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Bcc del Crotonese, la banca con 791 soci «con precedenti di polizia»

Tra i clienti affiliati ai clan: c’era anche il conto della figlia del boss Grande Aracri. Le maglie larghe per diventare soci: «Non chiedevamo il casellario giudiziale o i carichi pendenti. Questi…

Pubblicato il: 15/02/2022 – 20:13
di Alessia Truzzolillo
Bcc del Crotonese, la banca con 791 soci «con precedenti di polizia»

CROTONE Nella “pancia” della Banca di credito cooperativo del Crotonese gli investigatori della Guardia di finanza di Crotone, coordinato dalla Dda di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri, hanno trovato, quali soci, diversi esponenti della criminalità organizzata. Settecentonovantuno soci, su 2.532, con precedenti di polizia giudiziaria. Di questi, 22 «persone fisiche e giuridiche, a vario titolo coinvolti direttamente (o indirettamente) in indagini contro la criminalità organizzata di stampo mafioso», scrivono i giudici del Tribunale di Catanzaro, misure di prevenzione, che hanno decretato che la Bcc venga governata dagli amministratori giudiziari.
Secondo i giudici –  Arianna Roccia presidente, Sara Merlini e Sara Mazzotta a latere – la Procura di Catanzaro ha chiesto la misura cautelare dell’amministrazione giudiziaria perché «spiccano sufficienti indizi tali da ritenere che La Bcc del Crotonese sia esposta, oggi come ieri, a rilevanti fenomeni di agevolazione e condizionamento della criminalità organizzata».
I soci che la Bcc si trova in “pancia” «appartenenti alla criminalità organizzata di stampo mafioso o coinvolti, direttamente o indirettamente, in indagini di criminalità organizzata, o comunque aventi precedenti di polizia per reati previsti dall‘art, 34 (codice antimafia, ndr), oltre ad esprimere un evidente grado di permeabili», ha permesso di rilevare che tali soci «hanno beneficiato delle forme di agevolazione che la banca riconosce ai propri soci, consentendo di reperire risorse finanziarie impiegabili nell’attività illecita ma anche gli strumenti bancari necessari per operare nel mercato»; «partecipano alla vita sociale della banca, attraverso l’espressione del consenso sulla elezione degli organi sociali (che, per le società cooperative, si ricorda, avviene secondo il principio del “voto capitario”)».

La cesura col passato chiesta da Banca d’Italia ma ignorata dalla Bcc

Inoltre, dalle indagini della Banca d’Italia sono emerse problematiche dei presidi antiriciclaggio della Bcc che, in concreto, hanno consentito l’agevolazione di clienti e soci coinvolti, anche indirettamente, in vicende di criminalità organizzata. Problemi talmente macroscopici da indurre la Banca d’Italia a richiede una forte discontinuità amministrativa rispetto al passato, cosa che non è avvenuta. Nessuna cesura si è verificata, infatti, con precedenti esponenti aziendali – rileva la Dda di Catanzaro – «con l‘aggravante che “figure storiche” della banca dal censurabile profilo, ossia l’ex presidente (deceduto a settembre 2021, ndr) Ottavio Rizzuto (arrestato per concorso esterno in associazione mafioso) e Vincenzo Mungo (parente di noti appartenenti al clan di ‘ndrangheta Arena), hanno continuato e continuano ad esercitare la loro influenza, curando i propri interessi nell’istituto».
Altra richiesta trasgredita è stata l’auspicata discontinuità rispetto al passato sul fronte dell’antiriciclaggio «poiché, a fronte di un avvicendamento “formale”, il vecchio responsabile Pierpaolo Caligiuri continua ad esercitare il suo ruolo», rileva la Procura di Catanzaro.
Dunque, alla base delle richieste della distrettuale antimafia ci sono, scrivono i giudici, «da un lato, una serie di elementi ritenuti esponenziali dell’agevolazione posta in essere dalle società in favore di esponenti della ‘ndrangheta e, dall’altro, ulteriori condotte poste in essere in favore di soggetti a vario titolo coinvolti direttamente (o indirettamente) in indagini contro la criminalità organizzata di stampo mafioso o, comunque, aventi precedenti di polizia per reati previsti» dal codice antimafia.

Le maglie larghe per l’ammissione dei soci

Significative sono anche le dichiarazioni di uno dei funzionari della Bcc del Crotonese il quale, sentito a gennaio 2020, racconta quali sono i requisiti per l’ammissione dei soci. «Quanto riguarda i requisiti richiesti per la ammissione a socio, occorre che i soci risiedano in uno dei comuni di competenza della banca; in precedenza, se non c’era il casellario giudiziale o i carichi pendenti dell’aspirante, non portavamo neppure i documenti all’attenzione del consiglio di amministrazione, successivamente ma non ricordo da quanta tempo, non li abbiamo più richiesti, e sono stati acquisiti solo quelli spontaneamente esibiti. Non li abbiamo più richiesti per questioni legate alla tutela della privacy. L’esclusione dei soci avviene per perdita dei requisiti previsti da statuto; per quanto concerne la Bcc del Crotonese, le uniche motivazioni che hanno condotto alla esclusione dei soci sono il trasferimento di residenza del socio in un comune di non competenza della banca, oppure il sorgere di situazioni di contenzioso con la banca stessa. Nel caso in cui un socio fosse colpito da un provvedimento dell’autorità giudiziaria, non veniva escluso dalla compagine societaria sin quando non si esaurivano tutti i gradi di giudizio e la condanna non diveniva definitiva: non ricordo ipotesi di esclusione di soci per provvedimenti dell’autorità giudiziaria, nemmeno in caso di condanna definitiva».

Il caso Maiolo

In tal senso viene riportato come caso emblematico quello relativo a Giovanni Maiolo il quale è stato coinvolto nell’operazione “Jonny” della Dda di Catanzaro. Maiolo, risulta dai riscontri, è nipote (figlio della sorella) del boss ‘ndranghetistico Nicola Arena classe ’37, nonché cugino di Pasquale Arena, classe ’53 e Nicola Arena classe ’64. Vieppiù la società Veda snc di Fabiola Ventura & C., pur essendo formalmente posseduta ed amministrata dai coniugi Giovanni Maiolo e Fabiola Ventura (oltre i periodi in cui è stata sottoposta a vincolo giudiziario), è risultata essere direttamente riconducibile a Pasquale Arena classe ’53».
Accade che il responsabile dell’ufficio legale della banca abbia chiamato Pierpaolo Caligiuri «per avere disposizioni in relazione all’eventuale chiusura dei rapporti» col cliente Maiolo. Il risultato sarà che il responsabile dell’area legale si becca una ramanzina da Caligiuri. È lo stesso Caligiuri che lo racconta subito dopo a un collega.
«Immediatamente dopo la conversazione – riportano le indagini –, Pierpaolo Caligiuri chiama Luigi Aceto, responsabile (“sulla carta”, come si chiarirà meglio nel prosieguo) della funzione antiriciclaggio della banca e lo informa di quanto appena appreso».
Caligiuri narra di «aver rimproverato aspramente» il responsabile dell’area legale «poiché, a suo dire, il cliente Giovanni Maiolo è soggetto noto in seno all’istituto, atteso che è stato direttamente coinvolto nell’operazione di polizia Jonny (addirittura afferma che proprio il nome dell’operazione deriva dal fatto che Giovanni Maiolo è stato temporaneamente in America) essendo l’autista del “boss” nonché coinvolto nella costruzione del parco eolico denominato Wind Farm».

La paura di chiudere il conto del pluricondannato

In seguito all’operazione Jonny vengono registrati 53 nominativi «per cui risultano rapporti in essere presso la Bcc del Crotonese, dei quali 25 già censiti a rischio alto». E la banca come reagisce? «L’unica iniziativa intrapresa dalla banca è state quella di innalzargli rischio, senza nessuna altra attività volta a tutelare l’istituto».
Nessuna reazione da parte della Bcc nemmeno nei confronti della posizione di Franco Pugliese nei cui confronti emerge che «è stato plurisegnalato, pluricondannato ed è sorvegliato speciale; in particolare risulta gravato da pregiudizi penali per associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, usura, voto di scambio politico/mafioso e traffico di sostanze stupefacenti. Diverse indagini giudiziarie, tra tutte l’operazione “Jonny”, lo collocano quale esponente di spicco della cosca “Arena”: il legame con la cosca Arena deriva non solo dalla sua affiliazione, ma è consolidato anche dal legame di parentela (suocero/genero) che Io unisce al boss Fabrizio Arena, nato a Crotone il 3 agosto 1980 (che ha assunto le redini dell’omonima cosa di ’ndrangheta a seguito dell’omicidio del padre Carmine Arena classe ‘59, ucciso il 2 ottobre 2004); infatti Fabrizio Arena ha sposato la figlia di Franco Pugliese».
Dalle conversazioni intercettate emerge come la banca «fosse perfettamente a conoscenza della caratura criminale del Pugliese e che, peraltro, anche la capogruppo Iccrea aveva chiesto chiarimenti sull’operatività bancaria del medesimo. Ciononostante, il conto di Franco Pugliese risultava tuttora aperto presso la Bcc del Crotonese, molto probabilmente anche per il timore di ritorsioni».

Il conto di Elisabetta Grande Aracri

Quando dall’operazione antimafia Farmabusiness vengono fuori i nomi di Elisabetta Grande Aracri, figlia del boss Nicolino, e di Gaetano Le Rose, entrambi tratti in arresto, alla “scoperta” della presenza di Elisabetta Grande Aracri tra i clienti della banca, peraltro con profilo antiriciclaggio “irrilevante”, «i vari funzionari tentano di avvalorare la rispettiva mancanza di responsabilità per quanto accaduto». Il presidente Pierfilippo Verzano afferma: «… vedo tra i documenti che, noi c’abbiamo a Cutro la figlia del boss Grande Aracri… che fino a novembre a rischio irrilevante antiriciclaggio… ma come è possibile una cosa del genere?». Pierpaolo Caligiuri risponde: «eeeeeh è possìbile… è scappato… non lo sapevo che…. eeehh presidè…, comunque la movimentazione del conto, ti voglio dire.., non serve a un cazzo dirtelo questo, la movimentazione del conto è irrilevante quindi no non ci sono problemi… però purtroppo pure io che ero…». Ma secondo i brogliacci dell’inchiesta: «Il legame di parentela tra Elisabetta Grande Aracri ed il padre Nicolino era già noto alla banca, che da tempo aveva dunque l’opportunità di chiudere i rapporti o, quantomeno, di elevare il suo profilo di rischio antiriciclaggio proprio in virtù dell’appartenenza familiare». (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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