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Recovery plan, la ripresa dell’Italia passa (anche) dalla Calabria

La condizione per la crescita economica del Paese è una strategia unitaria

Pubblicato il: 30/01/2021 – 9:11
di Roberto De Santo
Recovery plan, la ripresa dell’Italia passa (anche) dalla Calabria

CATANZARO Se l’Italia vuole svolgere bene il compito che l’Europa le ha assegnato deve ragionare a sistema utilizzando tutte le ingenti risorse del Piano React EU elaborato da Bruxelles per colmare i divari territoriali e far marciare all’unisono tutte le aree del Paese. È una condizione necessaria per centrare l’obiettivo e sfruttare l’occasione storica che si è aperta a seguito della diffusione della pandemia nel Vecchio continente. Con il Piano nazionale di ripresa e resilienza all’attenzione del Parlamento, così il Paese – tutto intero – si gioca forse l’ultima carta per risolvere la questione Meridionale – mai del tutto affrontata nel giusto modo – e rilanciare l’economia italiana nel suo complesso. Senza dislivelli per aree e senza freni territoriali. E la Calabria in questo percorso svolgerebbe una sua azione non secondaria grazie tra l’altro – ma non solo – alla presenza del porto di Gioia Tauro e dell’avvio definitivo della Zona economica speciale.
IL RUOLO DI GIOIA NELL’AMBITO DEL SOUTHERN RANGE Nella disamina contenuta nel documento presentato alla commissione Bilancio della Camera dei Deputati – in occasione dell’audizione di ieri sul Pnrr – Svimez lo sottolinea con forza: «Va perseguito con chiarezza l’obiettivo strategico di consentire al “Sistema Italia” di funzionare come effettivo e potente organismo unitario». E per raggiungere questo, gli analisti della Svimez invitano i parlamentari ad una rivisitazione del Piano al loro vaglio proponendo una strategia finalizzata a «dotare l’Italia del “secondo motore”, a Sud, sinergico col “primo motore”, al Centro-Nord, concorrendo al reale rilancio di entrambe le macro-aree e restituendo al Paese la sua posizione e rilevanza in Europa».
Un progetto, spiegano da Svimez, che va articolato in quattro opzioni «parimenti essenziali, sinergiche e necessarie». Il primo dei quali “Southern Range” passa proprio dalle Zes e dunque anche da Gioia Tauro e dalla Calabria.

Il porto di Gioia Tauro

«Il “Southern Range”, nuovo organico sistema logistico-produttivo – scrivono – fa del Sud un principale ingresso per l’intera Unione europea, ed ha come pilastri le sei Zes (il quadrilatero continentale Napoli-Bari-Taranto-Gioia Tauro e le due isolane Catania/Augusta e Palermo) unite nell’ “Esagono” della “Portualità di sistema del Sud Italia” che non può essere qualificato (come invece appare nel documento Piano del Governo) a prevalente “vocazione turistica”».
«La scelta di strutturare questa via privilegiata di accesso all’Europa – spiegano – attrezzerebbe l’Italia, e con essa l’ Europa, a cogliere l’opportunità storica di un asset posizionale, che consente di intercettare traffici e valori logistici provenienti dalle rotte asiatiche attraverso Suez e di giocare un ruolo strategico in quel Mediterraneo che è (e a maggior ragione sarà, per gli effetti della pandemia) un mare di scambio e non puramente di transito; uno snodo necessario al centro dei mercati e della demografia futura». Come dire la portualità non è questione di lotta di territori – come sembra essere stata descritta nel Piano che privilegia porti interni come Genova e Trieste – ma è strategica per l’Italia intera. E Gioia appunto con i suoi volumi di traffico record raggiunti negli ultimi mesi, ne è punta di diamante.
ALTA VELOCITÀ, CONGIUNZIONE AREA DELLO STRETTO E INFRASTRUTTURE Ma la strategia per consentire anche al Sud di collaborare alla ripresa dell’Italia presentata alla Commissione parlamentare che sta valutando il Pnrr, passa anche dalla ridefinizione della mobilità.
Secondo gli analisti della Svimez, infatti il secondo elemento fondamentale per elevare a sistema l’Italia è «la ridefinizione della mobilità a grande scala attraverso il collegamento organico fra Sicilia e Continente e viceversa, e il connesso ridisegno della Maglia Calabro-Sicula insieme al rafforzamento dei collegamenti orizzontali tra area tirrenica e adriatica meridionale della mobilità ferroviaria e stradale». Dunque investimenti sulle infrastrutture di mobilità per unificare il Paese e renderlo omogeneo. Su questo Svimez, va ancor più in dettaglio parlando di Alta Velocità (si legga attentamente non Alta Velocità di Rete, cosa diversa, appunto).
In questo senso, secondo gli analisti occorre, «completare le infrastrutture della Alta Velocità, portarla a sistema fra Roma e Milano e Roma e Catania (“Roma-Catania tre ore e mezzo”) e Roma e Bari» facendo questo «significa unificare – per la prima volta e realmente – la geografia dei trasporti italiana e pervenire ad un equilibrio territoriale totalmente nuovo». Una prospettiva che ora grazie alle risorse messe sul piatto dall’Europa è «perfettamente conseguibile sul piano tecnico, imprenditoriale, economico-finanziario, giuridico amministrativistico».
GARANZIA DI EGUALI DIRITTI DI CITTADINANZA Ma la strategia “Sistema Italia” va giocata anche sul piano della parità di diritti a prescindere dai territori in cui si vive. E per fare questo Svimez, solleva la richiesta «riequilibrio nell’accesso ai diritti di cittadinanza su tutto il territorio nazionale a partire da sanità ed istruzione».
«Il processo di perequazione dei diritti – scrivono gli analisti – può essere garantito nel tempo solo dal concorso di extra-disponibilità di risorse finalizzate ad attenuare le distanze senza intaccare significativamente livelli acquisiti dei servizi. La disponibilità delle risorse aggiuntive previste dal Piano Next Generation Italia costituisce una occasione irripetibile». Tradotto significa anche garantire investimenti seri e concreti per mettere a regime ad esempio – ma non solo – il sistema sanitario calabrese che nell’emergenza pandemica ha dimostrato le sue lacune strutturali. Riprendere in mano l’edilizia sanitaria, così come quella scolastica – per fare un altro esempio – significa permettere non solo una parità di diritti, ma anche la possibilità di far rimanere sul territorio chi per esigenze sanitarie o lavorative è costretto ad andare via.
E sempre in tema di riequilibrio un ruolo non trascurabile, secondo Svimez, dovrà essere svolto dalla «promozione della rigenerazione urbana, dell’efficienza e della riconversione energetica, dell’economia circolare e dello sviluppo delle fonti rinnovabili, della messa in sicurezza del territorio, del contrasto al dissesto idrogeologico e della ricostruzione delle aree terremotate». Per gli analisti, queste rappresentano «aree di intervento prioritarie al fine di mobilitare il potenziale del Sud quale principale piattaforma verde nazionale».

IL RISCHIO DELLA PARTITA DI GIRO Dicevamo del piano finanziario contemplato dal Piano nazionale che considera sia le risorse previste dal Recovery sia quelle che hanno consentito la rimodulazione di fondi europei per un totale complessivo destinato all’Italia di 222,9 miliardi di euro. Su queste somme, però occorre fare attenzione. Perché alle risorse fresche che saranno garantite dal piano di indebitamento europeo si sommano quelle già stanziate per l’Italia e che dovevano essere utilizzate in particolar modo per il Sud. Sono quelle del Fondo di sviluppo e coesione (Fsc). Si tratta di un’anticipazione di quelle risorse – coerenti alle decisioni adottate dall’Europa per fronteggiare l’emergenza scatenata dall’epidemia da Coronavirus – ma che dovranno seguire i binari indicati da Bruxelles.
Per non rischiare di divenire una sorta di partita di giro di somme già contemplate per il Sud, avvertono gli analisti, occorrerà un’operazione di trasparenza e chiarezza. «L’inserimento della leva nazionale della politica di coesione all’interno del Pnrr – dicono a questo proposito gli analisti della Svimez – richiederà grande chiarezza nella definizione dei profili temporali di reintegro delle risorse dell’Fsc anticipate nel Pnrr. Sarà decisivo per la coerenza del Piano garantire nel Documento di economia e finanza 2021 il pieno reintegro delle risorse con il relativo profilo temporale». Anche su questo aspetto e sulla correttezza dell’utilizzo delle risorse per rimettere in marcia l’Italia all’unisono occorrerà la massima attenzione da parte di tutti. Ad iniziare da chi è chiamato a rappresentare il Sud e la Calabria. Nella consapevolezza che la partita per garantire il futuro dei territori e del Paese nel suo intero si gioca ora. (r.desanto@corrierecal.it)

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