CORIGLIANO ROSSANO Oltre cinquecento ricoveri in poco più di un anno. È questo il dato che emerge dall’analisi effettuata da Giovanni Malomo, dirigente dell’Unità operativa complessa Pneumologia Covid dell’ospedale Giannettasio di Corigliano Rossano e coordinatore di tutti i reparti Covid dell’Asp di Cosenza.
Solo negli ultimi due mesi i posti letto occupati a Rossano sono stati più di cento e da un paio di giorni, lo spoke di Corigliano Rossano può contare su un’“arma” in più nella lotta al virus Sars-Cov-2: gli anticorpi monoclonali. La cura è stata somministrata già ad alcuni pazienti fragili, più a rischio ed all’inizio dell’infezione.
«Siamo partiti da poco con la somministrazione degli anticorpi monoclonali – spiega Giovanni Malomo ai microfoni de L’altro Corriere Tv – perché ci dovevamo strutturare. L’ospedale “Giannettasio” è l’unico in tutta l’Asp a curare con questa metodologia. Riceviamo pazienti fragili, quindi pazienti oncologici e con patologie complesse che hanno contratto il virus da pochi giorni e riusciamo con questa terapia a far sì che non divenga ingravescente, quindi che l’infezione non sfoci in una polmonite da trattare con altri mezzi. Più precocemente riusciremo a drenare i pazienti con gli anticorpi monoclonali e più facilmente non andranno incontro a polmoniti con compromissioni respiratorie».
Gli anticorpi monoclonali, però, non vengono somministrati a tutti i pazienti affetti dal virus. «Perché siano somministrati – spiega il primario del reparto Covid di Corigliano Rossano – il paziente deve rientrare in casi particolari: fragilità, età, alcune caratteristiche che sono da documentare con l’apertura di un day-hospital in cui vengono effettuati esami strumentali quali Tac, Emogas ed analisi ematochimiche, utili a documentare il caso e capire se rientra nei parametri Aifa».
Nei giorni scorsi ed anche questa mattina qualche polemica è stata sollevata dal personale medico e paramedico, trasferito dal “Giannettasio” in altri presidi, mandando – di conseguenza – in sofferenza il reparto Covid rossanese. La coperta, dunque, è sempre corta: si copre da una parte e si scopre dall’altra.
«A Rossano – specifica Malomo in proposito – è evidente la carenza di medici, infermieri e ausiliari, ma abbiamo i numeri per poter resistere. L’optimum, però, è un’altra cosa in questo momento di difficoltà oggettiva a reperire personale. Gli uffici amministrativi dell’Asp si stanno impegnando ma non tutti accettano di lavorare nei reparti Covid. Certamente va colmato il gap nelle piante organiche dei nuovi ospedali in apertura perché possano continuare a operare».
Il reparto Civid del presidio rossanese è a pieno regime da mesi. Attualmente i posti letto occupati sono 36: 10 in terapia sub intensiva – quasi tutti pazienti Novax – e 26 in area medica. «Da quando abbiamo aperto il reparto – rivela ancora Giovanni Malomo – abbiamo ricoverato 500 pazienti ed il dato fondamentale è che si tratta di ricoverati che al 98% provengono dall’area jonico e dalla città di Corigliano Rossano. Stiamo rendendo un importante servizio ad un territorio che conta oltre duecentomila abitanti. Mi auguro che alla fine del mese di febbraio calino i ricoveri, attualmente al top, ovvero 36 posti letto occupati su 36. Consideriamo di continuare a dimettere pazienti anche con l’ausilio della telemedicina che ci aiuta a fornire risposte immediate in un periodo di penuria di posti letto». In ogni caso, la via giusta è quella di «intercettare la patologia a domicilio, ricoverare il meno possibile, curare con gli anticorpi monoclonali, con la terapia domiciliare ed utilizzare la telemedicina per tenere questi pazienti a casa e per dimettere precocemente, perché i posti letto non bastano per tutti».
Il dottor Malomo, infatti, monitora in tempo reale dal suo smartphone tutti i parametri vitali di oltre un centinaio di pazienti in tutta l’Asp, Rsa comprese. Un lavoro complicato, insomma, di grande responsabilità e certamente coraggioso, al “fronte” contro il virus.
Intanto, infermieri e operatori socio-sanitari del pronto soccorso del “Giannettasio”, questa mattina hanno inviato una lettera al presidente della regione e commissario alla Sanità, Roberto Occhiuto, al commissario e al direttore dell’Asp di Cosenza, Vincenzo La Regina e Luigi Muraca, al direttore sanitario ed al direttore del Dipartimento di Emergenza Urgenza dello spoke di Corigliano Rossano, Pierluigi Carino e Natale Straface.
Il personale continua a manifestare grandi disagi, «gravi inottemperanze al pronto soccorso, locali non idonei, mancanza di tamponi, carenza di personale», evidenziando, quindi, un’«inefficienza generale».
Infermieri e oss sottolineano anche che rispetto ad un’altra missiva di questo tenore, inviata a fine dicembre scorso, non sia «cambiato nulla».
«Oggi – concludono – iniziano i trasferimenti del personale dal presidio ospedaliero di Rossano verso altre strutture annunciate di prossima riapertura. L’aspetto più triste è non aver ricevuto alcuna risposta o proposta. Ci ammaleremo tutti». (l.latella@corrierecal.it)
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