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processo Basso profilo

Le rivelazioni del carabiniere ad Antonio Gallo. «Se tornassi indietro starei più attento»

La denuncia dell’imprenditore e le rivelazioni dell’informatore. L’incontro allo stabilimento balneare. La conoscenza di Gigliotta e quella chat «goliardica» su Telegram

Pubblicato il: 27/11/2022 – 11:06
di Alessia Truzzolillo
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Le rivelazioni del carabiniere ad Antonio Gallo. «Se tornassi indietro starei più attento»

CATANZARO «Se potessi tornare indietro starei più attento». Antonello Formica, 49 anni, è un maresciallo dell’Arma dei carabinieri che nel 2013 era in servizio al Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Sellia Marina. È qui che ha conosciuto Antonio Gallo, 42 anni, imprenditore e titolare di una ditta di antinfortunistica, imputato nel processo Basso Profilo con l’accusa di essere «riferimento operativo delle organizzazioni ‘ndranghetistiche insistenti nell’area geografica di Sellia Marina, Catanzaro, Botricello, Mesoraca, Roccabemarda, Cutro e Ciro Marina». Anche Formica è imputato nel medesimo processo con l’accusa di rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, perché avrebbe rivelato ad Antonio Gallo di avere messo una microspia sua auto. Nel corso della scorsa udienza il maresciallo ha risposto alle domande del sostituto procuratore della Dda Paolo Sirleo e dei propri difensori, gli avvocati Massimo Scuteri e Nicola Cantafora. 

La denuncia e i rapporti di referenza di Gallo con l’ufficiale

L’ufficiale racconta che il 30 ottobre 2013 si è presentato in caserma a Sellia Marina Antonio Gallo denunciando il fatto di avere subito danneggiamenti alla sua ditta di antinfortunistica. A questo punto Gallo e le persone a lui vicine vengono sottoposte a intercettazione e una microspia viene piazzata anche nell’auto dello stesso Gallo.
Formica afferma che in 30 giorni non è stata captata nemmeno una intercettazione utile.
Il pm gli chiede se durante la denuncia Gallo avesse sospetti circa l’attentato che aveva subito. Formica risponde che no, Gallo non aveva sospetti, aveva solo palesato che qualcosa potesse essere riconducibile a lavori effettuati in due villaggi turistici.
In seguito, nel corso dell’attività investigativa, un confidente avrebbe rivelato che Gallo era sotto estorsione da parte della cosca Grande Aracri e che alla stessa cosca si sarebbe rivolto per chiedere lumi sui danneggiamenti ma gli sarebbe stato risposto che i Grande Aracri non ne sapevano niente, forse si trattava di appartenenti alla cosca Arena.
Su questo punto c’è da ricordare che il collaboratore di giustizia Domenico Iaquinta, sentito nel corso del processo, sull’episodio del danneggiamento ha riferito di averlo eseguito egli stesso su commissione dello stesso Gallo il quale avrebbe avuto in animo di inscenare una condizione di vessazione alla quale era sottoposto. 
In più, dalle indagini di Basso Profilo condotte dalla Dia, è emerso che Gallo avrebbe recuperato dei mezzi che gli erano stati rubati dagli zingari grazie alla protezione di cui godeva con Mario Donato Ferrazzo, detto “Topolino”, capo cosca di Mesoraca.
Formica afferma di avere conosciuto per la prima volta Antonio Gallo il giorno in cui questi si è recato in caserma a sporgere denuncia e che in 30 giorni di indagine non è emersa una sola conversazione utile tanto che si è supposto che l’attentato avesse matrici fedifraghe.
Formica racconta che il 22 dicembre 2013 viene posto termine alle intercettazioni e poco dopo lui viene trasferito al Comando legione di Catanzaro. Tredici giorni dopo il suo trasferimento, viene redatta una nota conclusiva delle indagini sul presunto danneggiamento da parte di altri colleghi perché Formica dice non avere saputo più nulla sulle sorti di quel procedimento che era stato aperto contro ignoti. L’ufficiale riferisce dei rapporti di referenza che Gallo aveva nei suoi confronti e di incontri in occasioni delle festività. 

L’incontro nello stabilimento balneare

Il 10 agosto 2017 Antonello Formica incontra Antonio Gallo in compagnia di Glenda Giglio in uno stabilimento balneare. Gallo e la Giglio lo invitano a prendere un caffè e la donna chiede come mai Formica e Gallo si conoscano.
Gallo risponde – racconta il maresciallo – di essere stato martellato per un anno da Formica, aggiungendo che il carabiniere gli avrebbe fatto «un culo così» per quattro mesi.
«Per un anno compà – racconta di avergli risposto Formica –, tu pensa che sono rimaste le microspie nella macchina».
Il carabiniere aggiunge di avere detto a Gallo di averlo seguito in quanto vittima, per proteggerlo. «Gli ho voluto fare capire che se avessi scoperto qualcosa nei suoi confronti avrei agito».
Formica dice di avere parlato poiché, essendo passato diverso tempo dal 2013, pensava che l’indagine fosse in qualche modo chiusa.
Ma il pm fa presente all’ufficiale che se non conosceva gli sviluppi di quella indagine avrebbe dovuto sapere che la notizia non andava divulgata.
«Nel dubbio uno non dice niente», afferma l’accusa.
«Non si è posto il problema di tenere la briglia più tirata quando interloquiva con Gallo?», ha poi chiesto il pm.
Anche alla luce del fatto che Formica sapeva, per averlo appreso dai giornali, che Gallo era stato indagato nell’inchiesta antimafia Borderland scattata nel 2016.
«Sarei potuto essere più attento – risponde Formica – ma non c’era un clima rivelatorio. Gallo ha tirato fuori per primo l’argomento dimostrando di sapere di essere a conoscenza dell’indagine. Se potessi tornare indietro starei più attento».
Il pm fa presente che di microspie Gallo non parla perché Gallo parla di essere stato attenzionato, l’informazione delle microspie parte dal carabiniere.

«La chat su Telegram era solo un gesto goliardico»

L’esame dell’imputato si è poi rivolto alla conoscenza che questi aveva con Umberto Gigliotta, altro imputato, Umberto Gigliotta, 40 anni, accusato di trasferimento fraudolento di valori aggravato dal metodo mafioso poiché avrebbe creato «società fittizie preponendo soci e amministratori privi di alcuna capacità reddituale e privi di patrimonio passibile di escussione, società sprovviste di compagine aziendale e di sede reale, alfine di impedire di risalire al reale gestore».
Formica afferma di avere conosciuto Gigliotta in qualità di titolare di un locale molto frequentato a Catanzaro Lido e di avere approfittato di questa conoscenza ogni tanto per prenotare un tavolo.
Formica in aula cerca di tenere lontana da sé l’immagine di ufficiale che ha avuto rapporti troppo disinvolti con soggetti “attenzionati” dalle forze dell’ordine. Afferma di avere conosciuto Gigliotta solo come cassiere di un locale e che era stata solo un gesto di goliardia la chat scambiata con Gigliotta su Telegram nella quale il carabiniere – al quale era apparsa la notifica che Umberto Gigliotta si era unito a Telegram – aveva inviato il messaggio «Umbè, vedi che pure questa si intercetta» con delle emoticon che ridono. Un messaggio al quale Gigliotta aveva risposto con altrettante emoticon. Uno scherzo che Formica avrebbe fatto anche con una sua amica. «Mai avuto rapporti amicali con Gigliotta», dice l’ufficiale e aggiunge di avere saputo dai giornali che l’imputato fosse stato menzionato in una informativa dell’inchiesta Bordeland. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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