REGGIO CALABRIA Sulla sanità calabrese nessuno tocca palla, eccezion fatta per il governatore-commissario Roberto Occhiuto e, in parte, per la maggioranza di centrodestra. Si infrange già in terza Commissione del Consiglio regionale la proposta di riorganizzazione del sistema sanitario presentata dal capogruppo di DeMa, Ferdinando Laghi. Proposta affossata in poco più di una mezzora, minuto più minuto meno. L’organismo presieduto da Michele Comito, di Forza Italia, ha infatti espresso parere contrario al testo normativo a maggioranza nel corso della seduta che si è tenuta oggi a Palazzo Campanella: a determinare lo stop – per la verità previsto e prevedibile – da parte della Terza – le perplessità sollevate dai banchi del centrodestra sulla compatibilità della proposta di legge con le prerogative del commissario della sanità ma anche sull’assenza di un percorso condiviso.
La proposta di legge di Laghi, che parte dall’assunto del sostanziale fallimento dell’assetto del servizio sanitario regionale avvenuto con la famosa/famigerata riforma nottura nel 2007, tende – si legge nella reiezione illustrativa – «ad armonizzare l’articolazione delle aziende sanitarie territoriali del Ssr della Calabria, rendendo le stesse quanto più rispondenti ed omogenee ai fabbisogni di salute delle comunità locali». Nel dettaglio, il testo è finalizzato alla creazione di 11 Aziende sanitarie locali «concepite sulla base dell’omogeneità oro-geografica, diagnostico-terapeutica, epidemiologica, d’integrazione e di coordinamento». Inoltre si dispone che «le Aziende ospedaliere sono articolate in una Zona Nord, facente capo all’Azienda Ospedaliera, con sede in Cosenza, coincidente con l’ambito territoriale della Provincia di Cosenza; in una Zona Centro, facente capo all’Azienda ospedaliera universitaria “Renato Dulbecco”, con sede in Catanzaro, coincidente con gli ambiti territoriali delle Province di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia; in una Zona Sud, facente capo all’Azienda ospedaliera – Grande Ospedale Metropolitano (Gom), coincidente con l’ambito territoriale della Provincia di Reggio Calabria». La riforma Laghi inoltre intende dare ai sindaci maggiore centralità in materia sanitaria. Non è un testo a invarianza finanziaria, nel senso che si prevede una spesa di 850mila euro per il 2022 e di oltre 1,1 milioni nei due anni successivi.
Nella seduta odierna della Commissione emerge fin da subito la sensazione che la riforma Laghi è destinata a non fare passi avanti. Comito – si ricava dal resoconto di seduta – avverte che «sulle proposizioni e ricezione di leggi in materia sanitaria possano esserci perplessità». Il capogruppo regionale di Fratelli d’Italia, Giuseppe Neri, aggiunge: «La legge così come è stata formulata non può promanare da un consigliere regionale, servirebbe maggior condivisione, al netto del piano di rientro e delle competenze del commissario ad acta. Lo spirito della legge può essere condiviso, l’iter non è condivisibile e la proposta avrebbe potuto anche non essere inserita all’esame della Commissione». Anche la capogruppo della Lega, Simona Loizzo, concorda: «La sanità è soggetta al commissariamento ed esistono dei vincoli. I provvedimenti di questo genere non vengano inseriti in discussione». Laghi – si ricava sempre dal resoconto di seduta – non ci sta e controbatte, spiegando che «il comportamento del Consiglio deve essere improntato alla omogeneità, per cui, sull’impedimento alla ricevibilità di alcune leggi il comportamento deve essere uniforme (il riferimento è alla legge sulla’”Azienda Zero” voluta da Occhiuto, che è filata via liscia…, ndr)»: il capogruppo di DeMa ribadisce la bontà della sua proposta, della quale – rimarca Laghi – «il presidente Occhiuto è stato messo a conoscenza» e chiede e auspica che la proposta «sia valutata nel merito». Ma c’è poco da fare, i numeri sono quelli che sono e la Terza esprime parere contrario a maggioranza. (c. a.)
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