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Il fatto

Corigliano Rossano, sventata la più «classica» delle evasioni

Durante e Bellucci del Sappe: «Necessario il ripristino della legalità nelle carceri garantendo agli operatori standard di sicurezza adeguati»

Pubblicato il: 14/02/2022 – 19:10
Corigliano Rossano, sventata la più «classica» delle evasioni

CORIGLIANO ROSSANO Scene da film nel carcere di Rossano, dove tutto era pronto per la più classica delle evasioni, pensata e organizzata da un detenuto che aveva provveduto a tagliare le sbarre, successivamente messe a protezione della finestra della sua camera detentiva, per poi calarsi con le lenzuola che aveva abilmente intrecciate, al fine di renderle più resistenti, con all’estremità un gancio sottratto dal mobilio della sua stanza detentiva. Tutto era pronto e sarebbe stato realizzato nel momento più opportuno, ma per sua sfortuna gli agenti della polizia penitenziaria se ne sono accorti e, attraverso un’attenta operazione di polizia, hanno portato alla luce il tutto. È solo grazie alla polizia penitenziaria se ancora rimane un briciolo di sicurezza nelle carceri, nonostante l’ormai cronica carenza di personale che attanaglia il carcere di Rossano e tutti gli istituti d’Italia, la vigilanza dinamica con le stanze aperte, i malati psichiatrici è tanti altri problemi irrisolti. L’episodio lo raccontano Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto e Damiano Bellucci, segretario nazionale del Sappe, il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria.
«Sono numerose – affermano – le attività quotidianamente messe in atto dai poliziotti penitenziari, finalizzate a prevenire evasioni, suicidi, episodi di violenza, nei confronti di tutti gli operatori penitenziari che a vario titolo lavorano nelle carceri: polizia penitenziaria in primis, personale medico, educatori, psicologi, docenti.
I poliziotti del carcere di Corigliano-Rossano non sono nuovi ad interventi finalizzati al rinvenimento di sostanze stupefacenti, di telefoni cellulari, anche se ben occultati dai ristretti, a conferma del grande lavoro fatto dal personale in divisa che opera in un contesto complesso, legato alla diversità dei circuiti detentivi previsti».
«Speriamo – concludono Durante e Bellucci – che quest’ulteriore episodio, unito ai tanti altri degli ultimi giorni avvenuti nel resto d’Italia, convinca la ministra Cartabia ad adottare provvedimenti che tengano conto della necessità di ripristinare la legalità e la sicurezza nelle carceri, garantendo agli operatori, polizia penitenziaria in primis, standard di sicurezza lavorativi adeguati e in linea con le regole ordinamentali».

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