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LA DENUNCIA

Cure negate a bambino tetraplegico. «Per la sanità calabrese mio figlio può morire»

Il genitore presenta un esposto alla procura di Palmi chiedendo di aprire un’indagine su chi sia tenuto a predisporre i fondi per i presìdi

Pubblicato il: 06/02/2021 – 17:42
Cure negate a bambino tetraplegico. «Per la sanità calabrese mio figlio può morire»

LOCRI Il padre di un bambino affetto da tetraparesi spastica distonica ha presentato un esposto alla Procura di Locri affinché apra un’inchiesta su «chi è tenuto a predisporre e gestire i fondi necessari per i presidi sanitari». La vicenda nasce il 26 gennaio scorso quando Saverio Genovese è andato all’ufficio protesico di Siderno dell’Asp per la fornitura dei presidi per le funzioni vitali di suo figlio che respira mediante una cannula tracheostomica che va sostituita mensilmente e senza la quale il minore non può vivere. All’ufficio l’uomo ha presentato la documentazione redatta dal reparto di neuropsichiatria infantile dell’ospedale Gemelli di Roma. «La risposta – si legge nell’esposto – è stata sconcertante: “non c’è budget”. In pratica significa che per il sistema sanitario calabrese mio figlio può morire. Il tutto nonostante i presidi siano previsti, tra l’altro, dal programma operativo 2019-2021 della Regione Calabria». Da qui la denuncia. L’uomo ha anche chiesto un incontro al procuratore Luigi D’Alessio, al commissario alla sanità in Calabria Guido Longo e al direttore sanitario dell’Asp di Reggio Antonio Bray.
Saverio Genovese vuole andare fino in fondo e ha chiesto all’avvocato Andrea Daqua di assisterlo in questa battaglia legale che non riguarda solo la gestione dei fondi per i presidi sanitari. «Chi è tenuto a controllare l’effettiva destinazione dei fondi? – si domanda Genovese – Chi ha la responsabilità penale per il diritto di assistenza fin qui negato a mio figlio?». Il bambino ha necessità di assistenza infermieristica specialistica, di riabilitazione logopedica e psicomotricità. Ma anche prestazioni relative alla funzioni respiratoria e alimentare e all’attività educativo-relazionale-ambientale.
«La sanità calabrese – scrive nell’esposto – omette negligentemente di garantire servizi ed assistenza al bambino con la naturale conseguenza che il malato rimane incurato mentre i genitori patiscono un vero e proprio calvario, costretti a girovagare senza meta nei meandri della squallida burocrazia, forse, ci chiediamo, creata ad arte per consentire la gestione clientelare del servizio pubblico e rendere impossibile l’accertamento di responsabilità penali ed amministrative».

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