di Pietro Bellantoni
LAMEZIA TERME È l’ultimo test elettorale prima dell’appuntamento clou: le Regionali del 2020. Domani, in occasione del voto per Europee e Amministrative, i partiti calabresi sapranno qual è il loro vero peso politico, da cui dipenderanno le mosse e le strategie per la nuova campagna elettorale, che inizierà dal giorno successivo alla chiusura delle urne.
Il voto per il rinnovo del Parlamento europeo dirà tante cose. Innanzitutto stabilirà se la Calabria avrà avuto la forza per eleggere uno o più rappresentanti a Strasburgo. Nell’ultima legislatura l’unica a farcela era stata la pentastellata Laura Ferrara. Ma le consultazioni di domani consegneranno altre verità, dati nazionali e regionali in base ai quali i partiti affineranno le loro strategie per puntare alla conquista della Cittadella.
IL PD E OLIVERIO Grande è l’attesa per i risultati che il Pd calabrese saprà raggiungere. L’obiettivo è superare il risultato ottenuto alle Politiche 2018, quando i dem si attestarono su un deludente 14%. Il nuovo allargamento a sinistra ideato da Zingaretti, con spazi in lista lasciati ai candidati di Mdp-Articolo uno, potrebbe contribuire a migliorare il dato e a ricompattare il fronte spaccato dalle politiche renziane.
Ma la vera incognita del partito calabrese si incarna nel suo massimo rappresentante istituzionale, Mario Oliverio. Con il voto per l’Europa il governatore si gioca molto. La sua scelta di non appoggiare il capolista al Sud, Franco Roberti, sponsorizzato direttamente da Zingaretti, lo pone su una china molto pericolosa. La responsabilità di un eventuale flop calabrese dell’ex capo della Dna verrebbe inevitabilmente scaricata su di lui, con conseguenze imprevedibili sui suoi rapporti con il Nazareno e sulla sua ricandidatura alla Regione.
Il governatore, appoggiando con forza il “suo” candidato, Andrea Cozzolino, ha deciso di condurre una battaglia solitaria allo scopo di mostrare a tutti il suo reale peso elettorale, ma anche di marcare le distanze da una segreteria nazionale che finora ha preferito ignorarlo. L’ultimo sgarbo, in ordine di tempo, è stato il tour di Andrea Orlando, vice di Zingaretti, in Calabria. Le tappe dell’ex ministro non hanno incluso la Cittadella, dove Oliverio attendeva una visita ufficiale, oltre che la richiesta di appoggiare Roberti.
Solo il voto di domani chiarirà i veri rapporti di forza e dimostrerà se il Pd calabrese possa, eventualmente, fare a meno di Oliverio. Il presidente, secondo fonti interne al suo staff, avrebbe già pronta la soluzione in caso di rottura con il partito: una candidatura autonoma, basata sull’esperienza del civismo e rafforzata dall’establishment che in questi anni gli ha sempre mostrato fedeltà. Il Pd, in questo modo, si troverebbe svuotato e senza un programma, a pochi mesi dal voto.
LA LEGA E GLI ALTRI È comunque quasi certo che il Pd, con Oliverio o senza, non rinuncerà a esprimere un proprio candidato alla presidenza. Totalmente diverso il contesto in cui si muove (si agita) il centrodestra calabrese. La Lega punta, neanche troppo velatamente, ad accrescere il 5,6% guadagnato nel 2018 e a proseguire il suo cammino verso il radicamento al Sud. Il Carroccio mira a insidiare la leadership di Forza Italia (20% alle Politiche) e a diventare la prima forza politica del centrodestra calabrese. Matteo Salvini, nel corso della sua ultima visita a Catanzaro, ha però sottolineato che, al momento, la rivendicazione del candidato presidente non è una priorità. Anche perché, nel 2020, al voto andrà anche l’Emilia Romagna; e il ministro dell’Interno potrebbe forse incassare più dividendi conquistando una storica roccaforte rossa.
Sono ipotesi, dal momento che lo scenario è in continuo divenire e deve fare i conti anche le dinamiche nazionali. Le Europee diranno se l’esecutivo gialloverde potrà avere un futuro o se, in alternativa, il capo dello Stato sarà chiamato a battezzare nuove alleanze, magari quella da chiesta a gran voce da Giorgia Meloni: Lega-Fratelli d’Italia, con l’appoggio di un buon numero di parlamentari oggi schierati in altri partiti.
Un’eventualità di questo tipo salderebbe il legame tra Salvini e la leader di Fdi, con riflessi anche in Calabria. Qui il voto di domani consegnerà anche il verdetto sul ballottaggio tutto interno al centrodestra. Meloni – e la sua potenziale candidata alla Regione, Wanda Ferro – perseguono il chiaro obiettivo di arrivare davanti ai berluscones. Ipotesi che spingerebbe i fratellisti calabresi a rivendicare con forza la guida della coalizione alle Regionali. Fi, ovviamente, non starà a guardare: se il ballottaggio dovesse dire bene agli azzurri, difficilmente il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto potrebbe trovare oppositori rispetto alla sua già ufficializzata discesa in campo.
IL M5S Se gli altri partiti scalpitano, il M5S attende. Per i pentastellati calabresi il test di domani ha valore in sé, in quanto certificherà lo stato di salute di un Movimento capace, nel 2018, di ottenere la fiducia del 43% degli elettori.
L’obiettivo minimo sembra essere dunque quello di confermarsi prima forza politica anche in Calabria. Solo successivamente verrà affrontato il nodo Regionali. Il M5S userà sempre lo stesso approccio: consultazioni interne sulla piattaforma Rousseau e possibile apertura, così come proposto da Luigi Di Maio, ad autorevoli candidati della società civile. (p.bellantoni@corrierecal.it)
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