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«In che condizioni versa il diritto all’aborto alle nostre latitudini? »

Come tristemente noto, l’unico medico non obiettore dell’ospedale Annunziata si è dimesso. Le conseguenze sono gravissime e riguardano le donne di tutta la provincia di Cosenza, e anche della Cala…

Pubblicato il: 20/07/2022 – 22:45
di Centro Antiviolenza Roberta Lanzino
«In che condizioni versa il diritto all’aborto alle nostre latitudini? »

Come tristemente noto, l’unico medico non obiettore dell’ospedale Annunziata si è dimesso. Le conseguenze sono gravissime e riguardano le donne di tutta la provincia di Cosenza, e anche della Calabria. Poco tempo fa un coro unanime di sdegno si è alzato da ogni angolo del Paese per la pronuncia della corte suprema statunitense che, di fatto, ha negato il diritto all’aborto, ma noi calabresi ci siamo mai chiesti in che condizioni versa il diritto all’aborto alle nostre latitudini? Fino a qualche giorno fa era possibile sottoporsi a una interruzione volontaria di gravidanza (Ivg), sia farmacologica che chirurgica, presso l’Annunziata di Cosenza, ora l’unico presidio in provincia è l’ospedale di Castrovillari, il quale effettua esclusivamente interruzioni chirurgiche, il che sta a significare maggiori rischi per la salute, maggiore invasività ed impatto fisico, in alcuni casi anche psicologico sulle donne (spesso anche minorenni). Per ricorrere al metodo farmacologico bisogna invece rivolgersi, all’ospedale di Lamezia, chilometri di distanza se consideriamo quanto l’area della nostra provincia sia vasta. In questa situazione quanto possono durare due soli presidi prima di soccombere dietro alle richieste che vi si riverseranno? Quanto sarà pericoloso per le donne che inevitabilmente si troveranno in lunghe liste di attesa, incompatibili coi tempi richiesti per l’Ivg? L’unica risposta a questa situazione drammatica non può che essere una presa di posizione netta degli organi deputati alla gestione della sanità calabrese. A mezzo secolo dalla legge 194, in Calabria ci ritroviamo ancora a fare i conti con inadeguatezza delle strutture, mancanza di personale, totale indifferenza verso la libertà e prima ancora la salute delle donne, che in teoria sarebbe un diritto inviolabile ma in nome delle altrui personalissime coscienze o convenienze, viene ripetutamente messo in pericolo e non rispettato. Ci aspettiamo che gli organi politici si ricordino che la salute delle donne non è un lusso o un privilegio sacrificabile e che le scelte di tutte noi non possono essere plasmate dall’indifferenza di chi è chiamato dalla legge a tutelarle. L’esistenza di una legge di per se è carta straccia se l’atteggiamento di chi è chiamato ad applicarla si presenta omissivo e silente difronte a casi così gravi, perciò chiediamo al Presidente della Regione, all’assessore alla sanità, al direttore sanitario dell’Asp di Cosenza, al direttore dell’AO Annunziata e al primario di Ginecologia e Ostetricia di poterci incontrare, per poter affrontare insieme un tema da troppo tempo trascurato. Chiederemo innanzitutto, sulla scia delle nuove assunzioni in campo sanitario già annunciate, di provvedere alla stesura di bandi per il personale medico e paramedico di ginecologia e ostetricia, contenente come imprescindibile requisito l’essere non obiettore e restare tale per tutta la durata del rapporto lavorativo. Chiederemo di potenziare e implementare i servizi dedicati all’Ivg, migliorando le condizioni ambientali e igieniche e garantendo alle donne un’assistenza completa e sicura. Chiederemo di introdurre in tutti i presidi dedicati l’aborto farmacologico che rappresenta ad oggi un metodo più sicuro per la salute delle donne. Nell’attesa che l’attenzione politica si svegli, facciamo appello all’attenzione della società calabrese tutta e alle donne che in questo momento pagano il prezzo di scelte altrui vogliamo dire che non sono sole Fem.In. Cosentine in lotta mette a disposizione un servizio di assistenza alle donne che hanno bisogno di informazioni su Ivg.

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