di Michele Presta
CATANZARO Nell’aula bunker di Catanzaro si chiude la prima fase del procedimento denominata “Bianco e nero” istruito dalla Dda di Catanzaro e che ha riguardato i vertici della criminalità organizzata cosentina. Ventidue in tutto gli indagati. Dovranno presentarsi il prossimo 16 marzo dinnanzi al tribunale di Cosenza, perché rinviati a giudizio dal gup distrettuale: Francesco Ripepi, Massimo Greco, Giovanni Abbruzzese, Francesco Tundis, Carlo Lamanna, Francesco Patitucci, Mario Piromallo, Giuseppe Bartucci, Maurizio Rango, Roberto Jorio, Antonio Fusinato, Leonardo Bevilacqua, Riccardo Garifalo. Hanno scelto invece il rito abbreviato: Umile Miceli, Fabrizio Poddighe, Pasqualino Besaldo, Pier Mannarino, Daniele Lamanna, Adolfo Foggetti, Franco Bruzzese, Roberto Porcaro e Luciano Impieri. Regoleranno il proprio conto con la giustizia il prossimo 26 marzo.
LE INDAGINI Al centro dell’inchiesta il tentato omicidio di Giuseppe De Rose, datato 2005. Ma non c’è solo il fatto di sangue. Le investigazioni dei carabinieri permisero di fare luce su una serie di estorsioni messe a segno dai gruppi criminali a Cosenza e nell’hinterland.
Un lavoro di ricostruzione lungo e paziente quello fatto dai carabinieri capaci di far finire nel fascicolo d’indagine le richieste estorsive del boss Franco Patitucci ad un imprenditore di Montalto. Le indagini si sono focalizzate anche sulle estorsioni ai danni di un imprenditore di Rende. Una richiesta che, per come emerso dall’operazione dei carabinieri, il clan Lanzino avrebbe realizzato in coppia con quella Bruni e Abbruzzese. Del collegio difensivo fanno parte gli avvocati Luca Acciardi, Antonio Quintieri, Gisberto Spadafora, Giuseppe Bruno, Laura Gaetano, Luigi Gullo e Rosanna Cribari. (m.presta@corrierecal.it)
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