di Domenico Marino*
Lo shock causato dal Covid 19 all’economia italiana e a quella della Calabria sarà sicuramente rilevante. Secondo Svimez il lock down costerà 47 miliardi al mese, 37 al Centro-Nord, 10 al Sud. E supponendo che una a ripresa delle attività si possa avere dopo l’estate, si dovrebbe assistere ad una riduzione del Pil dell’8,4% per l’Italia, dell’8,5% al Centro-Nord e del 7,9% nel Mezzogiorno. Per una regione in ritardo di sviluppo, come la Calabria, questa fase recessiva potrà essere molto pesante, soprattutto in termini di disoccupazione e povertà. E come evidenziato anche da Svimez il lock down rischia di desertificare il tessuto industriale delle poche grandi imprese esistenti che hanno un maggior rischio di default.
In Calabria il settore che forse maggiormente è stato penalizzato è quello legato al turismo e alle costruzioni, ma indirettamente ne hanno risentito tutte le imprese legate al settore agroalimentare che, pure, in gran parte sono rimaste aperte e funzionanti. La crisi del turismo ha trainato la crisi del settore di trasporti e dei servizi al turismo (ad esempio agenzie viaggi), la crisi dell’edilizia ha coinvolto tanti piccoli artigiani e lavoratori autonomi che ne costituivano l’indotto. Grave sarà l’impatto sul settore della ristorazione e dell’accoglienza e sul settore dei servizi culturali, che alla ripartenza dovranno basarsi solo su un’asfittica domanda locale, perché la ripartenza del turismo non si avrà prima della primavera 2021.
Per far ripartire la Calabria occorre uno sforzo poderoso. Tutte le situazioni, sia quelle positive, sia quelle negative, presentano dei rischi e delle opportunità. Anche questa emergenza, se opportunamente gestita può trasformarsi in una opportunità per l’Italia e per la Calabria in particolare.
Ma per far questo in attesa di aiuti statali dobbiamo dotarci di un pensiero strategico. Dobbiamo tentare di far fare all’economia calabrese un salto strutturale facendola diventare una vera economia 4.0. Dobbiamo ripartire puntando sull’innovazione, sulla digitalizzazione e sull’intelligenza artificiale e trasformare la Calabria in una regione digitale e intelligente che riesce a rendere più attraenti e produttivi anche i settori tradizionali quali il turismo e l’agroalimentare. Dobbiamo cercare di rendere reale questo pensiero strategico utilizzando le risorse dei Programmi Operativi. Per farlo dobbiamo usare un metodo nuovo.
Il consiglio regionale dovrebbe avere la capacità di elaborare 5 leggi di spesa su 5 progetti strategici su cui dirottare tutti i fondi europei. E anche la nuova programmazione 2021-2027 dovrebbe essere basata su questa strategia.
Provo a delineare le cinque leggi.
La prima legge potremmo chiamarla legge sollievo. Dovrebbe costruire una serie di strumenti per aiutare i bisogni e risolvere le emergenze della popolazione. Dovrebbe prevedere forme di reddito di emergenza, sussidi di disoccupazione e strumenti di lotta alla povertà
La seconda legge la potremmo chiamare progetto shock occupazione e consiste nell’utilizzare tutte le risorse del Fondo sociale Europeo per aiutare la transizione al lavoro dei disoccupati. È una legge centrale perché il piano per il lavoro che viene elaborato deve diventare lo strumento di programmazione generale a cui devono fare riferimento tutti gli altri strumenti di politica economica. Si tratta di incentivare i giovani, regolarizzare il sommerso, aiutare la riconversione lavorativa dei disoccupati ultracinquantenni, stabilizzare i precari con tutti gli strumenti a disposizione, anche con crediti d’imposta, sgravi contributivi e esenzioni fiscali.
La terza legge la potremmo chiamare Calabria Investe. Si tratta di strutturare una serie di incentivi per aiutare gli investimenti prodotti e per sostenere la ripartenza post covid. Parte integrante di questa strategia dovrebbe essere un contributo a fondo perduto per il ri-avviamento delle attività produttive, soprattutto quelle più deboli.
La quarta legge la potremmo chiamare Calabria Innova e dovrebbe fornire il supporto alla transizione digitale e alla realizzazione della Calabria 4.0. Dovrebbe finanziare gli investimenti in infrastrutture immateriali, in conoscenza in alta formazione dei lavoratori e in innovazione.
La quinta ed ultima legge dovrebbe esser Calabria Turismo e dovrebbe essere mirata a sostenere un settore che è stato colpito pesantemente dal covid e che probabilmente ancora per molto tempo ne subirà gli effetti negativi. L’obiettivo è quello di rilanciare un settore che è strategico per lo sviluppo della Calabria.
Di fronte alle catastrofi occorre una dose forte di coraggio per rialzarsi, ma se si ha la forza di scommettere sul futuro la Calabria può risorgere più forte e più competitiva.
Mi auguro che chi ha in mano le redini della politica economica regionale abbia questo coraggio!
*docente dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria
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