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Lamezia e il caso Cantina sociale. «Eccesso di potere e atti illegittimi» – VIDEO

Conferenza stampa di Pd, M5S e Lamezia Bene Comune. «Motivazioni ostative e violazioni di legge ma ignorate da tutti»

Pubblicato il: 08/06/2022 – 18:18
di Giorgio Curcio
Lamezia e il caso Cantina sociale. «Eccesso di potere e atti illegittimi» – VIDEO

LAMEZIA TERME Motivazioni ostative, atti illegittimi. E poi eccesso di potere e violazione di legge con atti contraddittori. Sono tutti gli elementi di una storia tanto assurda quanto ricca di misteri e colpi di scena messi in fila nel corso della conferenza stampa organizzata questa mattina, a Lamezia Terme, da Pd, Cinque Stelle e Lamezia Bene Comune nel corso della quale hanno chiesto la revoca.

L’ex Cantina sociale

Il caso è quello che riguarda l’ex Cantina sociale di Lamezia Terme, edificio storico ormai abbattuto per far spazio ad una nuova struttura, ma sulla quale pendono tuttora troppi interrogativi. Nel corso dei loro interventi, Rosario Piccioni, Gennaro Masi e Giuseppe D’Ippolito hanno sciorinato dati, ricostruito la vicenda e messo in luce quelli che sono i punti più critici della storia, a cominciare dal rilascio del permesso a costruire dello scorso 17 dicembre 2021, toccando uno per uno tutti i punti che il Corriere della Calabria era riuscito ad anticipare già nei giorni scorsi. Tante le vicende quanto meno discutibili: c’è la figura del progettista, l’ingegnere Pietro Gallo, consigliere comunale e capogruppo di Fratelli d’Italia, poi la natura del progetto presentato dall’amministratore unico della “Società A.C. 1931 srl”, Armando Curto e che sin dal principio riguardava prima l’intervento di demolizione e ricostruzione della cantina, poi il parziale cambio di destinazione d’uso, seguendo la norma in vigore e che consentiva di non modificarla oltre il 50% dell’edificio, da opificio industriale a commerciale.

I punti critici

Nel corso della conferenza stampa sono diversi i punti messi a fuoco: dalla corrispondenza tra i dirigenti del Comune di Lamezia e la Regione, dall’applicazione quanto meno controversa di alcune normative, fino al totale disinteresse dell’amministrazione Mascaro. «Un’amministrazione e un dirigente serio – ha sottolineato Gennaro Masi in conferenza stampa – tenuto conto del valore della struttura, della ricaduta che avrebbe potuto avere considerata l’attenzione dell’antimafia, quanto meno avrebbe potuto fornirsi di un parere legale». Punto saliente per Rosario Piccioni, invece, è il momento del rilascio del permesso di costruire: «Questo permesso di costruire si basa sulla teoria che è quella dell’ufficio tecnico e del dirigente secondo la quale una norma transitoria, addirittura del 2012, si applicherebbe come norma transitoria a tutte le leggi di modifica successive. Una cosa che in diritto non esiste affatto». Netto, infine, il giudizio di D’Ippolito: «L’istanza di annullamento in autotutela – ha sottolineato – apre a tutti gli effetti un procedimento amministrativo che deve assolutamente concludersi con una pronuncia da parte dell’amministrazione. E se non dovesse arrivare, avremmo già una violazione contestabile, poi questo darebbe adito ad altri tipi di valutazione che, per il ruolo che ricopro in parlamento, sto già facendo con ulteriori iniziative in ambito parlamentare». «In realtà quelle che erano le preoccupazioni nate in occasione dell’accesso antimafia, sono rimaste tale e quali. Quindi – ha spiegato D’Ippolito – questa amministrazione, dobbiamo dire, non ha fatto tesoro di nessun dato pregresso. Se si vogliono superare le criticità, si parte dall’analisi dei punti critici che si devono però superare in meglio, non tornando indietro nella storia». (redazione@corrierecal.it)

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