CATANZARO Scarsa efficienza (nella migliore delle ipotesi…) e poca trasparenza (nella migliore delle ipotesi…). La gestione delle Partecipate da parte degli enti territoriali della Calabria – dalla Regione alle Province per finire ai Comuni – si conferma piena di criticità e di “zone d’ombra”: le certifica anche la Sezione delle autonomie della Corte dei Conti nazionale nella periodica relazione annuale.
IL QUADRO ALLA REGIONE Il report prende come riferimento i risultati del monitoraggio effettuato dalle Sezioni regionali di controllo della Corte dei Conti. Per quanto riguarda la Calabria, per la parte relativa alla Regione «l’analisi finora compiuta – esordisce la magistratura contabile – ha evidenziato il carattere formale, più che sostanziale, del piano di revisione straordinaria delle partecipazioni approvato dalla Regione Calabria e adottato con delibera di Giunta regionale 424 del 2017. E’ stata, in primis, segnalata una mancanza di trasparenza quanto al perimetro degli enti sub-regionali, anche dal punto di vista contabile, posto che, per molti di questi non sono stati, a tutt’oggi, approvati i Consuntivi del 2017 e, per quanto riguarda gli esercizi precedenti, la Regione sta procedendo all’approvazione anche contestuale delle rendicontazioni». La Corte dei Conti inoltre rileva che «i flussi contributivi da parte della Regione sono stati, per il 2017, destinati principalmente alla copertura dei costi del personale e quest’ultimi, assorbono strutturalmente la maggior parte delle risorse di bilancio degli organismi sub-regionali, a discapito della loro efficienza e produttività». All’esito della revisione e razionalizzazione delle proprie partecipazioni – si legge ancora nella relazione della Sezione delle autonomie della magistratura contabile – «la Regione Calabria ha mantenuto l’intento di non dismettere le società attive “Banca Popolare Etica S.c.a.r.l.”, “Fincalabra S.p.a.”, “Ferrovie della Calabria S.r.l.”, “Terme Sibarite S.p.a.”, alcune delle quali versano, però, in situazioni di grave squilibrio finanziario, tale da far ritenere improcrastinabili azioni di risanamento e di rilancio aziendale. Risultano, tra l’altro, poco motivate le scelte strategiche concernenti il mantenimento o la liquidazione di alcune partecipazioni; le decisioni in parola sono apparse, infatti, estremamente lacunose sia sotto il profilo della valutazione circa l’indispensabilità delle società ai fini istituzionali della Regione sia quanto alle modalità di gestione di quelle in stato di liquidazione, visto che gran parte delle procedure straordinarie si protraggono da anni. L’ente territoriale, secondo l’organo di controllo, non avrebbe neppure operato – prosegue il report – una approfondita analisi dei costi delle partecipate e degli effettivi risparmi che una concreta e legittima revisione dovrebbe apportare alle finanze regionali». Anche l’esame degli enti strumentali e delle fondazioni della Regione Calabria – annota poi la Corte dei Conti – «ha evidenziato gravi irregolarità e illegittimità gestionali!.
IL QUADRO DEGLI ENTI LOCALI Ma sul banco degli imputati non finisce soltanto la Regione Calabria. «La ricognizione, effettuata previa richiesta istruttoria – riporta la relazione della Sezione delle autonomie – ha evidenziato, innanzitutto, che la maggior parte degli enti locali (60%) nonché le Province di Cosenza, Catanzaro, Crotone, Reggio Calabria e Vibo Valentia hanno mancato di comunicare le informazioni richieste sull’eventuale sussistenza di organismi partecipati e sull’adozione di piani di razionalizzazione per le partecipazioni societarie direttamente e indirettamente possedute. L’11% dei Comuni ha assolto ai propri obblighi informativi in modo incompleto. Anche con riferimento alla revisione straordinaria delle partecipazioni, prevista dall’articolo 24 del dlgs 175 del 2016, la Sezione ha chiesto ai Comuni della Calabria di comunicarne l’esito mediante l’invio degli atti deliberativi e del “modello standard”, da redigere secondo le linee di indirizzo elaborate dalla Sezione delle autonomie con delibera del 2012. In assenza di riscontro da parte di molti enti, con varie deliberazioni del gennaio 2018, il Giudice del controllo – conclude la Corte dei Conti – ha accertato che il 21% dei Comuni calabresi ha omesso ogni informazione, mentre il 30% ha assolto alle istruttorie documentali in modo incompleto».
Antonio Cantisani
redazione@corrierecal.it
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