CATANZARO Si avvia a conclusione il procedimento in corso in Corte d’assise d’Appello a Catanzaro (Presidente Caterina Capitò; a latere Domenico Commodaro) sulla morte di Francesco Marincolo alias “U Biondo”, ucciso a colpi di pistola la mattina del 28 luglio del 2004, a Cosenza. Il delitto venne firmato da Michele Bruni (deceduto) che vendicò la morte del padre ucciso anni prima davanti al carcere. Al termine del processo celebrato con rito abbreviato, sono stati condannati all’ergastolo i presunti complici dell’ex boss cosentino: Umile Miceli, Giovanni Abbruzzese, Carlo Lamanna e Mario Attanasio. Dieci gli anni di carcere inflitti ai collaboratori di giustizia Adolfo Foggetti e Daniele Lamanna.
Nel corso dell’ultima udienza, l’avvocato difensore di Mario Attanasio, l’avvocato Luca Acciardi, ha discusso in merito alla posizione del suo assistito. Al termine dell’arringa, i giudici hanno rinviato la discussione degli altri avvocati del collegio difensivo. Ad Aprile, invece, è prevista la lettura della sentenza.
Il procuratore generale Marzia Maffei aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado con la quale tutti gli imputati dell’omicidio di Francesco Mariconolo erano stati condannati alla pena dell’ergastolo.
Le ricostruzioni investigative e le dichiarazioni dei pentiti Adolfo Foggetti e Daniele Lamanna, avrebbero consentito di accertare che ad esplodere i colpi mortali nei confronti di Marincolo, al momento dell’agguato a bordo della propria auto in via Lazio a Cosenza, fu Michele Bruni in sella ad una moto (risultata rubata) e guidata da Carlo Lamanna. Sull’auto della vittima, al momento dell’omicidio, si trovava, anche Adriano Moretti (cognato del boss Gianfranco Ruà) raggiunto da alcuni colpi di arma da fuoco. L’omicidio Marincolo, pose fine alla sanguinosa guerra di mafia combattuta a Cosenza tra il 1999 ed il 2000, fra i clan Lanzino-Cicero e il gruppo dei Bruni “Bella Bella”. All’agguato mortale, firmato con il sangue, seguì la pax mafiosa stipulata tra i gruppi della mala cosentina: una stretta di mano che favorì l’equa spartizione dei proventi delle attività illecite. (f.b.)
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