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l’intervista

Monsignor Parisi, il messaggio alla Chiesa lametina: «Abbiate uno sguardo profetico e propositivo»

A due mesi dalla nomina, il vescovo di Lamezia Terme invita i fedeli a «non cedere allo scoraggiamento ed al pessimismo cronico»

Pubblicato il: 09/09/2022 – 9:33
Monsignor Parisi, il messaggio alla Chiesa lametina: «Abbiate uno sguardo profetico e propositivo»

LAMEZIA TERME Sono trascorsi appena due mesi dalla nomina a Vescovo di Lamezia Terme di monsignor Serafino Parisi. Settimane scandite da incontri “ufficiali” come, ad esempio, con le aggregazioni laicali, con i direttori degli Uffici di Pastorale, con i responsabili della Caritas Diocesana, con tutto il clero con cui ha vissuto un momento di confronto e di preghiera comunitari in occasione del primo ritiro svoltosi sotto la sua guida, cui è seguito il ritiro ad hoc con il clero più giovane. «Non voglio collaboratori – ha detto il Vescovo in più occasioni – ma persone corresponsabili perché corresponsabilità significa sentirsi parte dello stesso progetto vissuto come missione e come servizio».

«Una Chiesa di talenti»

«La Chiesa di Lamezia non mi era del tutto sconosciuta», sostiene il Vescovo in una intervista realizzata da Saveria Gigliotti. «In passato ho avuto modo di approcciarmi in parte a questa realtà esercitando il mio ministero di predicazione tanto a livello diocesano quanto in occasione di diversi incontri tenuti in singole comunità parrocchiali. Nei due mesi appena trascorsi tuttavia il mio sguardo è stato animato da un’attenzione del tutto nuova, da sentimenti di curiosità e di stupore verso ogni singola realtà che in questo tempo ho avuto il dono di visitare, in modo “ufficiale” e non. La stessa disponibilità con cui mi sono messo in ascolto dei numerosi gruppi finora incontrati dentro e fuori dall’Episcopio. E’ una Chiesa piena di talenti, di opportunità, di risorse umane e – cosa non scontata – anche di numerosi luoghi fruibili, dislocati in lungo e in largo per tutto il territorio della nostra Diocesi. Una comunità – bisogna dirlo – benedetta da numerosi sacerdoti. Un segno, questo, della presenza di un popolo orante e animato da grande fede e per questo ascoltato dal Signore» continua il Vescovo. Che aggiunge: «L’idea che mi sovviene ancora è quella di una Chiesa che riflette nel cuore del suo popolo quelle qualità di cui in modo particolare gode il territorio geografico su cui insiste. Un territorio – proseguendo con la stessa immagine – rigoglioso, tenace e generoso che spesso tuttavia riserva bellezze ancora nascoste, da valorizzate appieno, o che risentono talvolta di uno sguardo che cede al pessimismo ed al vittimismo e poco spazio concede alla profezia. Mi sento di aggiungere ancora una cosa. La peculiare centralità che la Piana lametina riveste nel panorama regionale, investe anche la nostra Diocesi della particolare vocazione di essere un crocevia per molte attività ecclesiali che coinvolgono fedeli di tutta la Calabria. Si tratta di una vocazione che mi auguro possa essere sempre più nutrita con l’aiuto generoso di tutti i fedeli lametini, sacerdoti e laici insieme».

Il senso di comunione

«Nelle nostre comunità – parrocchiali e diocesana – siamo invitati a riscoprire con serietà che vivere la comunione non vuol dire solo condividere degli spazi o delle attività, ma piuttosto riscoprirci tutti destinatari e depositari dell’amore di Dio, sostenuti dall’ascolto della sua Parola e accompagnati dalla Tradizione della sua Chiesa. Distrugge ogni sforzo nella costruzione della vera comunione l’illusione di poter fare da soli e meglio senza gli altri. Essere “protagonisti” della vita ecclesiale non è solo per alcuni, non è soltanto di chi ha ricevuto una vocazione particolare o esercita il ministero ordinato. La partecipazione ci stimola a riflettere sul fatto che ciascuno di noi, come battezzato, riceve dei doni dallo Spirito Santo; doni che – proprio come i talenti della parabola – non sono dati per essere sotterrati, ma perché ci permettano di servirci l’un l’altro con amore. Discernere la volontà di Dio sulla sua Chiesa – da quella particolare a quella universale – necessita dunque dell’apporto di tutti, nessuno escluso. È in questa linea che, parlando al clero nel primo ritiro, ho sottolineato il mio desiderio di poter contare non semplicemente su collaboratori, ma su corresponsabili che si sentano cioè parte dello stesso progetto vissuto come missione e come servizio, pronti a condividere le gioie ma anche a portare gli uni i pesi degli altri», sostiene monsignor Parisi.

L’attenzione alla comunità

«Ad oggi ho visitato circa 30 comunità (chiese/santuari/parrocchie) e ho visto personalmente, in udienze a loro espressamente dedicate, più di 70 sacerdoti e religiosi su un totale di 107, senza contare quelli che ho incontrato nelle singole parrocchie», aggiunge il Vescovo. «Tornando alla missione, dico che è avvincente, anche se richiede maturità e consapevolezza circa le responsabilità verso fedeli e pretende di rifuggire qualsiasi testimonianza tiepida nell’esercizio del proprio ministero. È quanto lo stesso Papa Francesco intende dire quando ci ricorda che “la nostra non è una professione ma una donazione”. Se dovessi esprimere dunque un desiderio per tutti i miei sacerdoti, augurerei loro – e per loro chiedo al Signore – di puntare sempre in alto, al modello che Cristo ci offre, faticoso ma bello, e di evitare ogni mediocrità, di vivere quotidianamente la loro donazione con fedeltà e gioia, anche nei momenti di scoraggiamento, ricordando la sublime missione di essere vasi di creta sì, ma dal contenuto prezioso».

Il nuovo anno pastorale

«Quello che viviamo è certamente un momento storico in cui i legami sociali ed affettivi sono messi a dura prova. Chi può dimenticare il senso di smarrimento e di tristezza provati nel renderci conto che all’improvviso eravamo stati privati dei gesti più semplici e spontanei che – seppure spesso dati per scontati – riempivano di senso la nostra vita quotidiana? Ecco cosa mi sento di dire alla nostra Chiesa lametina: sappiate essere sentinelle che, mentre ancora si sentono avvolte dagli ultimi residui della notte, già hanno lo sguardo fisso sulle luci dell’alba. Abbiate uno sguardo profetico e propositivo su tutto quello che vi circonda, senza cedere allo scoraggiamento ed al pessimismo cronico, per essere voi stessi il primo contributo al cambiamento! Io stesso, dopo questi primi due mesi che sono stati e continuano ad essere occasione propizia di conoscenza della nostra Diocesi, sento e nutro un cuore, una mente ed uno sguardo proiettati in avanti. È lo sguardo del Vescovo a richiederlo, chiamato alla responsabilità di essere la prima fra le sentinelle e alla gioiosa fatica di scorgere in anticipo, con responsabile lungimiranza, i colori dell’aurora».

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