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I killer della 'ndrangheta per sterminare i pentiti di camorra

Le rivelazioni del pentito Fontana, confluite nell’inchiesta “Tsunami”, confermano un legame che dura da più di 40 anni. Le intercettazioni rivelano i contatti tra i clan di Castellammare e alcune …

Pubblicato il: 30/07/2019 – 13:39
I killer della 'ndrangheta per sterminare i pentiti di camorra

La storia delle alleanze tra i clan della ‘ndrangheta e quelli della camorra è lunga almeno 40 anni. Dall’omicidio eccellente di don Mico Tripodo maturato sull’asse De Stefano-Cutolo ai contatti tra le famiglie di Cirò e Afragola svelati dall’inchiesta “Stige”, passando ovviamente per i traffici di droga sempre fiorenti tra calabresi e campani, i rapporti di “cooperazione”, emersi anche con l’indagine “Aemilia”, sono sempre stati stretti. Non stupisce dunque, ma apre certamente scenari nuovi, quello che emerge dalle carte della maxi inchiesta “Tsunami” della Dda di Napoli contro il clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia. In un vecchio verbale, datato 2008 ma finora – secondo quanto riporta Metropolis – mai reso noto, il pentito Luciano Fontana, ex uomo di punta della camorra stabiese, racconta che il clan degli “scanzanesi” avrebbe progettato all’epoca uno o più agguati mortali ai danni dei suoi familiari e, per questo scopo, avrebbe assoldato dei killer provenienti dalla Calabria. I killer della ‘ndrangheta sarebbero stati ospitati proprio nella zona di Scanzano, il rione bunker della cosca negli anni in cui a prendere il potere era stato il primogenito di don Michele D’Alessandro, “Enzuccio”, che per lungo tempo era stato al soggiorno obbligato in Calabria.
Diverse intercettazioni ambientali finite nelle carte dell’inchiesta farebbero emergere come Enzo D’Alessandro abbia secondo gli inquirenti incontrato personaggi ritenuti vicini alle cosche Alvaro-Violi-Macrì del Reggino. D’Alessandro, oggi libero dopo aver scontato 10 anni di carcere, avrebbe incontrato alcuni referenti di clan reggini a Castellammare, proprio a Scanzano. E in quelle conversazioni si sarebbe parlato di affari per la realizzazione di un centro commerciale e di riciclaggio di soldi sporchi. Altri incontri sarebbero avvenuti in Calabria. Un altro pentito del clan D’Alessandro, Renato Cavaliere, ha raccontato che “Enzuccio” si era trasferito a Rende, in provincia di Cosenza, dove a fargli da guardaspalle sarebbe stato addirittura un ex militare dell’esercito assoldato dalla camorra. Il presunto patto tra camorra e ‘ndrangheta per uccidere i familiari del pentito non si concretizzò ma, nel 2017, proprio un fratello di Fontana, Antonio, anche lui per un periodo collaboratore di giustizia, è stato ucciso (foto) a Pimonte, in provincia di Napoli. (spel)

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