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Maxiprocesso

Rinascita Scott, Mantella all’ex avvocato: «Stavo scappando con lei per fare il latitante»

Il collaboratore nel controesame si rivolge al legale, che non si scompone. L’episodio sarebbe avvenuto nell’ospedale di Tropea. Il pentimento legato a una “visione della Madonna”: «È stata una bat…

Pubblicato il: 17/06/2021 – 22:13
di Alessia Truzzolillo
Rinascita Scott, Mantella all’ex avvocato: «Stavo scappando con lei per fare il latitante»

LAMEZIA TERME «La ‘ndrangheta è fatta di traditori, di ambiguità, di contraddizioni, di depistatori. Quindi nella savana se non ti sai muovere o te ne vai in carcere con l’ergastolo – e questo sarà il caso di Accorinti – o te ne vai ammazzato. Questa è la questione egregio avvocato». Così il collaboratore di giustizia Andrea Mantella sintetizza il concetto di «non fidarsi di nessuno» all’interno delle cosche. A reggere il controesame c’è l’avvocato Francesco Sabatino, già legale di Andrea Mantella prima che decidesse di collaborare con la giustizia e sul quale, in sede di esame davanti ai pm il pentito aveva reso dichiarazioni parecchio gravi.
In oltre ore di controesame sono stati toccati numerosi argomenti compresa una disamina sulla figura del boss di Zungri Giuseppe “Peppone” Accorinti.
Mantella afferma di avere voluto bene in passato a Peppone Accorinti ma, ha aggiunto, «oggi provo solo pena per lui». Dal sito riservato Accorinti scalpita, vuole prendere la parola ma il presidente del collegio, Brigida Cavasino, lo stoppa e rimanda alla fine dell’udienza.
Si parla dell’omicidio di Roberto Soriano. Mantella afferma di averlo appreso nel carcere di Cosenza nel 2000 dallo stesso Accorinti, dal quale avrebbe conosciuto i particolari macabri della tortura della vittima con le tenaglie usate per tagliare le unghie alle mucche. L’avvocato contesta il fatto che in sede di esame Mantella aveva raccontato di avere appreso queste circostanze dal boss di San Gregorio d’Ippona Saverio Razionale, anch’egli accusato dell’omicidio Soriano. Il collaboratore replica di averlo già raccontato nel 2016, anno in cui cominciò la sua collaborazione.
Mantella spiega che in carcere a Cosenza lui e Accorinti fecero reciproche confidenze sugli omicidi compiuti. Avvalendosi dei verbali e delle trascrizioni delle udienze l’avvocato Sabatino fa presente al collaboratore che Peppone Accornti era stato descritto da Mantella come uno che non si fida di nessuno.
«Ma anche io non mi fidavo – dice Mantella – per esempio se mi dovevo buttare latitante io lo facevo solo dai Bonavota non certo a San Gregorio d’Ippona. E Accorinti faceva lo stesso, non si fidava». Ma gli omicidi, secondo il collaboratore, entrano in un altro range, sono confidenze che si fanno quando si entra in contatto in carcere.

Il tentativo di intervenire sull’operazione Asterix

Si parla dell’operazione Asterix e del fatto che le cosche fossero a conoscenza delle indagini e avessero tentato di intervenire sull’operazione attraverso le entrature massoniche di Pantaleone Mancuso, alias “Vetrinetta”. «Confermo questa circostanza – dice Mantella – compreso l’intervento di Paolino Lo Bianco che dovette disturbare qualcuno della famiglia di Pantaleone Mancuso, alias “Vetrinetta” che aveva delle amicizie con il procuratore di Vibo ai tempi. Non so se è stato direttamente Mancuso (a intervenire, ndr) ma non a favore mio ma a favore di Carmelo Lo Bianco, di Paolino Lo Bianco, dei maggiori esponenti della cosca. Qualche canale funzionale a Ventrinetta si interessò in modo che tre o quattro persone di noi, i più adulti, potevamo salvarci e mandare in carcere i ragazzini. Poi non è stato possibile perché è stato riferito dalla fazione di Pantaleone Mancuso alias “Vetrinetta” che purtroppo non si poteva fare niente perché il procuratore si era messo in testa che l’operazione si doveva obbligatoriamente eseguire».
L’avvocato Sabatino contesta che Mantella in udienza non sapeva se ad occuparsi di questa storia fosse stato “Vetrinetta” o qualcuno vicino a lui mentre nel verbale illustrativo è stato categorico nel tirare in ballo direttamente Pantaleone Mancuso alias “Vetrinetta”.
«Io confermo che c’è stato l’intervento da parte del canale del canale di “Vetrinetta”».

«Io ricordo che stavo scappando con lei per fare il latitante»

Le tre ore di controesame scorrono senza troppi scossoni (a parte qualche battuta lasciata cadere qua e là) quasi fino alla fine. È proprio sulle ultime domande che deve intervenire il giudice Cavasino.
«Lei ha parlato del suo ricovero a Tropea a luglio 2011», chiede Sabatino il quale chiede lumi sui soggetti che lo bloccarono notificandogli l’ordinanza.
«Avvocato quella mattina eravamo insieme, alle sei di mattina, avvocato», replica Mantella.
Sabatino non reagisce: «Ricorda se c’era Taccone Mercurio?», chiede.
«Avvocato io ricordo che quella mattina c’era lei che mi era venuto a prendere per andare via. Non mi hanno dato il tesserino i carabinieri».
Interviene il giudice Cavasino: «Signor Mantella se non ricorda si limiti a dire non ricordo».
«Ma infatti io sto ricordando – dice Mantella – io stavo scappando con l’avvocato Francesco Sabatino. Non mi ricordo dei poliziotti, ricordo solo che stavo scappando con lei che mi era venuto a prendere. Io riportavo le imbasciate di Peppone Accorinti – Mantella alla fine è un fiume in piena – c’erano i carabinieri che ci hanno fermato. L’avvocato Sabatino elenca i nomi dei poliziotti, chiede se Mantella ricorda qualcuno di questi poliziotti che l’arrestarono. «Io il tesserino non lo ricordo avvocato – replica Mantella – io ricordo che stavo scappando con lei che mi stava portando via latitante». L’avvocato Sabatino non si scompone, non replica a questa versione della storia riportata da Mantella – un racconto sul quale non risulta vi siano riscontri – e prosegue con le domande.

Mantella e la “visione mariana”

L’ultima domanda verte su una frase di Mantella circa il suo pentimento in seguito alla “visione della Madonna”. Si è trattato di una battuta inopportuna che è stata strumentalizzata?, chiede l’avvocato.
«È stata una battuta inopportuna e per fortuna ci sono le registrazioni audio di ogni udienza».
L’avvocato insiste: «Lei scherzava ieri o il 7 marzo 2018 davanti al Tribunale di Vibo?». «Io non scherzo mai nei processi – replica il collaboratore – sono una persona estrosa e mi lascio andare alle battute». L’avvocato però non molla e legge la parte dell’udienza del 7 marzo 2018 nel quale Mantella risponde alle domande di un avvocato che gli chiede perché abbia deciso di collaborare a un mese dall’uscita dal carcere, se temeva per la sua incolumità fisica. Mantella replicò dicendo che si trattava di un «fatto di spirito» e anche perché avrebbe dovuto vendicare la morte di Francesco Scrugli. Il verbale termina con le parole «andavo in Chiesa, ho visto la Madonna e mi sono pentito». Tre pagine di verbale tese a screditare l’attendibilità del collaboratore. «Lei ha fatto tre pagine di verbale parlando di una apparizione mariana», dice Sabatino. Interviene l’opposizione del pm Antonio De Bernardo visto che Mantella aveva già risposto anche all’avvocato Diego Brancia su questo punto. Opposizione che incontra il favore del giudice Cavasino il quale ritiene che l’argomento sia stato chiarito dal collaboratore. Il controesame di Sabatino si sta per chiedere e si sta per passare alle domande dell’avvocato Giuseppe Arcuri. Sotto traccia Mantella commenta: «È un furbacchione». (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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