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STIGE | Torna in libertà l'imprenditore Zito
Il Riesame ha accolto il ricorso della difesa. I proprietari dell’azienda vinicola sono accusati di concorso esterno in associazione mafiosa
Pubblicato il: 24/07/2018 – 20:16
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CATANZARO Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha accolto martedì il ricorso degli avvocati Francesco Verri e Vincenzo Ioppoli e ha rimesso in libertà l’imprenditore vinicolo Valentino Zito. La Corte di Cassazione il 6 giugno aveva accolto l’impugnazione dei difensori contro la prima ordinanza, per assenza di gravi indizi di colpevolezza, e ordinato al Tribunale un nuovo esame. Il 3 luglio la Corte di Cassazione aveva annullato senza rinvio l’ordinanza per il fratello di Valentino Zito, Francesco, liberato immediatamente. I fratelli Zito sono indagati nell’ambito dell’inchiesta “Stige” coordinata dalla Dda di Catanzaro contro la cosca Farao-Marincola di Cirò. L’accusa nei loro confronti è di concorso esterno in associazione mafiosa «perché nella loro qualità di imprenditori e gestori di fatto dell’impresa “Società agricola Zito & F.lli snc”, pur non essendo inseriti stabilmente nella struttura organizzativa del sodalizio, concorrevano in esso, assistendo ed adiuvando, attraverso condotte attive e/o passive, le finalità delle associazioni di tipo ‘ndranghetistico denominate “locale” di Cirò, fornendo un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo ai componenti dell’associazione si da agevolare le attività del medesimo sodalizio; in particolare, ma non solo, nelle loro qualità sopra dette: su disposizione dei plenipotenziari della cosca, producevano una vera e propria linea di prodotti vinicoli, che venivano imposti sia in Calabria che in Germania dai plenipotenziari della cosca e cioè da Pino Sestito e Francesco Tallarico».
«Sulla soddisfazione processuale – ha commentato l’avvocato Francesco Verri – in questo momento francamente prevale un senso di spossatezza per la fatica fatta in tutti questi mesi, insieme all’amico e maestro Vincenzo Ioppoli, per rimediare con memorie, ricorsi, indagini difensive, consulenze a un – chiamiamolo col suo nome – errore giudiziario. E il lavoro non è finito. E’ importante peró segnalare oggi l’annullamento della misura a causa dell’assenza dei gravi indizi di concorso esterno in associazione mafiosa anche perché la vicenda, al momento dell’arresto, aveva avuto grande risonanza mediatica».
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