Legge sul gioco d’azzardo, l’apertura di Mancuso: «Pronti ad ascoltare tutti»
Il presidente del Consiglio regionale: «Il contrasto a scommesse e slot e alla ludopatia è una sfida per tutta la comunità»

CATANZARO «Bisogna chiarire come stanno le cose: l’entrata in vigore delle norme della legge del 2018 è stata finora rinviata pertanto si è deciso di dire basta alle proroghe. Restando disponibili a ogni proposta di miglioramento e mettendo al primo posto gli interessi generali». Il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, cerca di smorzare le polemiche sulla proposta di legge 107 sul gioco d’azzardo che ha visto il fronte comune delle opposizioni e anche di una parte della maggioranza, mostrando alcune possibili aperture. E, in attesa di capire cosa accadrà il 12 dicembre nel prossimo Consiglio regionale, Mancuso, questa mattina, in visita alla sede Rai di Cosenza, intervistato dal giornalista Francesco Paravati, ha detto: «Stiamo valutando in queste ore se sia il caso o meno di lasciare ai sindaci l’individuazione degli orari di apertura e chiusura delle sale. Regolamentare, è chiaro, salvaguardano la salute dei cittadini rispetto a ogni dipendenza e introducendo i necessari limiti, in linea con la normativa delle altre Regioni». «In Consiglio regionale – ha chiarito ancora Mancuso – non c’è una proposta per favorire la dipendenza. Né alcun interesse ad eliminare i vincoli minimali al gioco d’azzardo, modificando il testo legislativo n. 107. Nessuna tesi precostituita. Come sempre, il Consiglio è pronto a discutere e a decidere, attraverso un confronto nel merito, nel rispetto del pluralismo delle opinioni e tenendo senz’altro conto delle legittime preoccupazioni della Conferenza Episcopale Calabra, da più associazioni e dalle comunità terapeutiche. Non si vuole fare alcun regalo a chi specula sulla pelle di giovani e famiglie, tutt’altro. Il contrasto a scommesse e slot e alla ludopatia è una sfida per tutta la comunità. La salute, la libertà delle persone e la lotta alle dipendenze non hanno colore politico e non possono essere merce di scambio».