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«Italia, bomba sociale. A rischio 500mila aziende»

Si è già discusso molto sulla crisi dell’intero tessuto economico italiano, che negli ultimi due anni è stato messo a dura prova dalla Pandemia e dalle restrizioni indotte dalle stessa, ma ancora …

Pubblicato il: 10/03/2022 – 8:51
di Anna Maria De Rose*
«Italia, bomba sociale. A rischio 500mila aziende»

Si è già discusso molto sulla crisi dell’intero tessuto economico italiano, che negli ultimi due anni è stato messo a dura prova dalla Pandemia e dalle restrizioni indotte dalle stessa, ma ancora troppo poco sul colpo di grazia che spazzerà via migliaia di Pmi che è la “tempesta perfetta” alla quale stiamo assistendo negli ultimi mesi.
Ci si riferisce in particolar modo all’aumento vertiginoso delle materie prime in tutti i settori produttivi, che va dal caro carburanti al caro dell’energia per passare attraverso il caro dei fertilizzanti e scarsità di materie prime in agricoltura dovute alla guerra in Ucraina. A tutto questo va ad aggiungersi la scadenza del termine della sospensione delle moratorie concesse alle imprese ed alle famiglie causa Covid su mutui e leasing, e il mancato pagamento delle rate della rottamazione che pone già a rischio fallimento circa 500mila aziende.
A soffrire dell’attuale situazione sono infatti tutti i settori produttivi, contrariamente alla crisi scatenata dalla Pandemia che aveva coinvolto “solamente” alcune categorie quali il canale Ho.Re.Ca ad esempio, e che aveva lasciato sul selciato, già agonizzanti, migliaia di imprese.
Si sono aggiunte infatti negli ultimi mesi migliaia di aziende operanti nel settore dei trasporti e della logistica, nel settore della pesca, in agricoltura, nel turismo, nonché le imprese sociali operanti nel Terzo Settore che a fronte di ricavi bloccati per convenzioni con Enti Pubblici si ritrovano triplicati i prezzi dei servizi e sono in forte affanno.
Tutte le Pmi quindi si ritrovano strette in una morsa che le stritola, fatta da un lato dall’aumento vertiginoso dei prezzi e dei servizi dall’altro dal ripristino delle rate dei leasing e dei mutui, che se non pagate spingono le stesse ad essere segnalate in quelle che sono le spirali mortali per le aziende e cioè Centrale dei Rischi (CR) e Crif, due banche dati che decidono di fatto la morte o la sopravvivenza di un’azienda, poiché ricordiamo che essere considerati dalle stesse “cattivi pagatori” ti nega l’accesso a qualunque forma di credito o sovvenzione futura.
A tutto ciò il Governo non ha pensato come porre rimedio cercando esclusivamente di risolvere il rincaro dei prezzi, ma il problema vero è il mancato futuro accesso al credito, che sarà inibito a migliaia di aziende alle quali non resterà altro che dichiarare fallimento lasciando per strada migliaia di lavoratori che si riverseranno nel sistema del welfare italiano e regionale che non si sa se ad oggi sarà in grado di reggere l’onda d’urto.
Quali soluzioni adottare allora?
Innanzitutto la sospensione e il congelamento dell’iscrizione in Crif delle aziende e persone fisiche segnalate per mancato pagamento di Leasing e prestiti negli ultimi due anni, per un periodo da protrarsi almeno sino al 2024 per dare il tempo alle stesse di rimettersi in bonis, quale seconda priorità riapertura e rimodulazione di tutte le rateizzazioni in essere con termine per le riproposte sino a giugno 2022, concedendo maggiori dilazioni al fine di consentire a tutti di rimettersi in pari con le scadenze e ricominciare serenamente a pagare. Diversamente prepariamoci ad un lungo periodo di crisi sociale dal quale sarà difficilissima la ripresa.

*Responsabile Nazionale CICAS Terzo Settore e Finanza Agevolata

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