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Gratteri: «Non si risolve il problema degli impresentabili con la patente antimafia»

Il procuratore di Catanzaro: «La commissione si limita alle condanne. Ma i boss candidano prestanome». Nicaso: «La riforma porta all’improcedibilità»

Pubblicato il: 28/08/2021 – 14:03
Gratteri: «Non si risolve il problema degli impresentabili con la patente antimafia»

SCILLA «Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e il docente Antonio Nicaso, esperto di mafie e di criminalità organizzata, il secondo in collegamento da New York, hanno affrontato i temi di più stretta attualità e parlato del loro ultimo libro, “Non chiamateli eroi” durante la prima serata di “Sud e Futuri” a Scilla. L’iniziativa – si legge in una nota -, giunta alla sua terza edizione, è stata organizzata dalla Fondazione Magna Grecia e dall’Amministrazione comunale di Scilla. In piazza San Rocco sono intervenuti inoltre il presidente della Fondazione Magna Grecia Nino Foti e il sindaco di Scilla Pasqualino Ciccone, in un incontro moderato dai giornalisti Paola Bottero e Alessandro Russo. Il procuratore di Catanzaro, pungolato dalle domande di Paola Bottero, – continua la nota – è entrato a gamba tesa nel dibattito politico del momento legato alla “candidabilità” dei politici in lista per le prossime regionali.

«La Commissione si limita a chiedere condanne. Ma i boss candidano prestanome»

«La commissione antimafia si limita a chiedere alla procura se i candidati hanno condanne – ha affermato Gratteri – ma questo non risolve il problema. Non si candidano in prima persona i boss, ma giovani di bella apparenza e belle speranze sui quali non si può dire nulla. È chiaro, però, che diventano a tutti gli effetti dei prestanome. Non si risolve problema con la patente antimafia – ha detto ancora Gratteri – ma con la serietà della politica. Senza aspettare una eventuale condanna definitiva, si dovrebbe essere in grado sul piano morale ed etico di valutare se un candidato ha la statura e le competenze per fare progredire il territorio in cui si candida». L’intervento di Nicaso da New York: «La politica dovrebbe essere al servizio della gente e non dei centri di potere. E il governo Draghi non poteva non finire nell’analisi del procuratore di Catanzaro che non ha risparmiato nulla all’esecutivo. A partire dalla riforma del processo penale targata Cartabia. Il problema è l’improcedibilità. È chiaro che, con i tempi previsti per le condanne in appello e in Cassazione, si bloccheranno i processi e si finirà con il fare grande favore alle mafie e ai faccendieri».

«La crisi in Afghanistan una manna per il mercato della droga»

Anche la politica internazionale non è stata risparmiata dalle analisi di Nicaso e Gratteri – prosegue la nota – che si è soffermato anche sulla crisi in Afghanistan. «Siamo davanti a un fallimento della politica occidentale e degli Stati Uniti in particolare. E’ evidente che quanto fatto in Afghanistan non è servito a nulla. Adesso la nuova crisi farà arrivare molta eroina e tanti terroristi in Europa che oggi è diventata un grande supermercato, è la più grande piazza per fare business». Gratteri, però, su precisa domanda di Paola Bottero, esclude un suo impegno diretto in politica ancora una volta. «Sono felice del mio lavoro di procuratore a Catanzaro». Seppure con la politica continua ad avere a che fare nel senso dello sbattere i pugni per ottenere quanto dovuto. Come avvenuto per la realizzazione dell’aula bunker dove si sta celebrando il processo Rinascita-Scott. Nello spaccato, a volte crudo della stringente attualità, si è poi affiancato il racconto delle storie di “Non chiamateli eroi” affidate soprattutto al professore Nicaso. «Trent’anni fa morivano Falcone e Borsellino e oggi fa effetto scrivere i ritratti di chi si è ostinato a rimanere se stesso davanti alla ferocia della mafia, ad essere coerente con la propria onestà e le proprie idee a qualunque prezzo. Le mafie strumentalizzato i miti religiosi e della cavalleria per apparire quello che non sono. Non esistono uomini d’onore – ha concluso Nicaso – ma mafiosi vigliacchi che uccidono donne e bambini e sparano alle spalle».

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