di Luca Latella
CORIGLIANO ROSSANO L’operazione che ha portato all’arresto di tre persone che a Corigliano Rossano si sarebbero impadronite di alcuni alloggi popolari per sistemarvi persone vicine ad ambienti criminali (qui la notizia e qui altri dettagli) ha preso il via nei mesi estivi del 2018. In quel periodo, a seguito di segnalazioni arrivate ai carabinieri dai residenti di case popolari dello scalo di Corigliano, sono partite le indagini dell’Arma e della Procura distrettuale antimafia sull’assegnazione degli alloggi. «Ben presto – spiega il capitano della Compagnia di Corigliano, Cesare Calascibetta – abbiamo scoperto che molti di questi alloggi venivano occupati da alcuni volti noti della criminalità, anche con l’uso di minacce e intimidazioni. In pratica allontanavano i legittimi possessori mettendovi all’interno delle persone, familiari o amici, alcuni dei quali parenti diretti di reclusi in carcere anche per reati associativi». Sono stati contestati, infatti, reati quali l’estorsione con metodo mafioso con danneggiamento e minacce.
Le operazioni sono iniziate alle prime luci dell’alba di lunedì. «Ci siamo concentrati sulle case popolari di via Bruno e via Tocci – prosegue Calascibetta – con diverse decine di militari di Corigliano insieme ai colleghi dello squadrone Cacciatori di Calabria che ci hanno supportato nelle perquisizioni. Dopo l’esecuzione e la traduzione degli arrestati, le attività sono proseguite negli alloggi perché riteniamo che vi siano altre situazioni simili e non denunciate, e quindi che vi siano ancora dei differimenti tra i legittimi assegnatari delle case popolari e quelli che effettivamente li abitano, ma che per paura e timore non hanno sporto denuncia». I legittimi assegnatari degli alloggi, fa notare infine il capitano dei carabinieri di Corigliano, «sono persone bisognose che, dopo lunghe incombenze burocratiche, sono state assegnatarie di alloggio senza poterlo occupare perché vittime di prepotenze, per poi ritrovarsi in mezzo alla strada senza una dimora».
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