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‘Ndrangheta, il pm chiede 30 anni per Francesco Grande Aracri

La requisitoria nel processo “Grimilde” sulle inflitrazioni del clan in Emilia. Invocate condanne tra i 2 e i 9 anni per gli altri imputati

Pubblicato il: 09/11/2022 – 17:11
‘Ndrangheta, il pm chiede 30 anni per Francesco Grande Aracri

REGGIO EMILIA Condannare a 30 anni il boss Francesco Grande Aracri, a 16 anni e sei mesi il figlio Paolo. Sono le richieste di pena più pesanti formulate dal pm della Dda di Bologna Beatrice Ronchi, che ha concluso la requisitoria del processo di ‘Ndrangheta “Grimilde” davanti al tribunale di Reggio Emilia. Al centro, tra l’altro, ci sono le infiltrazioni a Brescello, unico comune emiliano-romagnolo sciolto per mafia. Per gli altri 14 imputati il pm Ronchi ha chiesto ai giudici condanne che vanno dai due ai nove anni. Dopo la rappresentante della pubblica accusa prendono la parola gli avvocati delle parti civili, poi le difese. Nel filone deciso in abbreviato c’è già stata la pronuncia della Corte di appello per una quarantina di posizioni: l’altro figlio di Francesco, Salvatore Grande Aracri, è stato condannato a 14 anni e quattro mesi.

Le richieste di condanna

Poco meno di 120 anni di carcere la richiesta di pena complessiva chiesta da Beatrice Ronchi al termine della sua requisitoria. Il procedimento, iniziato a dicembre di due anni fa, ha acceso i riflettori sulle presunte attività illecite della cosca Grande Aracri di Cutro, con riferimento in questo caso ai suoi interessi a Brescello e nella Bassa reggiana. Nelle 56 udienze celebrate con rito ordinario (altri 48 imputati avevano scelto il rito abbreviato riportando pesanti condanne) sono stati contestati reati come come estorsione, trasferimento fraudolento di valori, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, danneggiamento e truffa aggravata. Per Francesco Grande Aracri, 68enne fratello dell’ex boss di Cutro Nicolino detto “mano di gomma”, come già detto, è stata chiesta una condanna a 30 anni. Per suo figlio minore Paolo, 32 anni ma già a 18 “stabilmente inserito” nella consorteria criminale, la pena richiesta è di 16 anni e sei mesi. Tra le altre condanne proposte quella a nove anni per l’imprenditore reggiano Omar Costi (già condannato nel maxi processo Aemilia) e quelle per Gaetano e Domenico Oppido. Le pene per padre e figlio chieste dalla Procura sono rispettivamente di sette anni e cinque anni e quattro mesi. I due sono accusati di aver ordito una maxi truffa ai danni del ministero delle Infrastrutture, che portò nel 2010 2,2 milioni alle casse del clan. La sentenza di questo processo di primo grado, scaturito da un’inchiesta del giugno del 2019, è attesa entro la fine del mese.

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