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La versione di Cottarelli, tra burocrazia e tagli (mancati) alle tasse – VIDEO

L’economista ospite della Camera di commercio di Catanzaro spiega la sua ricetta. E suscita malumori quando parla della «debolezza della pubblica istruzione» al Sud

Pubblicato il: 05/03/2019 – 16:29
La versione di Cottarelli, tra burocrazia e tagli (mancati) alle tasse – VIDEO

CATANZARO Premier per quattro giorni. Di balneare, tra la telefonata del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e lo spauracchio di un esecutivo tecnico, ci è rimasta solo la vacanza, con grande gioia della sua signora. Carlo Cottarelli, l’economista scelto dall’allora presidente del Consiglio Enrico Letta quale commissario straordinario della Revisione della spesa pubblica, se avesse proseguito l’avventura alla guida del Governo (e ove mai questo potesse capitare) farebbe immediatamente tre cose: eliminare la burocrazia, eliminare la burocrazia, eliminare la burocrazia. Ospite della Camera di Commercio di Catanzaro, incalzato dalle domande del presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Giuseppe Soluri – e dal mondo delle istituzioni e dell’imprenditoria, a partire dal presidente di Confindustria Catanzaro, Aldo Ferrara, ma anche di Confesercenti Area centrale, Francesco Viapiana, e gli imprenditori Rocco Aversa, Roberto Talarico e l’avvocato Gianpaolo Stanizzi – Cottarelli non rappresenta una realtà economica e sociale molto positiva. «Oggi – ha detto – l’Istat è uscito con i dati rivisti del quarto trimestre dell’anno scorso, e abbiamo avuto il secondo segno negativo in termini di crescita trimestrale, però ha rivisto un po’ verso l’alto i dati, non è più una riduzione dello 0,2% nel trimestre ma dello 0,1%. Rimane comunque il fatto che non stiamo andando bene. Entriamo nel 2019 in discesa: un po’ di recupero potrà esserci nella seconda parte dell’anno, però – ha rilevato Cottarelli – finiremo l’anno con la crescita media dello 0,4-0,5% circa secondo me».
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IL DEFICIT ALIMENTA IL DEBITO Uno dei maggiori elementi di debolezza è l’alto debito pubblico, ha detto ancora l’ex commissario straordinario della Revisione della Spesa pubblica: «L’impatto del reddito di cittadinanza e di quota 100 è diretto sulle persone che ne beneficiano, abbiamo visto che molte domande arrivano dal Sud o dal Centro. Quello che mi preoccupa è il fatto che questi provvedimenti sono stati introdotti senza identificare, soprattutto per il 2020, delle fonti di finanziamento che siano credibili. Il Parlamento ha deciso di aumentare l’Iva nel 2020, però il governo ha detto di no, quindi bisogna andare a trovare delle fonti di finanziamento. E se anche si trovassero delle fonti di finanziamento, comunque – ha proseguito l’economista – si rinuncia a una cosa importante per l’Italia: ridurre il deficit pubblico. Abbiamo un deficit che continua ad alimentare la crescita del debito, e questo alto livello del debito pubblico – 132,1 rivisto verso l’alto dall’Istat qualche giorno fa – secondo me è un elemento di debolezza dell’economia italiana, ci espone ad attacchi speculativi a cui siamo di tanto in tanto sottoposti, c’è il rischio di aumento dello spread e quindi – ha spiegato Cottarelli – non fa bene all’economia italiana e non fa bene alla crescita».
Numeri, dati, percentuali per tirare le somme con un unico responso: se l’Italia non cresce diventa difficile creare posti di lavoro. «Siamo passati da una situazione in cui crescevamo poco, meno dell’Europa, a una in cui continuiamo a crescere poco, con segno negativo, perché l’Europa ha decelerato – dice ancora l’economista –. Non vedo al momento delle riforme che possano portare a una maggiore crescita. Magari mi sbaglio, ma insomma». Ma cosa ne pensa il buon Cottarelli di Reddito di Cittadinanza e quota 100? Sono «soldi che si danno a chi non aveva un reddito, ed è giusto che l’abbia, e alle persone che volevano andare in pensione prima, però bisogna anche tener conto del livello a cui è stato fissato il reddito di cittadinanza, che è parecchio più elevato di quello che esiste in altri paesi d’Europa, è il sesto più generoso in tutt’Europa, e – ha sostenuto Cottarelli – ce l’hanno più generoso di noi solo i paesi del Nord Europa a basso debito. Poi, c’è un altro problema, il fatto che 780 euro a Catanzaro non sono la stessa cosa di 780 euro a Milano. Inoltre, il fatto che il reddito di cittadinanza è più generoso per i single che per le famiglie con tanti figli. Ci sono tanti problemi. Infine, non credo poi che sia una cosa che crei posti di lavoro». «Adesso vediamo come saranno organizzati i navigator, non terminator», sorride Cottarelli.
TAGLIO DELLE TASSE «Il taglio alle tasse non c’è, per ora, nel 2019 la pressione fiscale aumenta leggermente». E le tasse «vanno ridotte, va ridotto il cuneo fiscale, però bisogna trovare delle fonti di finanziamento. Se voglio ridurre le tasse in modo credibile, non posso farlo prendendo a prestito i soldi. Se si vuol fare una cosa in modo permanente, bisogna trovare o riduzioni della spesa o modi per ridurre l’evasione fiscale, che consentirebbe a ridurre le aliquote di tassazione. Però – ha concluso l’economista – qui si continua a fare condoni ogni anno», dice ancora l’economista che parla anche dell’importanza delle infrastrutture. «Ma non possiamo aumentare sia la spesa corrente, il reddito di cittadinanza e quota 100 e la spesa per infrastrutture, che adesso è troppo bassa e andrebbe aumentata».
REGIONALISMO DIFFERENZIATO Immancabile la domanda sul “regionalismo differenziato”, sarà un’opportunità o semplicemente un modo per aumentare il gap tra Nord e Sud?
«Dipende da come viene fatto – rimarca Cottarelli –. In linea di principio il concetto di decentramento non è sbagliato, se decentro la spesa e la tassazione a livello locale la gente è più interessata a vedere che i soldi che ci mette sono spesi bene, se i soldi arrivano da qualche parte magari sta meno attenta. Questo in linea di principio: però, siamo uno Stato unitario, una nazione unitaria, non possiamo diventare 20 nazioni, una per regione, alcune cose devono restare accentrate, ci sono minimi che devono essere garantiti a tutti, e poi bisogna vedere che il decentramento non comporti un togliere di risorse ad acque regioni. In linea di principio il provvedimento può essere disegnato su queste caratteristiche, poi però bisogna vedere come viene disegnato». E la Calabria? Della nostra regione dice di non avere una conoscenza specifica, e quindi, la ricetta “meno burocrazia più sviluppo” può valere anche a queste latitudini. «Per il Mezzogiorno secondo me bisogna risolvere la debolezza della pubblica istruzione: la qualità della pubblica istruzione va rafforzata», ma la sala mormora manifestando un unanime disappunto, almeno su quest’ultimo algoritmo cottarelliano. Ma l’economista chiede scusa, e saluta sorridendo.

Maria Rita Galati
redazione@corrierecal.it

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