CASTROVILLARI «Vieniti a prendere l’agnello che poi mi sposto». L’orologio segna le 17:33, è il 4 aprile, quando una telefonata intercettata permette a chi indaga di intercettare le voci di due interlocutori, l’ultima e breve conversazione prima di un duplice delitto. Gli investigatori captano la chiamata intercorsa tra Maurizio Scorza e Francesco Adduci. Quest’ultimo è accusato, in concorso con altri indagati, dell’omicidio proprio di Maurizio Scorza e della compagna Hanene Hedhli: avvenuto la sera dello scorso 4 aprile in contrada Gammellone nel comune di Castrovillari. Francesco Adduci, di 56 anni, è stato arrestato dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Cosenza e della Compagnia di Cassano allo Ionio, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip di Catanzaro su richiesta della Dda del capoluogo calabrese, con l’accusa di duplice omicidio con le aggravanti della premeditazione, del metodo mafioso e dell’agevolazione mafiosa.
I corpi di Scorza e della compagna Hanene, raggiunti da 14 colpi di arma da fuoco, vengono scoperti in una strada di campagna a bordo dell’autovettura Mercedes di proprietà della vittima. Lo stesso e insanguinato perimetro all’interno del quale, il 16 gennaio 2014, vennero ritrovati i corpi senza vita di un bimbo di tre anni, Cocò Campolongo, di suo nonno Giuseppe Iannicelli e della compagna di quest’ultima Ibtissam Touss. Solo una sinistra coincidenza. Tornando al duplice delitto compiuto da Adduci, i carabinieri hanno rinvenuto il cadavere di Hanene Hedhli sul sedile anteriore, lato passeggero, mentre quello di Scorza nel bagagliaio con a fianco un agnello sgozzato. Sono trascorsi «20/25 minuti» dalla telefonata di Adduci a Scorza, il tempo di raggiungere la stalla del suo aguzzino prima del macabro duplice delitto. La vittima viene attirata, insieme alla compagna, in una trappola mortale, all’interno del podere del killer. E’ ancora una telefonata ad entrare prepotentemente nella ricostruzione delle fasi antecedenti l’agguato mortale. Sono le 22:50 del 4 aprile quando alla caserma dei Carabinieri di Cassano allo Ionio «accoglieva negli uffici la sorella di Scorza e il marito». La donna è preoccupata non ha più notizie del fratello e della cognata dalle 18:19, quando «intrattenendo una conversazione telefonica con quest’ultima udiva delle urla seguite da un forte frastuono assimilabile al rumore di una sedia lanciata a terra». Sarà l’ultimo contatto, poi solo un lungo silenzio. (f. b.)
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