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Usura, estorsione e truffa: nei guai i dipendenti di una banca a Reggio
Indagato il direttore di un ufficio finanziario e altri sei impiegati: avrebbero ingannato e spolpato i clienti costringendoli a sottoscrivere delle polizze assicurative per ottenere dei premi in den…
Pubblicato il: 06/11/2019 – 8:42
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REGGIO CALABRIA All’esito di una delicata e articolata inchiesta coordinata dalla Procura di Reggio Calabria, le fiamme gialle del Comando provinciale reggino hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari a 7 persone accusate di far parte, sin dal 2012, di un’associazione a delinquere composta dal direttore di un ufficio finanziario “small business” incardinato nella sede centrale reggina di un noto istituto bancario nazionale e da sei dipendenti del medesimo ufficio, dedita alla commissione dei reati di usura, estorsione e truffa, anche aggravati.
Le indagini, svolte dai finanzieri della Compagnia di Reggio Calabria, sono state coordinate dal procuratore Giovanni Bombardieri e dall’aggiunto Gerardo Dominijanni e dirette dal sostituto Nunzio De Salvo. Promotore dell’associazione, secondo gli inquirenti, sarebbe il direttore dell’ufficio finanziario che, coadiuvato dai suoi “fidati” dipendenti, avrebbe messo in atto una serie di condotte estorsive e truffaldine, tese a coartare o indurre con l’inganno i clienti dell’istituto di credito, titolari di imprese commerciali, ad aderire a polizze assicurative, prospettate come una garanzia necessaria e indispensabile per ottenere i finanziamenti richiesti all’istituto.
Nello specifico, le persone offese sarebbero state costrette o comunque indotte con l’inganno a contrarre tali finanziamenti, in modo tale da far conseguire all’istituto di credito le commissioni spettanti all’intermediario tra le imprese-clienti e le società di assicurazione per l’adesione alle citate polizze assicurative, al fine ultimo di conseguire premi in denaro che l’istituto medesimo avrebbe riconosciuto sia ai singoli operanti, appartenenti all’associazione a delinquere, sia al loro ufficio di appartenenza.
E gli episodi di minacce estorsive non si sono limitati soltanto a questa tipologia. In altri casi, infatti, il direttore dell’ufficio, in concorso con i dipendenti coinvolti, avrebbe ricattato i titolari di imprese commerciali minacciando di classificare il debito della società nei confronti della banca quale “in sofferenza” e, quindi, di segnalare l’impresa alla centrale dei rischi della Banca d’Italia, corredando l’ingiustificata minaccia con quella di fallimento della società e di sequestro dei possedimenti personali dei coartati imprenditori.
Servendosi di queste “intimidazioni”, quindi, il direttore dell’ufficio induceva i clienti, in maniera forzata, a sottoscrivere ingenti finanziamenti per estinguere la posizione debitoria, nonché a stipulare, allo scopo di ottenere il finanziamento, polizze assicurative presentate come obbligatorie ma, in realtà, assolutamente facoltative.
L’attività delittuosa, accertata come ripetutamente perpetrata in maniera indisturbata dai protagonisti dell’associazione, in un’atmosfera di ritenuta impunità, al solo fine di accaparrarsi, ad personam, i premi in denaro previsti per i contratti finanziari stipulati, è aggravata dalla circostanza di essere stata commessa, stando alle accuse, con abuso di prestazioni d’opera, avendo gli indagati stessi approfittato del rapporto fiduciario instaurato dall’istituto bancario con le persone offese, che sono state identificate, per il periodo oggetto di indagine, in ben diciassette persone fisiche e nell’istituto bancario di appartenenza dei soggetti.
Gli ignari cittadini, difatti, facendo giustamente affidamento su quanto prospettato dai dipendenti dell’ufficio e dell’istituto di credito, sarebbero stati, a tutti gli effetti, vittime di estorsione, usura e truffa, con un conseguente aggravamento, invece, nella quasi totalità dei casi, della propria situazione personale ed economica già non florida.
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