di Maria Rita Galati
SOVERATO Si muove sul palco con l’agilità e l’eleganza di un felino. Flessuosa, a tratti accattivante, ma soprattutto empatica. Ed autentica. In quelle braccia che si aprono al cielo e poi si allargano verso l’emiciclo pieno di teste che ondeggiano al ritmo del “Personale Tour” nella Summer Arena in un’altra calda serata soveratese, c’è tutto l’affetto e la gratitudine verso il pubblico che la segue e la ama, da oltre quarant’anni. Ogni testo è una canzone d’amore, ogni brano è una storia che l’interpretazione della signora della canzone italiana rende unica, e coinvolgente. Per quello che dice, e come lo dice. Fiorella Mannoia torna in Calabria raccogliendo, ancora una volta, entusiasmo e consensi.
Ci pensa il promoter Maurizio Senese, e la sua squadra di ragazzi operosi capitanati di Edi e Andrea, a regalare un altro momento di spessore musicale, e umano, vincendo la sfida della “Summer Arena” che per il quarto anno di seguito ha assicurato una estate di buona musica in una imponente struttura all’aperto. L’area al campo Marino di Soverato gestita dalla Esse Emme Musica di Senese che ne cura anche la programmazione degli eventi, dopo aver registrato grande successo con i concerti di Francesco De Gregori, Salmo, Irama, Gemitaiz e Anastasio, si ripete con l’unica data calabrese del tour “Personale” di Fiorella Mannoia. Anche ieri sera lo spettacolo è introdotto dalla giornalista Rossella Galati, che – anche ieri sera – ha potuto salutare un pubblico numeroso e partecipe.
Non c’è che dire, il live è la sua dimensione ideale e questo la Mannoia lo ha già dimostrato in varie occasioni. Ma più passa il tempo, più le generazioni che intonano i suoi successi, si aggiungono al coro e il coinvolgimento che riesce a creare con i suoi riccioli ramati, cresce.
L’energia che sprigiona ad ogni passo cullato dal ritmo della strepitosa band che l’accompagna – i musicisti Diego Corradin (batteria), Claudio Storniolo (pianoforte e tastiera), Luca Visigalli (basso), Carlo Di Francesco (percussioni e alla direzione musicale), Max Rosati (chitarre) e Alessandro “doc” De Crescenzo (chitarre) – scandisce la scaletta dei brani che vedono il susseguirsi degli inediti nel nuovo album, le cover di testi di Battiato e De Gregori, i cavalli di battaglia e le hit più amate.
Appassionata e grintosa, nell’interpretare i brani dell’album “Personale” che deve il titolo ad una grande passione che la cantante ha sviluppato negli ultimi anni e che l’ha portata ad indagare il mondo anche attraverso l’obiettivo di una macchina fotografica. Ad ognuno dei 13 brani che compongono l’album, la Mannoia infatti voluto abbinare un’immagine. Resistente ed impegnata, come dimostrano i testi dedicati all’universo femminile, di cui la Mannoia è orgogliosissima portabandiera, come sempre al centro delle sue canzoni. Prima di tutto “Carillon”, un testo contro la violenza sulle donne, che ripete chiaramente come un mantra come “l’amore non è così”. Quella violenza che va combattuta, le donne che vanno sostenute anche “resistendo” alla chiusura dei centri antiviolenza che devono essere sostenuti economicamente, cosa che Fiorella ha fatto devolvendo spesso il ricavato di concerti organizzati ad hoc, come quelli per la Casa internazionale delle donne.
Continua a salutare e a ringraziare Soverato, Fiorella Mannoia: questo Sud che ama tanto e ha imparato a conoscere sempre di più grazie anche ad un testo di Pino Aprile, quel “Terroni” che ispirò un tour di qualche anno fa “Sud”, svelando quella storia di un Meridione intellettualmente ed economicamente avanzato, sfruttato e compromesso dall’Unità d’Italia. «Un Sud depredato, saccheggiato e abbandonato a se stesso – dice – animato da briganti che non erano delinquenti ma resistenti. E tutto il Sud del mondo è accomunato».
Alla luce di queste riflessioni, gli striscioni che si alzano nel buio assieme il pubblico che – sollecitato dal suo presente e organizzatissimo fan club – sventola le scritte “Sì che cambiera”, al termine dell’interpretazione di “Povera Patria” di Battiato, sanno di invito alla resistenza, alla necessità della rivendicazione del diritto a “restare umani” e solidali, che Fiorella – pronta senza remore a soffermarsi su temi come l’immigrazione e la difesa dei più deboli – non ha mai nascosto. Lo dimostra la commozione mentre stringe quel lenzuolo rosso che recita «Noi ci crediamo, cambierà», mentre la carica emotiva che accomuna la platea è palpabile. Torna la collaborazione con l’amico Ivano Fossati – di cui reinterpreta “Lunaspina” – che comunque in questi anni non si era mai affievolita, in “Penelope”, del nuovo album aperto da “Il peso del coraggio”, come in tutte le date del percorso musicale, seguito da 2Il senso”, “Anna siamo tutti quanti” (in cui si parla di bullismo), “Imparare ad essere una donna”. E si recupera un “Caffè nero bollente” d’annata: correva l’anno 1981, ma per Fiorella il tempo non sembra essere passato, come l’apprezzamento per da canzoni amatissime come “I treni a vapore”, “Come si cambia”, e, naturalmente, “Quello che le donne non dicono”.
Non mancheranno nemmeno le classiche cover più amate di sempre, come ad esempio “Sally” di Vasco Rossi”, e “Sempre e per sempre” di Francesco De Gregori. “Purtroppo noi italiani tendiamo a dimenticare”, dice introducendo un’altra cover, “Eri piccola così” di Fred Buscaglione, che secondo la Mannoia è la prima vera rockstar del secolo scorso. E si chiude con “Quello che le donne non dicono” e “Il cielo d’Irlanda” immortalato in un selfie collettivo e un’ultima danza felice, sotto le stelle di Soverato. (redazione@corrierecal.it)
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