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Sicurezza nel Centro Covid di Rossano, si rischia l'ammutinamento dei sanitari

Domani dovrebbe aprire ai pazienti l’area ricoveri del “Giannettasio” dedicata ai pazienti contagiati dal coronavirus. Il personale dubita della sicurezza dei percorsi dedicati, è pronto a combatte…

Pubblicato il: 16/04/2020 – 16:05
Sicurezza nel Centro Covid di Rossano, si rischia l'ammutinamento dei sanitari

di Luca Latella
CORIGLIANO ROSSANO Domani dovrebbe aprire “ufficialmente” il Centro Covid nell’ospedale “Giannettasio” di Rossano. La notizia sta serpeggiando negli ambienti ospedalieri da qualche ora ed anche la cartellonistica – che segnala l’ingresso del percorso dedicato – è stata istallata nella scorsa notte.
L’ingresso sarà quello che utilizzavano i dializzati, dalla rampa-serpentone esterna che conduce al primo piano della struttura.
In tutto questo, però, gli impianti di areazione dedicati non sono stati realizzati, il reparto di Pneumologia non è completo, come l’istallazione della Tac Covid. E mentre il sindaco di Corigliano Rossano, Flavio Stasi, già da qualche ora sta chiedendo a gran voce il rafforzamento del laboratorio analisi con la microbiologia molecolare per processare i tamponi, si rischia una sorta di ammutinamento, le dimissioni del personale in massa. Soprattutto quello che opera in Pronto soccorso.
Sono questi gli umori raccolti fra il personale ospedaliero, dopo il blitz notturno e questa sorta di impaziente attesa di aprire un Centro Covid apparentemente ancora poco sicuro, in una sorta di gioco di ruolo politico. Ed è da qui che nasce il malessere degli operatori, pronti a servire la causa, certo, ma non ad immolarsi senza i minimi princìpi di sicurezza.
La confusione che regna in ospedale è tanta. Qualcuno pare abbia anche richiesto alla farmacia dell’ospedale 500 mascherine e 500 tute che attualmente non sembrano essere disponibili. Intanto, fonti autorevoli riferiscono del caos generato dai tardivi risultati dei tamponi. Non sono pochi i casi in cui i pazienti prima di essere dimessi, o ricoverati in uno dei reparti, attendono dai due ai cinque giorni gli esiti dei test al coronavirus.
Su tutti, un episodio verificatosi tra lunedì di Pasquetta e martedì, a Corigliano, con un paziente in attesa di consulenza psichiatrica in pronto soccorso, andato in escandescenza – è un eufemismo – dopo tre giorni di angosciante aspettativa rispetto all’esito del tampone.
EROI, NON VITTIME SACRIFICALI E se nelle scorse settimane i test non venivano effettuati in tutta la provincia di Cosenza per carenza dei kit, questa volta il sistema sanitario emergenziale sta andando in tilt per le lungaggini “burocratiche”, ovvero quegli intervalli di tempo che variano dai due ai cinque giorni per capire se i pazienti siano positivi o negativi al virus Sars-Cov-2.
Con questa tempistica, insomma, il processo non sembra poter essere funzionale al servizio sanitario, ma soprattutto governabile a livello periferico, negli spoke, rispetto agli hub.
Ma una cosa sembra essere certa: se tutto il percorso Covid che conduce alla ex Cardiologia – reparti, macchinari, uomini e mezzi dedicati – non sarà messo in sicurezza, bisognerà fare i conti con l’umore del personale, pronto a trasformarsi volentieri in eroi, ma non a sacrificare la propria esistenza senza le minime prescrizioni antivirus. (l.latella@corrierecal.it)

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