CATANZARO «È una tragedia. Noi ristoratori prima abbiamo dovuto superare la pandemia che ci ha messi in ginocchio. Oggi ci scontriamo con una tragedia ancora più grande. Ormai i colloqui di lavoro sono cambiati: prima si chiedeva la figura professionale, oggi la prima domanda è: hai il reddito di cittadinanza?». Nello Grampone, gestore insieme alla moglie del lido Jonio a Catanzaro Marina spiega le sue difficoltà da imprenditore a trovare personale la stagione estiva. Lo racconta all’inviato di Mattino5. Racconta che, spesso, si stente dire dai candidati: «Noi non vogliamo perdere il reddito di cittadinanza, veniamo a lavorare in nero. Questo è un vero e proprio allarme sociale, rischiamo di chiudere», dice Grampone il quale aggiunge che, per evitare di fare brutte figure con gli avventori hanno dimezzato le prenotazioni. «La nuova figura di lavoratore è la studente universitario che è alla sua prima esperienza e non è in grado di svolgere alcuni compiti che per un professionista sarebbero più facili. Mi chiedo da genitore: che massaggio dà un genitore al proprio figlio? Che è meglio starsene su divano a percepire il reddito di cittadinanza?».
Lo stipendio, spiega il gestore rispondendo alla domanda del conduttore, è di mille euro al mese più i contributi per sei ore lavorative al giorno compresa la pausa pranzo e con straordinari riconosciuti.
Nello Grampone insiste sul fatto che l’impossibilità di trovare personale è un allarme sociale «forse il governo non ha capito che il mondo della ristorazione, che in Italia traina molti altri settori, è in ginocchio avremo delle ripercussioni economiche gravissime». L’imprenditore ha posto il problema anche a una senatrice del movimento Cinque Stelle la quale ha risposto che gli enti locali, gli uffici di collocamento e tutti gli organi interpellati dai ristoratori non hanno funzionato, «il meccanismo non ha funzionato, i controlli non ci sono».
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