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Gabrielli a Crotone: «Il clima d'odio non coinvolga le istituzioni»

Il capo della polizia inaugura una stele in memoria del commissario Luigi Calabresi nel piazzale del palazzo di Giustizia

Pubblicato il: 19/06/2019 – 13:21
Gabrielli a Crotone: «Il clima d'odio non coinvolga le istituzioni»

di Gaetano Megna
CROTONE «Le parole diventano pietre e le pietre possono diventare proiettili». Il capo della polizia, Franco Gabrielli, a Crotone per inaugurare una stele in memoria del commissario Luigi Calabresi, ucciso a Milano nel 1972 dagli estremisti di sinistra, si è detto molto preoccupato per il clima che si respira in Italia. Un clima di odio in cui «c’è il rischio che possano essere coinvolte anche le istituzioni». Teme che, nelle quotidiane polemiche, ci possa essere il coinvolgimento dell’istituzione Polizia che, invece, dovrebbe essere lasciata tranquilla a lavorare. Qualche tentativo c’è già stato. La cerimonia nel piazzale antistante il palazzo del Tribunale di Crotone, intitolato al commissario Calabresi, è iniziata con la massima puntualità. A fare gli onori di casa il questore di Crotone, Massimo Gambino, che ha proposto l’iniziativa, il presidente del Tribunale, Maria Vittoria Marchianò, e il procuratore della Repubblica Giuseppe Capoccia, che a margine della manifestazione ha commentato con una battuta l’organizzazione dell’iniziativa: «In concorso tra di noi abbiamo fatto tutto e senza spendere un centesimo». È stato fatto tutto grazie al volontariato che ha coinvolto il Comune e la Provincia di Crotone, l’orafo Michele Affidato e il Comune di Pallagorio che ha fornito una pianta di olivo che è stata trapiantata a fianco della stele, un pezzo di roccia arenaria. Così come dovrebbe essere in queste occasioni hanno parlato per cinque minuti ciascuno Marchianò e Capoccia e la manifestazione si è conclusa con l’intervento di Gabrielli, che è durato solo dieci minuti. Venti minuti in tutto per dire tantissime cose. Dopo l’iniziativa Gabrielli ha risposto alle domande dei giornalisti. Sulla facciata del palazzo del tribunale campeggiano i volti di Falcone e Borsellino, vicino l’entrata è stata posta la stele che ricorda Calabresi. «Questa piazza – ha detto Gabrielli – è impreziosita dal ricordo di eroi e servitori dello Stato. C’è un filo tragico in questo connubio». La tragedia non è rappresentata sola dalla morte dei servitori dello Stato ma anche «dalla solitudine e dall’abbandono» che hanno vissuto quando erano in vita e nell’esercizio delle loro funzioni. Falcone, Borsellino e Calabresi sono accomunati dal fatto che hanno vissuto in solitudine la loro tragedia mentre «chi serve il Paese deve sentire la vicinanza delle gente e delle istituzioni». Il clima di odio che sta vivendo il Paese, invece, rischia di far tornare indietro l’orologio del tempo. (redazione@corrierecal.it)

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