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Masciari: «Coi testimoni di giustizia lo Stato fa come Ponzio Pilato»

L’imprenditore che si è ribellato alla ‘ndrangheta: «Prima li sottopone al programma di protezione, poi se ne lava le mani dopo processi e condanne»

Pubblicato il: 06/10/2022 – 13:40
Masciari: «Coi testimoni di giustizia lo Stato fa come Ponzio Pilato»

CATANZARO Fino al 1997 Pino Masciari era uno dei più importanti imprenditori edili della Calabria, con cantieri in Italia e all’estero, poi ha deciso di dire basta alle richieste estorsive della ‘ndrangheta e alle sue denunce sono seguite pesanti condanne per boss e affiliati. Oggi vive in una località segreta con la sua famiglia, ha una scorta e partecipa a convegni e dibattiti sulla legalità.
«Ma lo stato – dice all’Agi che lo ha contattato – si comporta con i testimoni di giustizia come Ponzio Pilato. Prima li sottopone al programma di protezione speciale, poi se ne lava le mani dopo i processi e le condanne».
Masciari contesta l’atteggiamento della commissione centrale del Viminale che gestisce i testimoni. In un lungo sfogo fatto pervenire ai giornali contesta la definizione di ex testimone di giustizia con cui negli atti pubblici viene definito. «Per tredici anni – scrive – ho vissuto nel programma speciale di protezione testimoni. La percezione del tempo per me e la mia famiglia è stata ancora più lunga, a causa delle limitazioni alle quali siamo stati sottoposti, e la fine del programma non ha cancellato quello che sono e sono stato. Eppure succede che in alcuni ambienti mi si definisca ex-testimone di giustizia. È un’assurdità – dice -. Innanzitutto esiste ancora l’attualità delle mie denunce, come si evince dalla cronaca quotidiana, e poi soprattutto mi chiedo: “ex” indica la cessazione di uno stato, la fine di qualcosa, ma non mi risulta che si possa diventare ex-testimoni. La mia – aggiunge – è stata una scelta di vita, una scelta compiuta in nome della legalità e della libertà, per la quale ho stravolto il mio percorso lavorativo e familiare. Scegliere di testimoniare non è un lavoro o un’occupazione che hanno un inizio e anche una fine. È invece – precisa – un percorso interiore di consapevolezza e assunzione delle proprie responsabilità, dei propri doveri e dei propri diritti e non è dunque una condizione che può terminare. Si tratta di una scelta radicale, che orienta in modo permanente ciò che si è e ciò che si sarà, ponendo sotto una nuova luce anche ciò che si è stato. È lo stravolgimento di una vita. Non possono esistere ex-testimoni di giustizia! Questo è un linguaggio burocratico e impiegatizio che non può essere applicato ad una dimensione di così alto valore, alla coscienza, alla morale. L’umanità delle scelte che ho compiuto e per le quali ho lottato e continuo a lottare hanno poco a che fare con il burocratese! Se gli organi preposti smettessero di tentare di definire tutto con il bilancino e capissero il valore della vita umana e delle scelte compiute a difesa del bene comune – conclude – forse finalmente la società ne trarrebbe vantaggio».
All’Agi tiene a precisare che la sua denuncia non è motivata da ragioni personali. Non percepisce alcuna indennità da parte dello stato, ma parla a nome di chi decide di denunciare, ribellandosi alle mafie.
«Io sono un personaggio pubblico perché parlo in tutta Italia e ho ancora una scorta, ma molti testimoni di giustizia sono abbandonati a sé, dopo essere stati costretti, come me, a lasciare il lavoro e la loro terra. Il programma di protezione speciale dura 24 mesi, poi più nulla».
Masciari è nato a Catanzaro, poi si è trasferito nel Vibonese. La sua ditta ha realizzato molte opere pubbliche nella regione. Le elenca con orgoglio. La sua testimonianza nel processo ai “boss delle tre province” ha permesso allo Stato di infliggere pesanti condanne alle cosche del Crotonese e del catanzarese. Fra i condannati anche un magistrato consigliere di Stato. «Oggi però – sottolinea – scontate le pene, quei boss che ho fatto condannare sono più forti di prima. La ‘ndrangheta è radicata anche nel Nord e all’estero e nelle istituzioni, è la mafia più potente. Lo Stato l’ha lasciata crescere. Io, invece, 30 anni fa ho dovuto rinunciare alla mia vita. Non posso accettare che mi si definisca ‘ex testimone”».

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