COSENZA È una delle più antiche “inimicizie” politiche del panorama calabrese. Dalla “prima” Forza Italia fino alla vigilia delle scorse elezioni regionali, le due famiglie sono (quasi) sempre state su posizioni opposte, seppure spesso nello stesso schieramento: Gentile e Occhiuto avversari; Cosenza, la Regione e il Parlamento i campi di battaglia. Nel panorama solitamente immutabile della politica, però, per un accidente della legge elettorale (chiamatelo pure destino), Tonino Gentile potrebbe diventare uno degli sponsor di Roberto Occhiuto. «Il suo principale alleato», dicono voci ben accreditate del centrodestra. Per una ragione molto semplice, che ha pur sempre a che fare con ciò che a certe latitudini conta di più: la famiglia. Lo scenario è presto illustrato: se Roberto Occhiuto sarà il prossimo presidente della Regione (ovviamente ci sono un po’ di passaggi da superare: l’investitura della coalizione e il responso delle urne) il figlio di Tonino Gentile, Andrea, prenderà il suo posto in Parlamento.
Ce n’è abbastanza per un inaspettato (alla luce dei vecchi rapporti) endorsement che, in effetti, l’ex sottosegretario in quota Nuovo centrodestra, avrebbe già manifestato in alcuni incontri romani. Di certo nessuno si aspetta veti come quelli che subì Mario Occhiuto, fratello di Roberto e sindaco di Cosenza designato da Forza Italia come candidato governatore e disarcionato a mezzo stampa da Matteo Salvini in persona. I ben informati dicono che, otto mesi fa, dietro la nota anti Occhiuto del leader padano vi fossero i sussurri di Gentile alle orecchie dell’alleato. E gli stessi ben informati oggi assicurano di non aspettarsi alcuna voce malevola sul potenziale candidato in pole position, il fratello minore del primo cittadino. Dove non poté lo spirito di coalizione, dunque, potrebbe riuscire la legge elettorale. Questa la logica della “sostituzione”: finiti i candidati non eletti nel plurinominale (l’ultimo posto disponibile era quello di Sergio Torromino, arrivato in Parlamento dopo l’elezione di Jole Santelli a governatrice) si passa ai candidati bocciati nei collegi uninominali, ovviamente in ordine di risultato. E, tra i perdenti, Andrea Gentile è quello che ha ottenuto la performance migliore nel marzo 2018 (fu sconfitto da Carmelo Misiti, M5S, nel collegio di Castrovillari ma sfiorò il 34% dei consensi).
C’è anche un’altra novità rispetto al passato. Nessuno, probabilmente, forzerà la mano al Carroccio. Ma, anche se accadesse, il peso specifico di Salvini&Co, dopo le sconfitte rimediate a Reggio Calabria e Crotone e con il consenso in calo generale, non è più quello dello scorso autunno, quando una parola della Lega era in grado di spostare sensibilmente gli equilibri (e in effetti li spostò). Oggi i nomi prospettati da Forza Italia al tavolo nazionale, Roberto Occhiuto e la sindaca di Vibo Valentia Maria Limardo, incontreranno meno resistenze rispetto al passato, anche per la contingenza del possibile ingresso in Parlamento di Andrea Gentile. Questioni di famiglia, insomma, grazie alle quali la strada di Roberto Occhiuto potrebbe essere in discesa. O, comunque, molto meno accidentata rispetto a quella sperimentata da Mario. Che ieri, nella trasmissione “Due-uno-uno”, in onda su L’altro Corriere Tv e strill.it, stimolato dalle domande di Giusva Branca e Raffaele Mortelliti, ha dedicato un passaggio ai tempi difficili della sua tentata candidatura a governatore. «In questi giorni – ha detto il sindaco di Cosenza – mi ha chiamato il presidente Berlusconi, al quale ho detto: lasciamo perdere il mio nome perché non voglio finire nel tritacarne come l’altra volta». Quando Gentile sussurrava parole aspre e non c’era un posto a Montecitorio ad attendere suo figlio. (ppp)
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