Si legge in: 3 minuti
Cambia colore:
Caporalato nel Reggino, tre denunce e un sequestro di una masseria – VIDEO
La polizia ha scoperto un locale dove venivano ammassati decine di migranti pronti ad essere sfruttati nei campi
Pubblicato il: 10/08/2019 – 11:00
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo

MELICUCCO Una masseria adibita ad alloggio di numerosi migranti è stata sequestrata dalla polizia a Melicucco. Il provvedimento, emesso dal gip del Tribunale di Palmi e richiesto dalla locale Procura al termine un’intensa attività d’indagine, è stato eseguito dagli uomini della 2^ Sezione della Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria, unitamente al personale del Commissariato di P.S. di Gioia Tauro.
In particolare all’interno della masseria, sita nella Contrada San Fili di Melicucco, erano alloggiati numerosi cittadini extracomunitari di origine africana in condizioni igienico-sanitarie precarie. Le indagini condotte dagli investigatori hanno preso il via nell’ambito dei consueti controlli interforze disposti dal Questore di Reggio Calabria finalizzati a prevenire e reprimere il dilagante fenomeno dello sfruttamento della manodopera straniera nei campi – particolarmente diffuso nella Piana di Gioia Tauro -meglio conosciuto come “caporalato”.
LE INDAGINI L’attività investigativa – condotta con pazienti servizi di osservazione e pedinamento, nonché con l’ausilio di strumenti tecnici di intercettazione -, iniziata nel mese di novembre dello scorso anno, ha fatto emergere, in maniera chiara, la centralità strategica della struttura posta sotto sequestro, risultata di proprietà di un 81enne del posto.
Stando a quanto emerso della indagini, la masseria era il posto in cui decine e decine di extracomunitari di origine africana, in condizioni di assoluto disagio, degrado e di igiene precaria, dimoravano in attesa di essere “collocati” al lavoro. I migranti, stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, venivano sfruttati da un imprenditore agricolo locale, V.F. 35 anni che poteva contare su un suo fedelissimo caporale, 54enne del Burkina Faso, che aveva il compito di trasportare, alle prime ore del mattino, la manodopera sui campi a bordo di un furgone bianco nove posti, per poi ricondurla all’interno della masseria nel tardo pomeriggio.
STIPATI IN STANZONI Secondo quanto emerso dalla indagini, gli stranieri, tutti privi di mezzi di sostentamento, giunti in passato in Italia con sbarchi umanitari, prevalentemente regolari sul territorio nazionale, venivano fatti alloggiare all’interno della masseria in due stanzoni, illuminati con lampadine collegate a fili elettrici volanti, al cui interno erano ammassate brandine e materassi. I migranti disponevano di servizi igienici comuni all’aperto collocati nelle immediate vicinanze di un fienile con maiali e galline e si servivano di un garage adibito a cucina, ove si districavano tra bombole di gas e fornelli, con seri rischi anche per la propria incolumità.
Le condizioni igienico-sanitarie erano così precarie che, nel corso delle indagini, gli agenti della Polizia di Stato ha richiesto l’intervento del personale dell’Asp di Reggio Calabria – Dipartimento di Prevenzione che, recandosi sul posto, ha fatto emergere la gravità della situazione.
Le indagini hanno accertato che il “caporale” del Burkina Faso risiedeva anch’egli all’interno della masseria, ma in una stanza autonoma all’interno della quale viveva con la moglie e in tal modo potendo reclutare prontamente, su richiesta giornaliera del datore di lavoro, il numero di operai necessari.
All’interno della struttura in cui sono stati apposti i sigilli sono stati trovati 4 stranieri (tre del Mali e uno del Burkina Faso) che sono stati ospitati presso la Nuova Tendopoli sita nella II zona Industriale di San Ferdinando.
I tre soggetti citati – il proprietario della struttura sottoposta a sequestro preventivo, il titolare dell’azienda agricola utilizzatore (in condizioni di sfruttamento) della manodopera straniera e il cittadino del Burkina Faso reclutatore della stessa (c.d. caporale) – sono stati denunciati a piede libero alla competente Autorità Giudiziaria.
https://youtu.be/ARIewEnFwHI
In particolare all’interno della masseria, sita nella Contrada San Fili di Melicucco, erano alloggiati numerosi cittadini extracomunitari di origine africana in condizioni igienico-sanitarie precarie. Le indagini condotte dagli investigatori hanno preso il via nell’ambito dei consueti controlli interforze disposti dal Questore di Reggio Calabria finalizzati a prevenire e reprimere il dilagante fenomeno dello sfruttamento della manodopera straniera nei campi – particolarmente diffuso nella Piana di Gioia Tauro -meglio conosciuto come “caporalato”.
LE INDAGINI L’attività investigativa – condotta con pazienti servizi di osservazione e pedinamento, nonché con l’ausilio di strumenti tecnici di intercettazione -, iniziata nel mese di novembre dello scorso anno, ha fatto emergere, in maniera chiara, la centralità strategica della struttura posta sotto sequestro, risultata di proprietà di un 81enne del posto.
Stando a quanto emerso della indagini, la masseria era il posto in cui decine e decine di extracomunitari di origine africana, in condizioni di assoluto disagio, degrado e di igiene precaria, dimoravano in attesa di essere “collocati” al lavoro. I migranti, stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, venivano sfruttati da un imprenditore agricolo locale, V.F. 35 anni che poteva contare su un suo fedelissimo caporale, 54enne del Burkina Faso, che aveva il compito di trasportare, alle prime ore del mattino, la manodopera sui campi a bordo di un furgone bianco nove posti, per poi ricondurla all’interno della masseria nel tardo pomeriggio.
STIPATI IN STANZONI Secondo quanto emerso dalla indagini, gli stranieri, tutti privi di mezzi di sostentamento, giunti in passato in Italia con sbarchi umanitari, prevalentemente regolari sul territorio nazionale, venivano fatti alloggiare all’interno della masseria in due stanzoni, illuminati con lampadine collegate a fili elettrici volanti, al cui interno erano ammassate brandine e materassi. I migranti disponevano di servizi igienici comuni all’aperto collocati nelle immediate vicinanze di un fienile con maiali e galline e si servivano di un garage adibito a cucina, ove si districavano tra bombole di gas e fornelli, con seri rischi anche per la propria incolumità.
Le condizioni igienico-sanitarie erano così precarie che, nel corso delle indagini, gli agenti della Polizia di Stato ha richiesto l’intervento del personale dell’Asp di Reggio Calabria – Dipartimento di Prevenzione che, recandosi sul posto, ha fatto emergere la gravità della situazione.
Le indagini hanno accertato che il “caporale” del Burkina Faso risiedeva anch’egli all’interno della masseria, ma in una stanza autonoma all’interno della quale viveva con la moglie e in tal modo potendo reclutare prontamente, su richiesta giornaliera del datore di lavoro, il numero di operai necessari.
All’interno della struttura in cui sono stati apposti i sigilli sono stati trovati 4 stranieri (tre del Mali e uno del Burkina Faso) che sono stati ospitati presso la Nuova Tendopoli sita nella II zona Industriale di San Ferdinando.
I tre soggetti citati – il proprietario della struttura sottoposta a sequestro preventivo, il titolare dell’azienda agricola utilizzatore (in condizioni di sfruttamento) della manodopera straniera e il cittadino del Burkina Faso reclutatore della stessa (c.d. caporale) – sono stati denunciati a piede libero alla competente Autorità Giudiziaria.
https://youtu.be/ARIewEnFwHI Argomenti
Categorie collegate
Ultime dal Corriere della Calabria
Edizioni provinciali