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Reddito di cittadinanza e stabilimenti. La storia di Nello: «È allarme sociale, rischiamo di chiudere»

Il gestore del lido “Jonio” a Mattino Cinque: «Ci chiedono di essere assunti in nero. Abbiamo dovuto dimezzare le prenotazioni»

Pubblicato il: 16/06/2021 – 18:41
Reddito di cittadinanza e stabilimenti. La storia di Nello: «È allarme sociale, rischiamo di chiudere»

CATANZARO «È una tragedia. Noi ristoratori prima abbiamo dovuto superare la pandemia che ci ha messi in ginocchio. Oggi ci scontriamo con una tragedia ancora più grande. Ormai i colloqui di lavoro sono cambiati: prima si chiedeva la figura professionale, oggi la prima domanda è: hai il reddito di cittadinanza?». Nello Grampone, gestore insieme alla moglie del lido Jonio a Catanzaro Marina spiega le sue difficoltà da imprenditore a trovare personale la stagione estiva. Lo racconta all’inviato di Mattino5. Racconta che, spesso, si stente dire dai candidati: «Noi non vogliamo perdere il reddito di cittadinanza, veniamo a lavorare in nero. Questo è un vero e proprio allarme sociale, rischiamo di chiudere», dice Grampone il quale aggiunge che, per evitare di fare brutte figure con gli avventori hanno dimezzato le prenotazioni. «La nuova figura di lavoratore è la studente universitario che è alla sua prima esperienza e non è in grado di svolgere alcuni compiti che per un professionista sarebbero più facili. Mi chiedo da genitore: che massaggio dà un genitore al proprio figlio? Che è meglio starsene su divano a percepire il reddito di cittadinanza?».
Lo stipendio, spiega il gestore rispondendo alla domanda del conduttore, è di mille euro al mese più i contributi per sei ore lavorative al giorno compresa la pausa pranzo e con straordinari riconosciuti.
Nello Grampone insiste sul fatto che l’impossibilità di trovare personale è un allarme sociale «forse il governo non ha capito che il mondo della ristorazione, che in Italia traina molti altri settori, è in ginocchio avremo delle ripercussioni economiche gravissime». L’imprenditore ha posto il problema anche a una senatrice del movimento Cinque Stelle la quale ha risposto che gli enti locali, gli uffici di collocamento e tutti gli organi interpellati dai ristoratori non hanno funzionato, «il meccanismo non ha funzionato, i controlli non ci sono». 

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