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De Gregorio e le frequentazioni pericolose di Alberto Sarra

L’ex senatore è stato ascoltato del procuratore Lombardo come testimone nel processo “Gotha” nel quale è oggi imputato il suo vecchio “alleato”: «Qui in Calabria non ci volevo più venire»

Pubblicato il: 31/10/2019 – 21:27
De Gregorio e le frequentazioni pericolose di Alberto Sarra

Per i più il suo nome è legato al clamoroso voltafaccia parlamentare a pagamento che ha condannato il governo dell’Unione e gli è costato un processo, conclusosi con un patteggiamento. Ma anche in Calabria l’ex senatore Sergio De Gregorio nel corso della sua avventura politica ha rischiato più di qualche scivolone. E lo ha anche spavetato parecchio. Nonostante più volte in passato si sia ritrovato coinvolto o lambito in inchieste, solo sulla Calabria sembra aver messo una pietra tombale. «Qui» dice più volte al procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo «non ci volevo più venire». E non a caso. È a Reggio Calabria che fin quando non è riuscito a chiarire la sua posizione e a far archiviare le accuse contro di lui, si è ritrovato indagato concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al riciclaggio.
UNO SCIVOLONE DI NOME SARRA Tutta colpa dell’ex sottosegretario Alberto Sarra, oggi imputato al processo Gotha, ma nel 2006-2007 “alleato” di De Gregorio per le amministrative in Calabria. Un periodo su cui l’ex senatore oggi è stato chiamato a testimoniare. Anche perché se è vero che la vicenda che gli è costata un’indagine a carico è stata chiarita, De Gregorio è stato almeno in un’occasione testimone privilegiato delle “frequentazioni pericolose” dell’ex sottosegretario.
LA FEDERAZIONE CON IL CDC All’epoca – spiega, rispondendo alle domande del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo – Alberto Sarra era uno degli alti papaveri di An in Calabria e come tale si presentava, ma aveva bisogno di mostrare il proprio peso elettorale, «di contarsi» dice De Gregorio, per questo alle elezioni si presentava alla testa del Cdc (Centro Democratico Cristiano). E una “federazione elettorale” con “Italiani nel mondo”, la formazione di De Gregorio – più volte transfuga dal centrodestra al centrosinistra per poi tornare sotto l’ala del Polo delle Libertà – sarebbe stata utile allo scopo.
«MI POSSO FIDARE?» Soffiata all’orecchio da Giuseppe Ioppolo, uno dei suoi collaboratori parlamentari, all’ex senatore la soluzione interessava eccome. Tuttavia, prima di procedere ha chiesto informazioni. E si è rivolto ad un politico già in passato emerso fra gli interlocutori dei principali imputati del processo Gotha. Si tratta dell’ex senatore Giuseppe Valentino, nel cui studio reggino sono state registrate molte delle conversazioni che hanno permesso di scoprire le trame di Paolo Romeo e Giorgio De Stefano per governare la politica locale e non solo.
IL CONSIGLIERE INFORMATO «Volevo capire se Sarra fosse una persona credibile, affidabile. E lui mi disse che era una persona per bene, che era nipote di un magistrato» spiega De Gregorio, cercando di non sbilanciarsi. Se sospettasse o temesse legami con i clan, l’ex senatore non lo dice, nonostante anche la presidente Capone lo abbia più volte incalzato sul punto. Qualcosa però De Gregorio se la fa scappare «All’epoca non si sapeva della proposta di Sarra, ma ho avuto l’impressione che Valentino già ne fosse a conoscenza». E probabilmente non solo “per colpa” del chiacchiericcio politico.
LE MALCELATE RISERVE DEL SENATORE Tanto meno De Gregorio sembra aver voglia di sbilanciarsi su quella cena elettorale a Trunca su cui oggi è stato chiamato a riferire a Reggio Calabria. Erano i primi incontri con Sarra e i due all’epoca sembravano filare d’amore e d’accordo, tanto che De Gregorio si sarebbe impegnato a portare in riva allo stretto persino Silvio Berlusconi (che in seguito ha risposto picche) per tenere a battesimo il patto fra Cdc e Italiani nel mondo. Tuttavia, qualche riserva o timore, anche all’epoca l’ex senatore sembrava mantenerla. «In occasione di quella visita, il mio collaboratore venne in macchina da Roma e venne a prendermi in aeroporto» ricorda in aula. «Era per non dover usare auto di servizio per la campagna elettorale, perché la cosa avrebbe potuto portare problemi» spiega. Ma probabilmente – sembra di intendere – anche per non utilizzare mezzi dell’entourage di Sarra.
E LA “GELOSIA” DELL’EX SOTTOSEGRETARIO Anche perché più di qualcosa di strano nell’operazione c’era e lo stesso De Gregorio non lo nasconde. «Sarra sembrava avere un potere politico superiore alle forze che io in Calabria avevo intercettato. Ero in contatto con qualche singolo amministratore locale, per altro di piccoli Comuni, ma questo – riferisce il testimone – a Sarra non piaceva. “Tu in Calabria devi avere a che fare solo con me” mi diceva»
LA CENA DI TRUNCA Con l’alleato dell’epoca ha fatto più di un incontro elettorale. Ed una cena a Trunca. Con commensali assai scivolosi, ha scoperto poi. Ad organizzarla, Domenico Gattuso, all’epoca candidato locale del Cdc, ma a parteciparvi – secondo alcune conversazioni intercettate – tanti soggetti organici o vicini alla ‘ndrangheta «da poter essere portati via con diversi cellulari». Ed in effetti più di un futuro protagonista di inchieste antimafia quella sera era seduto a quei tavoli, come Santi Zappalà, poi condannato per voto di scambio politico-mafioso. «Ma non ho avuto l’impressione di avere a che fare con malavitosi o mafiosi» dice De Gregorio, tentando di mettere le mani avanti.
L’INCHIESTA Di certo quella cena qualche grattacapo glielo ha procurato. La notizia salta fuori durante l’audizione di alcuni magistrati in Commissione parlamentare antimafia, così come l’accusa che in quel momento veniva mossa all’ex senatore. Secondo la ricostruzione investigativa dell’epoca, De Gregorio non solo avrebbe salutato affettuosamente uno degli elementi di vertice dei Ficara, ma avrebbe anche fatto da intermediario per permettere alla ‘ndrangheta di mettere le mani sulla caserma Mezzacapo. Ipotesi poi smentite, ma che al senatore procurano guai e ansie non da poco. E sono alla base della rottura con Sarra.
«HO SPERATO CHE IL TELEFONO FOSSE INTERCETTATO» «Lo chiamai per chiedergli conto di dove mi avesse portato, in posti e con persone non consone. Ci fu una telefonata dai toni così minacciosi che mi augurai che il telefono fosse sotto controllo». Rapporti e eventuali future alleanza vanno a ramengo. Ma De Gregorio non sembra per nulla pentito dell’occasione elettorale sfumata e della Calabria sembra non volerne più sapere. «Quando quella vicenda si è chiarita mi sono liberato di un peso, non ricordo neanche se ho letto l’archiviazione, a me bastava il senso di liberazione che mi ha procurato». Pericolo scampato. (ac)

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