di Fabio Papalia
REGGIO CALABRIA «Se Giacomo fosse ancora tra noi penso che l’avrei visto andare in giro con una tuta da palombaro». Ligio alla promessa di parlarne sempre col sorriso, Gigi Miseferi ricorda così, nell’intervista che ha rilasciato al Corriere della Calabria, il fraterno amico Giacomo Battaglia. Un anno fa, il primo aprile 2019, si è spento all’età di 54 anni l’attore reggino che insieme a Gigi aveva dato vita al duo comico “Battaglia e Miseferi”.
«Era ipocondriaco, teneva tantissimo all’igiene. Proprio l’altro giorno ne parlavamo con sua sorella, “te lo immagini Giacomo ai tempi del coronavirus?”, con lo scafandro, guantoni e mascherine».
Nel gennaio del 2018 a Giacomo venne diagnosticata una grave malattia, un tumore, che non gli impedì di continuare a lavorare e regalare sorrisi, perfino ai pazienti che con con lui si sottoponevano alla chemioterapia. Poi come un fulmine a ciel sereno venne colpito da un ictus il 26 giugno 2018, fino al sipario calato l’anno dopo, senza mai più riprendere conoscenza.
L’ADDIO «Quel giorno – ricorda Gigi – avevamo fatto uno spettacolo alla struttura carceraria ad Arghillà, nella tarda mattinata ci siamo separati e salutati, io venivo da Roma e avevo dormito a casa sua, l’ho visto benissimo nonostante stesse facendo la terapia, nulla che lasciasse presagire quanto accaduto. La sera ero sul set per la regia di un video musicale, l’ictus, la corsa agli Ospedali Riuniti, ha perso conoscenza, si è addormentato profondamente e da lì non si è più svegliato, fino al primo di aprile 2019. L’unico “conforto”, se così si può dire, è che non ha sofferto. Noi invece purtroppo abbiamo vissuto un calvario, ma circondati dall’amore della città, degli amici, dei colleghi, una solidarietà manifestata in tutti i modi possibili e immaginabili. La vicinanza degli amici rappresenta una coperta calda per chi vive il gelido sentimento in quel momento, la freddezza di quei momenti». Gigi ricorda ancora quei momenti con sentimenti di sincera gratitudine per l’omaggio tributato all’amico. Fu lutto cittadino proclamato dall’amministrazione comunale, la camera ardente allestita al foyer del Teatro Francesco Cilea, il corteo funebre sul Corso Garibaldi e le esequie nella chiesa di San Giorgio al Corso, Martufello tenne un’orazione. Anche la Reggina si è inchinata all’attore, con il presidente Gallo che a centrocampo allo stadio Granillo ha consegnato la maglia amaranto con il nome di Giacomo nelle mani della sorella Angela e di Gigi: «Un omaggio a un uomo e un artista che ha sempre manifestato la propria regginità sbandierandola ai 4 venti»
Una delle ultime apparizioni a Reggio Calabria fu il “Processo all’Aspromonte” scritto dall’allora presidente dell’Ente Parco d’Aspromonte, Giuseppe Bombino, portato in scena al Cilea dal duo “Battaglia e Miseferi”. Un processo al termine del quale il giudice ha assolto l’Aspromonte: dai suoi drammi e dai peccati dell’ultima generazione commessi da figli che hanno tradito la propria Madre. Perché la bellezza, ogni bellezza, sovrasta il peccato ed i peccatori. Una sorta di testamento spirituale lasciato da Battaglia alla sua terra e alla sua gente? «Assolutamente sì, poi io credo nella numerologia. Il 26 maggio ci fu quell’ultimo spettacolo sul palcoscenico, poi un mese esatto dopo l’ictus. Lui ci teneva tantissimo, sui temi riguardanti il nostro territorio era in prima linea e carico di un entusiasmo pazzesco».
PREMIO GIACOMO BATTAGLIA Da quando è morto Giacomo, Gigi si è dato il compito di tenerne vivo il ricordo. In cantiere c’era un “Premio Giacomo Battaglia” di respiro nazionale, ma l’emergenza coronavirus ha fermato tutto. L’appuntamento però è solo rimandato. Ripartirà il progetto del premio, ne siamo sicuri, ma lo show business subirà una grave battuta d’arresto? «Decisamente, non tanto dal punto di vista morale, quanto materiale. Perché nel bilancio familiare la prima cosa che vai a cancellare è l’intrattenimento, ma non durerà a lungo. Trovo “romantico” il fatto che la gente si sia affacciata ai balconi a cantare, ha dimostrato quanto l’umanità abbia bisogno dell’arte in tutte le sue forme, ognuno ha trasformato il proprio balcone in un piccolo “balcoscenico”. È la dimostrazione di quanto sia importante per l’umanità l’arte, sono fiducioso che comunque tra tante difficoltà ripartirà anche la macchina dello show business perché è qualcosa di cui le persone non possono fare a meno».
THE SHOW MUST GO ON Ce la farà la macchina dello spettacolo a ripartire da sola? «Mi auguro che lo Stato ci venga incontro con degli incentivi e possa oliarla e farla funzionare a pieno regime per ripartire bene. Non vediamo l’ora di ricominciare. Serve una politica per il nostro settore che possa agevolarci tutti nella ripresa, perché il mondo dello spettacolo dà da mangiare a tanta gente. Il fruitore vede 2 ore di spettacolo e pensa che sia solo quello, senza sapere che sul palco vede solo la punta di un iceberg dietro il quale c’è un mondo di famiglie».
Cosa riserva il futuro a Gigi Miseferi? «Riprenderò la turnée, sia le serate con la band che quelle di cabaret e conduttore di eventi. Ero in teatro a Roma, sono stato in scena fino al il 23 febbraio e non mi è saltato nulla, però ovviamente adesso c’è uno stop alla programmazione. Nel frattempo continuerà ad aggiornare la fan page “Battaglia e Miseferi” per tenere sempre vivo il ricordo del duo. «La mia vita è declinata al plurale, dopo oltre 30 anni di amicizia fraterna, per me Giacomo sarà sempre con me».
UN MINUTO DI RACCOGLIMENTO PER GIACOMO Anche se il virus costringe tutti a casa, Gigi non si perde d’animo e invita tutti coloro che hanno voluto bene a Giacomo a unirsi in un minuto di raccoglimento in sua memoria: «Purtroppo questo momento drammatico, oltre che occupare quotidianamente le cronache e costringerci ad un forzato isolamento, offusca le nostri menti. Poiché ci tengo molto a tenere vivo il ricordo di Giacomo, fratello e compagno di scena per oltre trent’anni, oggi ad un anno dalla sua scomparsa chiedo, alle ore 18, di volersi unire a me e la sua famiglia, in preghiera o con un semplice pensiero. Essendo segnati anche dall’impossibilità di far celebrare una Santa Messa, in quanto è impedito dalle attuali disposizioni del Dpcm, almeno in un momento di raccoglimento dedicatogli, ci sentiremmo idealmente circondati dal calore delle nostre amicizie».
Un ultimo messaggio Gigi lo dedica ai propri concittadini: «Capisco che dire a un reggino “statti a casa” non è bello, però se stiamo a casa contribuiamo ad aiutare chi combatte contro il virus per salvare vite umane». (redazione@corrierecal.it)
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