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Coronavirus in un neonato a Parma dal 26 febbraio. Lo studio firmato da un medico di Cosenza
Prima firmataria dell’articolo pubblicato su “International journal of infectious diseases” è la direttrice della scuola di specializzazione in Microbiologia e virologia Adriana Calderaro
Pubblicato il: 20/05/2020 – 16:54
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PARMA Il coronavirus era a Parma già a fine febbraio. Primo caso di isolamento da un lattante di 7 settimane del SarsCov-2. Il campione naso-faringeo del lattante, ricoverato, è pervenuto al laboratorio il 26 febbraio. Ciò dimostra che «la circolazione del nuovo virus nella popolazione pediatrica avveniva già prima dell’epidemia riconosciuta in città» e supporta l’ipotesi che «nei bambini la circolazione del virus è spesso misconosciuta». L’isolamento è stato effettuato all’Università di Parma ed il dato è pubblicato su ‘International journal of infectious diseases’.
Si tratta di un primato «a quanto risulta dai dati della letteratura scientifica internazionale», precisa l’ateneo. Il lavoro, pubblicato on line su ‘International Journal of Infectious Diseases’, vede come prima firmataria la direttrice della Scuola di specializzazione in Microbiologia e virologia Adriana Calderaro, nata a Cosenza. Il virus è stato isolato e identificato in coltura dal team composto da Calderaro, Flora De Conto, Maria Cristina Arcangeletti e dai collaboratori nei Laboratori di virologia isolamento agenti virali e di virologia molecolare del Dipartimento di Medicina e chirurgia. L’impiego di tecnologie molecolari avanzate, in sinergia con metodi colturali convenzionali ha permesso la diagnosi di infezione da Sars-CoV-2. Tuttavia, solo grazie all’esame colturale condotto per la ricerca di virus causa di infezioni dell’apparato respiratorio «è stato possibile ottenere tale risultato: il virus da coltura è stato identificato sia al microscopio elettronico, per la sua morfologia caratteristica, sia mediante identificazione del suo acido nucleico». Il campione di aspirato naso-faringeo, arrivato nei laboratori il 26 febbraio scorso – dunque nella fase iniziale dell’epidemia in Italia, quando ancora il virus non era stato individuato a Parma, ndr – è stato prelevato da un lattante di 7 settimane ricoverato nel reparto di Neonatologia. Il bebè è stato ricoverato per pochi giorni con febbre e mal di gola riferiti ad una generica affezione dell’apparato respiratorio per la quale non era stato formulato un sospetto clinico né anamnestico di Covid-19. Lo sviluppo in coltura del virus è avvenuto dopo 10 giorni, «probabilmente anche a causa della bassa carica virale del campione originale».
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