CATANZARO È “macro area” l’espressione più ricorrente nei giorni che traghettano – con tanto di scontro con il governo – la burocrazia regionale nella “fase 2”. Il lavoro di riorganizzazione prosegue anche mentre le attività della Cittadella regionale vanno avanti a scartamento ridotto. Le strutture speciali si vanno componendo (potete leggerlo qui) e la politica ridisegna il quadro chiamato ad assisterne le direttive.
Per quanto la performance a “Che tempo che fa” abbia marcato differenze sostanziali tra i governatori Vincenzo De Luca e Jole Santelli, tutte le indiscrezioni raccolte segnalano che la nuova architettura burocratica della Regione seguirà l’esempio della Campania. Dunque una riorganizzazione con istituzione di quattro o cinque “macro aeree” a capo delle quali andrebbero manager esterni di gradimento dell’amministrazione. Manager individuati, secondo quanto si apprende, direttamente dalla presidente. Uno dei nomi già emersi nei giorni scorsi è quello di Maurizio Borgo, vice capo di Gabinetto del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti con un passato da docente all’Università di Reggio Calabria. La sua è una candidatura forte per la macro area che potrebbe raggruppare Presidenza, Segretariato generale, Protezione civile e, forse, anche la Sanità, delega pesante che – per ora – Santelli ha conservato per sé.
Altra area dovrebbe essere quella relativa alle deleghe che fanno riferimento a Fausto Orsomarso: Lavoro, Attività Produttive e Turismo saranno di competenza di un “compartimento” anch’esso probabilmente assegnato a un super manager esterno. E via discorrendo per le altre “macro aree”. Una – assommerà le competenze di Nino Spirlì e Sandra Savaglio – sarà dedicata a Istruzione, Formazione, Università Ricerca Cultura e Beni Culturali. Un’altra ancora a Infrastrutture, Trasporti, Lavori pubblici e Urbanistica, deleghe di Domenica Catalfamo. Una quinta “macro area” potrebbe accorpare Ambiente e Agricoltura. Non ci sono ancora certezze sul numero delle aree, ma lo schema è chiaro per chi sta “riprogrammando” la Regione. Così come l’ispirazione, che arriva da altre amministrazioni in cui la “rivoluzione” ha funzionato.
Questo tipo di struttura prevede – sempre secondo quanto è stato possibile apprendere – tre fasce dirigenziali, peraltro previste dalla normativa sulla dirigenza pubblica, e cioè direttori d’area, dirigenti di dipartimenti e dirigenti di settori.
In cima alla piramide burocratica, però, ci saranno quattro o cinque manager esterni di diretta emanazione della politica.
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