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Situazione finanziaria «compromessa», la sanità calabra mette i brividi

Nella delibera sulla programmazione dell’attività per il 2021 la Corte dei Conti aggiunge altri numeri disastrosi sulla gestione del settore

Pubblicato il: 06/03/2021 – 7:17
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Situazione finanziaria «compromessa», la sanità calabra mette i brividi

CATANZARO Una situazione finanziaria «compromessa», e a dirlo sono numeri e indicatori come il fatto che nel 2019 il risultato della gestione caratteristica (la differenza tra ricavi e costi) è pari a -496% e tutte le aziende, eccetto una, hanno chiuso in perdita. La Corte dei Conti rincara la dose allungando a dismisura l’elenco delle criticità della sanità calabrese: dopo le bacchettate emerse in sede di inaugurazione dell’anno giudiziario, un altro affondo arriva dalla delibera con la quale la sezione regionale di controllo della magistratura contabile illustra il programma delle attività di verifica per il 2021. La premessa è eloquente, visto che – si legge nella delibera della Corte dei Conti sulla programmazione dei controlli – «compromessa è la situazione finanziaria del servizio sanitario regionale. La Regione Calabria, infatti è in condizione di piano di rientro sanitario sin dal 2009 e, a distanza di dieci anni, il deficit cui dare copertura si è ridotto soltanto di 6,291 milioni di euro (passando da euro 104,304 al 31 dicembre 2009 ad euro 98.013 al 31 dicembre 2019). A ciò si aggiunga che tutte le Asp e le aziende ospedaliere della Calabria, ad eccezione dell’azienda ospedaliera “Bianchi Melacrino Morelli di Reggio Calabria”, hanno chiuso il 2019 in perdita (circa 223 milioni di euro). Peraltro, come evidenziato dalla Sezione nella delibera di parificazione del rendiconto, nel 2019, si è registrato in tutte le aziende un incremento dei costi di produzione rispetto agli anni precedenti con un conseguente peggioramento del risultato della gestione caratteristica pari a – 496%. L’aumento dei costi di produzione – prosegue la Corte dei Conti – risente di componenti collegate agli acquisti dei beni (anche per prodotti farmaceutici) e dei servizi e alle spese per il personale. Come stigmatizzato dalla Sezione durante l’attività di controllo svolta nello scorso anno, le Aziende sanitarie ricorrono a sistemi di approvvigionamento dei beni e dei servizi non in linea con le “best practices”». Tra queste, la magistratura contabile annovera, nelle relazioni per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, l’aumento di alcuni costi, soprattutto per le seguenti voci: “spesa farmaceutica”, “dispositivi medici”, “manutenzione e riparazione” e “canoni di noleggio”; il frazionamento di acquisti, in violazione delle norme relative ai sistemi di gara; il superamento dei parametri di contenimento della spesa per il personale. Tutto questo quadro si aggiunge alle tante altre criticità messe in fila dalla Corte dei Conti all’inaugurazione dell’anno giudiziario, come «la totale assenza di bilanci (della Gsa fin dal 2014, nonché di alcune aziende sanitarie), la persistenza di ingenti perdite di esercizio, di elevati debiti verso fornitori, di tempi di pagamento abbondantemente al di sopra dei limiti legali…! considerando poi che «i debiti scaduti verso i fornitori degli enti del Servizio sanitario regionale calabrese attualmente superano i 604 milioni di euro (sono dati incompleti perché l’assenza di alcuni bilanci rende impossibile la ricostruzione dei debiti nel tempo accumulati), che tali passività generano interessi e oneri accessori per circa 45,6 milioni di euro (ripeto sono dati parziali); e che a tali oneri straordinari devono poi aggiungersi le passività potenzialmente derivanti dal contenzioso, pari a 686 milioni di euro». Insomma, la Corte dei Conti traccia un quadro disastroso: per i commissari delle aziende sanitarie e ospedaliere il 2021 non si presenta per nulla in discesa… (a. c.)

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