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Le mani delle cosche su Isola Capo Rizzuto, chiesta in appello la conferma delle condanne

Invocata anche in appello la pena a 14 anni e 6 mesi per don Edoardo Scordio. Accumulate immense risorse per la “bacinella” della cosca Arena

Pubblicato il: 14/12/2021 – 13:36
di Alessia Truzzolillo
Le mani delle cosche su Isola Capo Rizzuto, chiesta in appello la conferma delle condanne

CATANZARO Il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Domenico Guarascio, applicato come sostituto procuratore generale, ha chiesto la conferma di tutte le condanne comminate in primo grado, con rito ordinario, nell’ambito del processo di secondo grado “Jonny” istruito contro le cosche di Isola Capo Rizzuto e il controllo asfissiante che avevano imposto sul territorio.
Chiesta la conferma della pena a 14 anni e 6 mesi di reclusione per don Edoardo Scordio, l’ex parroco nella chiesa di Santa Maria Assunta (o ad Nives) di Isola accusato – insieme al suo “figlioccio” (e governatore della confraternita Misericordie di Isola) Leonardo Sacco (condannato a 20 anni di reclusione nel processo d’appello proveniente dall’abbreviato) – di essere il gestore di fatto della confraternita Misericordia della città crotonese.
In primo grado il sacerdote era stato anche condannato a severe pene accessorie tra le quali la libertà vigilata per tre anni dopo lo sconto della pena, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione per 5 anni. Don Scordio dovrà risarcire le parti civili costituite quali la confraternita delle Misericordie di Calabria e Basilicata, la confederazione nazionale delle Misericordie. Insieme ad altri imputati è chiamato al risarcimento del Ministero dell’interno, dell’Agenzia delle Entrate, del Comune di Isola Capo Rizzuto, dell’associazione Libera, dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione.

Le Misericordie e lo sfruttamento dell’assistenza ai migranti

Attraverso la Misericordia, ente gestore dei servizi resi al centro di accoglienza dei migranti di Sant’Anna, Scordio e Sacco hanno accumulato immense risorse distratte in favore della bacinella della cosca. Sarebbero circa 32 i milioni di euro distratti dal loro uso, ossia l’assistenza ai migranti, e finiti nelle tasche del clan Arena grazie ai raggiri dei vertici della Misericordia. Tramite la confraternita le cosche acquisivano il controllo delle forniture e dei servizi inerenti l’assistenza ai migranti ospitati nel centro di accoglienza. I capitali ricevuti dalla Prefettura di Crotone quale compenso delle forniture e dei servizi resi venivano sottratti alla loro destinazione attraverso numerosi reati fiscali, il riciclaggio e  la malversazione, orditi tramite imprese mantenute dagli stessi soggetti nel corso degli anni, a prescindere dalle denominazioni commerciali via via succedutesi (ditte, insegne, vesti societarie e altro). Allo sfruttamento dell’emergenza migranti, grazie al parroco Scordio e con la connivenza della confraternita della Misericordia, erano legati anche i gestori del servizio mensa al Centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto: Domenico e Pasquale Poerio (condannati rispettivamente a 12 anni e 5 anni e 8 mesi), Aurora Cozza (5 anni e 7000 euro di multa), Maria Lanatà (6 anni, 6 mesi e 8.500 euro di multa).

Le richieste di condanna 

Nel dettaglio, il pm ha chiesto la conferma della condanna per: Fabrizio Arena, 7 anni e 15mila euro di multa; Pasquale Attianese, un anno, 11 mesi e 300 euro di multa; Francesco Cantore, 10 anni; Salvatore Colacchio, 10 anni, 6 mesi e 3000 euro di multa; Aurora Cozza, 5 anni e 7000 euro di multa; Luigi Gareri, 9 anni; Vincenzo Godano, un anno e 6 mesi e 350 euro di multa; Pasquale Gualtieri, 4 anni, un mese e 450 euro di multa; Maria Lanatà, 6 anni, 6 mesi e 8.500 euro di multa; Nicola Maiorino, 3 anni, 4 mesi e 500 euro di multa; Antonio Manfredi, 16 anni (in continuazione con la sentenza della Corte d’Appello del 17.12.2012); Tommaso Mercurio, 2 anni; Salvatore Pizzimenti, un anno e 6 mesi; Domenico Poerio, 12 anni; Pasquale Poerio, 5 anni e 8 mesi; Ercolino Raso, 7 anni; Luigi Rosario Sanzo, 4 anni; Antonio Saporito, 6 anni e 8 mesi; Edoardo Scordio, 14 anni e 6 mesi; Giuseppe Tipaldi, 4 anni; Luigi Ventura, un anno e 6 mesi.

Le mani su Isola

Una consorteria, quella di Isola, che aveva esteso tentacoli e potere in diversi settori economici della provincia di Crotone e nel territorio Catanzarese (in particolare a Roccelletta di Borgia dov’è attiva la cosca Catarisano). Dal controllo sui villaggi turistici, dove monopolizzavano, secondo l’accusa, le forniture di beni e servizi e decidendo anche nella selezione degli addetti ai lavori che venivano scelti fra persone indicate dai componenti della consorteria, la locale di Isola Capo Rizzuto, attraverso le famiglie Arena e Nicoscia, controllava il cuore del commercio e dell’impresa attraverso estorsioni, intimidazioni e spaccio di droga. Fra gli altri reati contestati il traffico di reperti archeologici trafugati e venduti attraverso il mercato clandestino. Nel collegio difensivo, tra gli altri, gli avvocati Tiziano Saporito, Armando Veneto, Gregorio Viscomi, Roberto Coscia, Mario Nigro, Pietro Pitari, Gianni Russano, Pino Napoli, Mario Prato, Pasquale Le Pera. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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