CATANZARO Scoppia la polemica sulla decisione assunta ieri dall’Asp di Catanzaro che con delibera numero 550 ha deciso di reintegrare il dottore Giuseppe Perri.
L’ex direttore generale era finito agli arresti domiciliari (e poi era tornato in libertà il 6 dicembre 2018) nell’ambito dell’operazione denominata “Quinta bolgia” e coordinata dalla Dda di Catanzaro, che indagava sulle presunte infiltrazioni delle cosche nella gestione di alcuni servizi dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro. Per Perri le accuse sono di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, abuso d’ufficio e peculato.
La decisione dell’Asp viene aspramente criticata dal Codacons. «C’è un problema di natura morale – afferma Francesco Di Lieto, vicepresidente nazionale dell’associazione – a prescindere da ogni considerazione di natura prettamente giuridica. Del resto chi esercita la professione sanitaria riveste il ruolo di pubblico ufficiale».
LA VICENDA Perri – secondo quanto si legge in una nota del Codacons – aveva cessato il rapporto di lavoro che lo legava all’Asp di Catanzaro a far tempo dall’1 maggio 2017. Con richiesta datata 19 ottobre 2018, ovvero venti giorni prima dell’operazione, aveva chiesto all’Azienda che egli stesso dirigeva, di poter essere reinserito nell’elenco dei medici convenzionati per l’assistenza primaria.
«Ora – scrive Di Lieto – come si possa conciliare il gravoso impegno di Direttore Generale di un Asp dai conti in rosso, con l’esercizio della professione medica, rimane un mistero. Eppure ieri è arrivata la decisione favorevole assunta dall’Asp e sottoscritta dal dg facente funzioni Amalia De Luca».
LE RICHIESTE DEL CODACONS «Già appare singolare – lamenta il Codacons – dover leggere che un direttore generale decida di presentare una istanza proprio all’ente che dirige. In ogni caso riteniamo che un pensionato, specie dopo una splendida carriera manageriale, debba “accontentarsi” di fare il pensionato e godersi la pensione senza ostentare i propri successi professionali a scapito di tanti giovani medici che, da oggi, avranno serissime difficoltà proprio grazie ai titoli vantati dell’ex direttore generale».
«Giovani medici che – continua la nota –, nel presentare la medesima istanza dovranno comunque attestare di non avere procedimenti penali pendenti per reati contro la pubblica amministrazione, mentre l’ex dg, se non ricordiamo male, ha appena ricevuto l’avviso conclusioni indagini emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Proprio alla luce di queste notizie, appare evidente come l’Asp avrebbe fatto meglio a soprassedere, non foss’altro che per un principio di prudenza – prosegue Di Lieto – anche per evitare di esporre, ancora una volta, la sanità calabrese alle polemiche».
Per questi motivi il Codacons auspica un immediato “ripensamento” da parte dell’Asp.
Il Codacons, infine, si rivolge al dg facente funzioni De Luca: «Senza voler essere giustizialisti, ma sarebbe davvero il caso di ripensarci poiché, riteniamo, non sia opportuno che a svolgere le funzioni di pubblico ufficiale sia chiamata una persona nei cui confronti la Procura ha formulato accuse talmente gravi da comportare la restrizione della libertà personale».
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