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la riflessione

Primo maggio, Cavallaro: «Siamo un Paese dove non si fanno più figli e i giovani faticano»

Il segretario generale Cisal: «In queste condizioni festeggiare il lavoro rischia di essere un controsenso, ma è necessario farlo»

Pubblicato il: 01/05/2022 – 9:37
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Primo maggio, Cavallaro: «Siamo un Paese dove non si fanno più figli e i giovani faticano»

CATANZARO «È un altro 1 maggio particolare, che viviamo con la tristezza nel cuore per ciò che sta avvenendo in Ucraina, la pesantezza di più di due anni di pandemia ed i tanti punti interrogativi legati al nostro futuro e a quello dei nostri cari. In un Paese, l’Italia, in cui muoiono più di tre persone al giorno sul lavoro, in cui la precarietà dilaga ed i salari sono tra i più bassi ed i più tassati d’Europa. In un Paese in cui non si fanno più figli perché i giovani faticano sempre di più ad entrare nel mondo del lavoro anche a causa di politiche errate in materia previdenziale. In un Paese in cui la politica appare smarrita e prigioniera di schemi che portano a mettere solo toppe e non a trovare soluzioni pragmatiche tali da sciogliere i nodi nel tempo creati. In un Paese così festeggiare il lavoro rischia di essere un controsenso, ma è necessario farlo. Per riflettere, richiamare le lotte di ieri e portare avanti quelle di oggi. Gridare forte ciò che non va. Con speranza e coraggio. Per ottenere diritti e condizioni migliori di lavoro, di giustizia sociale, di vita, in un Paese, l’Italia, che la Costituzione definisce solennemente “una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Condizione di libertà, di dignità, di unità. Buon Primo Maggio».

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