato della Mobile sul collo. E anche il gruppo, colpito da diversi sequestri, si sentiva minacciato. Per questo, si preparavano a darsi alla fuga. Ma il fermo disposto dalla Dda ha mandato all’aria i loro piani.
https://www.youtube.com/watch?v=IVqDf34CY30

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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