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Terrore in aula a Lamezia, cambiano le accuse
Non più maltrattamenti ma «abuso dei mezzi di disciplina» le ipotesi di reato per insegnante e collaboratrice di una scuola materna
Pubblicato il: 27/04/2019 – 16:48
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CATANZARO Non più maltrattamenti ma «abuso dei mezzi di correzione o di disciplina». Così il Tribunale del Riesame di Catanzaro, presieduto da Michele Cappai, ha riqualificato il reato nei confronti di Rosina Coccimiglio e Maria Pulice, rispettivamente insegnante e collaboratrice scolastica di una scuola materna di Lamezia Terme. Le due donne – che dal 30 marzo scorso si trovavano ai domiciliari con l’accusa di aver imposto un vero e proprio clima di terrore nelle aule, con urla spropositate ed immotivate, punizioni esemplari, percosse e frasi offensive – sono tornate in libertà su disposizione del Riesame che ha annullato l’ordinanza impugnata dai legali Salvatore Cerra e Rossella Bonaddio, per la Coccimiglio, e Antonio Larussa per la Bonaddio.
LE INDAGINI Le indagini, coordinate dal Procuratore della Repubblica di Lamezia Terme Salvatore Curcio e dal sostituto Emanuela Costa, sono iniziate dopo denunce sporte separatamente da due madri che avevano esternato ai poliziotti lametini il sospetto che i loro figli fossero vittime di maltrattamenti a opera di un’insegnante. Gli accertamenti effettuati dall’Ufficio Anticrimine del Commissariato guidato da Alessandro Tocco, anche attraverso un’attività tecnica che si è protratta per quasi due mesi, oltre a riscontrare ampiamente quanto denunciato dalle due madri, avrebbero consentito di acquisire ulteriori elementi circa i maltrattamenti ai danni dei bambini non solo ad opera della docente ma anche da parte della collaboratrice scolastica. I poliziotti dell’Ufficio Anticrimine hanno ripreso in diverse immagini i piccoli alunni mentre, per lunghi periodi di tempo, spesso superiori ai 30 minuti e anche più volte nell’arco della stessa mattinata, venivano costretti a rimanere immobili, seduti su di una panca, mentre la maestra gli urlava contro, o sbatteva con forza una bacchetta di legno sulla cattedra, in modo che, spaventati, non osassero muoversi. Le indagini mostrano la maestra mentre strattona da un braccio una bimba e mentre un altro bimbo viene, per punizione, costretto a stare in piedi ed esposto al sole dinanzi alla finestra. Il complesso delle indagini ha evidenziato, segnala una nota della Questura, il «ricorso sistematico alla violenza, sia psicologica che fisica, da parte della maestra e della collaboratrice scolastica, in danno degli allievi loro affidati», bambini di età compresa fra i 3 e i 5 anni. Costrizioni ad assumere cibo, strattonamenti, percosse, minacce, anche con il ricorso a una bacchetta di legno sbattuta energicamente sulla cattedra, gravi ed immotivate punizioni inflitte agli allievi, costretti a stare seduti o isolati dagli altri compagni.
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