LAMEZIA TERME È atteso per il prossimo 11 giugno il provvedimento conclusivo che riguarda il processo “Imponimento”, nato dall’omonima operazione coordinata dalla Dda di Catanzaro e che, nel luglio del 2020, aveva colpito duramente le cosche Anello-Fruci, con l’arresto di 74 persone oltre al sequestro di beni per quasi 170 milioni di euro.
Il gup, Francesco Vittorio Rinaldi, deciderà anche nel merito delle numerose richieste di rito abbreviato, anche condizionato, avanzate dagli avvocati difensori nel corso delle ultime udienza che, lo ricordiamo, sono in corso – a porte chiuse – da alcune settimane nell’aula bunker di Lamezia Terme, teatro anche del maxi processo contro la ‘ndrangheta “Rinascita-Scott”.
Lo scorso 24 aprile 2021, il pm della Dda di Catanzaro, Antonio De Bernardo, e il procuratore aggiunto, Vincenzo Capomolla, nel corso della requisitoria nell’udienza preliminare hanno chiesto il rinvio a giudizio dei 147 imputati. Le persone coinvolte nell’inchiesta, sono accusate, a vario titolo, di gravi delitti, fra i quali, associazione mafiosa, associazione dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, riciclaggio, fittizia intestazione di beni, corruzione ed altri reati, tutti aggravati dalle modalità mafiose. Per gli inquirenti a capo dell’organizzazione ci sono i fratelli Rocco e Tommaso Anello e i fratelli Giuseppe e Vincenzino Fruci di Acconia di Curinga. Oltre a Domenico Bonavota e l’avvocato ed imprenditore Vincenzo Renda di Vibo, Domenico Ciconte e Francesco Caridà, operanti principalmente nel territorio che collega Lamezia Terme alla provincia di Vibo Valentia.
Tra gli altri aspetti investigativi dell’inchiesta “Imponimento” c’è anche il livello di penetrazione mafiosa nel settore dei resort di lusso. Il quadro descritto dalla Dda di Catanzaro è quello di una vera e propria filiera: la ‘ndrangheta avrebbe avuto un ruolo «nella costruzione e nella gestione» dei villaggi turistici di proprietà del gruppo che fa capo all’ex assessore regionale Francescantonio Stillitani.
Per gli inquirenti, come gruppo criminale di stampo ‘ndranghetistico, quello degli Anello-Fruci, non fa alcuna eccezione nelle attività di coltivazione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti che nel corso degli anni non hanno fatto altro che rafforzare la leadership del clan sul proprio territorio. Attorno alla proficua attività legata al traffico di droga – secondo l’accusa – ruotano sodali organizzati in diversi livelli di operatività e diretti dal boss indiscusso, Rocco Anello, insieme ai suoi più stretti collaboratori a cominciare dal fratello Tommaso e da Giuseppe e Vincenzino Fruci, questi ultimi due particolarmente “influenti” nei territori di Acconia di Curinga, Curinga e dei limitrofi San Pietro a Maida e Maida e dediti particolarmente alla realizzazione e coltivazione di piantagioni di marijuana e tra i fermati nel corso dell’ultima operazione. Dall’attività investigativa è emersa dunque l’esistenza di un accordo tra le cosche per la gestione degli affari relativi alla coltivazione delle piantagioni di marijuana. Una sorta di “consorzio” della marijuana, all’interno del quale le cosche impegnano i propri uomini nella coltivazione del narcotico, con il placet dei fratelli Fruci e sopratutto del boss Rocco Anello. (Gi.Cu.)
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