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Turismo, con un nuovo lockdown 2.900 aziende calabresi a rischio (e 9mila posti di lavoro)

Quasi 100 mila le imprese che rischiano il fallimento in Italia. Contrazione rilevante anche dei flussi turistici: 13 milioni di arrivi e 35 milioni di presenze. Giù anche la spesa in “viaggi e vac…

Pubblicato il: 29/10/2020 – 12:45
Turismo, con un nuovo lockdown 2.900 aziende calabresi a rischio (e 9mila posti di lavoro)

COSENZA Se si decidesse, nell’immediato, per un secondo blocco totale delle attività, il turismo potrebbe perdere, nei soli due mesi finali dell’anno in corso, 13 milioni di arrivi e 35 milioni di presenze con una contrazione della spesa per 4 miliardi di euro. Quasi 100 mila imprese del comparto turistico italiano, inoltre, rischierebbero il fallimento a causa di una ulteriore perdita di solidità finanziaria con una contrazione del fatturato pari a circa 23 miliardi di euro. Una mortalità imprenditoriale che si ripercuoterebbe immediatamente sul mercato del lavoro con una perdita di ben 440 mila posti. Segno negativo anche per le casse comunali, con mancati incassi, in soli 60 giorni, di oltre 84 milioni di euro. In Calabria sarebbero a rischio fallimento 2.935 nuove aziende, con una potenziale perdita di 9.327 posti di lavoro.
È quanto emerge da una stima dell’Istituto Demoskopika sulla base di dati rilevati da alcune fonti quali Siope, Banca d’Italia, Istat, UnionCamere e Cerved.

Raffaele Rio

«Il numero crescente di disdette di prenotazioni che in questi giorni stanno denunciando moltissimi operatori turistici, anche attraverso le associazioni del comparto, – dichiara il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio – rischia di compromettere ulteriormente il sistema turistico italiano già allo stremo a seguito del primo blocco totale delle attività. Un secondo lockdown genererebbe una crescente perdita di solidità finanziaria da parte delle imprese, rendendo sempre più complicata la copertura delle insolvenze e alimentando, di conseguenza, un livello maggiore del rischio di default. Il tutto a danno di migliaia di posti di lavoro che andrebbero in fumo. Non è più tempo di soluzioni giornaliere. Lo ripeto dallo scorso mese di febbraio. Il Governo – precisa Raffaele Rio – riconosca “lo stato di calamità turistica”, lo stato di crisi e programmi finalmente un Piano di rilancio integrato del comparto turistico includendo anche proposte e risorse delle istituzioni ai vari livelli, a partire dalle Regioni. Un unico pacchetto di provvedimenti che, nell’immediato, contenga misure di azioni di tutela a imprese e lavoratori autonomi della filiera quali, ad esempio, il credito d’imposta, il rafforzamento degli ammortizzatori sociali o l’istituzione di fondo per la copertura delle insolvenze o dei fallimenti. Nel contempo, – conclude il presidente di Demoskopika – il documento strategico offra anche una visione di ripresa del turismo attraverso misure di incentivazione all’assunzione dei lavoratori, alle strategie di promo-commercializzazione nei mercati internazionali per riposizionare il brand Italia, alle politiche di scontistica dei vettori aerei per rilanciare gli spostamenti dei viaggiatori verso l’Italia».
Flussi turistici: con il blocco totale, contrazione pari a 35 milioni di presenze. Nel solo bimestre novembre-dicembre dell’anno in corso, Demoskopika stima una diminuzione di 13 milioni di arrivi che ridurrebbero di ben 35 milioni i pernottamenti nel sistema alberghiero ed extra-alberghiero italiano. Analizzando, in particolare, il quadro per singolo sistema turistico regionale emerge che il Veneto, andrebbe incontro ad un taglio delle presenze pari a 5,6 milioni e degli arrivi pari a 1,8 milioni.
A seguire, in valore assoluto, il Lazio con una contrazione pari a 5,4 milioni di presenze e 1,6 milioni di arrivi, la Lombardia con una riduzione pari a 4,3 milioni di presenze e 2 milioni di arrivi, il Trentino- Alto Adige con una riduzione pari a 4,1 milioni di presenze e 1,3 milioni di arrivi, la Toscana con una perdita pari a 3,6 milioni di presenze e poco meno di 1,3 milioni di arrivi. I rimanenti sistemi turistici locali sono inclusi nell’intervallo che va dalle oltre 2 milioni di presenze in meno dell’Emilia-Romagna (-965 mila arrivi) alle 176 mila presenze della Basilicata (-81 mila arrivi) e alle 74 mila presenze del Molise (-25 mila arrivi).

Spesa turistica: stimata sforbiciata per 4 miliardi di euro. Una seconda ondata dell’emergenza Coronavirus avrebbe ripercussioni sulla spesa turistica segnando, nell’arco temporale osservato, un calo pari a ben 4 miliardi di euro. L’analisi per livello regionale colloca, in valore assoluto, il sistema turistico del Lazio in testa con un decremento stimato della spesa turistica pari a 692 milioni di euro. Seguono, con sforbiciate rilevanti dei consumi in “viaggi e vacanze”, Veneto con 667 milioni di euro, Lombardia con 573 milioni di euro, Trentino- Alto Adige con 445 milioni di euro e Toscana con 439 milioni di euro. La stima della contrazione del consumo totale di beni e servizi da parte del viaggiatore italiano e straniero (alloggio, pasti, intrattenimenti, souvenir, regali, altri articoli per uso personale ecc.) risulta più che significativa in almeno altre quattro destinazioni regionali: Emilia-Romagna con 211 milioni di euro, Piemonte con 197 milioni di euro, Campania con 182 milioni di euro e Sicilia con 112 milioni di euro.

Scenari economici: quasi 100 mila imprese turistiche rischiano il default. Una nuova chiusura dell’Italia fa rivedere al rialzo le stima di Demoskopika sul possibile default del comparto turistico del Belpaese. Ben 96 mila imprese potrebbero essere costrette a dichiarare il fallimento entro la fine del 2020 con una perdita di 23 miliardi di fatturato. Poco più della metà dei fallimenti (50,4%), pari a oltre 48 mila imprese, sarebbe concentrata nei sistemi a maggiore numerosità imprenditoriale per il comparto turistico italiano: Lombardia con 13,5 mila imprese, Lazio con 10,9 mila imprese, Campania con 9,3 mila imprese, Veneto con 7,3 mila imprese e Emilia-Romagna con 7,2 mila imprese.
Lavoro: 1 addetto su 4 potrebbe restare senza occupazione. La mortalità imprenditoriale si ripercuoterebbe immediatamente sul mercato del lavoro. Sarebbero quasi 440 mila, infatti, i posti che andrebbero in fumo come diretta conseguenza dell’uscita definitiva dal mercato di migliaia di imprese nel settore turistico del Belpaese. Oltre 73 mila sarebbe la perdita quantificata nel solo sistema turistico della Lombardia a cui seguirebbero il Veneto (-44 mila addetti), il Lazio (-43 mila addetti), l’Emilia-Romagna (-40 mila addetti) e la Toscana (-34 mila addetti). A seguire, in una fascia di perdita tra i 30 mila e i 20 mila posti di lavoro, la Campania (-30 mila), il Piemonte (-27 mila addetti), la Puglia (-24 mila addetti) e, infine, la Sicilia (-23 mila addetti). Al di sotto di questa soglia si collocano i rimanenti sistemi turistici locali: Trentino-Alto Adige (-18 mila addetti), Liguria (-15 mila addetti), Sardegna (-14 mila addetti), Marche (-12 mila addetti), Abruzzo (-10 mila addetti), Calabria (-9 mila addetti) e Friuli- Venezia Giulia (-9 mila addetti). In coda, infine, per il rischio di perdita di posti di lavoro in valore assoluto, si collocano Umbria (-6 mila addetti), Basilicata (-3 mila addetti), Valle d’Aosta (-2 mila addetti) e Molise (1,6 mila addetti).
Imposta di soggiorno. Mancati incassi comunali per oltre 84 milioni di euro. Il Coronavirus non risparmia le finanze comunali. E, così, nel periodo analizzato, le casse degli enti locali potrebbero subire una significativa sforbiciata dell’imposta di soggiorno pari a poco più di 84 milioni di euro. È quanto emerge dallo studio di Demoskopika che ha elaborato i dati parziali rilevati dal Siope, il sistema informativo sulle operazioni degli enti pubblici, nato dalla collaborazione tra la Ragioneria Generale dello Stato, la Banca d’Italia e l’Istat, che rileva telematicamente gli incassi e i pagamenti effettuati dai tesorieri di tutte le amministrazioni pubbliche.
In particolare, le contrazioni più rilevanti si potrebbero verificare principalmente nei Comuni di quattro realtà regionali: Lazio, Toscana, Campania e Trentino-Alto Adige. Negli enti locali del Lazio, in particolare, con una parte più che rilevante legata a Roma Capitale, si stima una flessione degli incassi quantificabile in 25,6 milioni di euro immediatamente seguiti dai Comuni della Toscana che hanno registrato mancati incassi per 13,2 milioni euro, Campania con un taglio pari a 7,2 milioni di euro e Trentino-Alto Adige con minori entrate per 6,3 milioni di euro.

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