REGGIO CALABRIA «Il pericolo vero è che la Calabria faccia da apripista per ogni regione d’Italia». È la dichiarazione di monsignor Francesco Savino, vicepresidente per l’Italia meridionale della Conferenza Episcopale Italiana riportata su “Repubblica” che dedica un pezzo sulla proposta di legge che modifica l’articolo pensato e scritto per contrastare la ludopatia, che tra poche ore il Consiglio regionale si appresterà a votare. Malgrado le rivolte e l’indignazione di massa: dalla Cei al mondo dell’associazionismo impegnato nel contrasto alle dipendenze.
Una modifica che, secondo quanto riportato da Repubblica, di fatto, favorisce la lobby del gioco d’azzardo in quanto prevede la modifica dell’orario di apertura da 8 a 15 ore e la fine del distanziamento e del divieto per le sale di stare vicino a luoghi ritenuti a rischio come scuole, chiese, ospedali.
La vicenda, ricostruisce Repubblica, comincia qualche mese fa quando la maggioranza del Consiglio calabrese, senza che nessuno dall’opposizione batta ciglio, propone una modifica all’articolo 16 della legge regionale numero 9 del 2018.
«La legge di 4 anni fa – spiega Renato Caforio, presidente della comunità terapeutica il Delfino di Cosenza a Repubblica – è una legge inserita nel pacchetto anti ‘ndrangheta che prevede il contrasto alla ludopatia, attraverso l’inserimento di norme di buon senso come la distanza tra una sala slot e luoghi sensibili di 500 metri. Questa modifica della legge fa fare un passo indietro rispetto alla lotta della ludopatia ed è in contraddizione con quanto la giunta sta facendo in materia di contrasto: da una parte la Calabria cerca di contrastarlo e dall’altro lo incentiva».
Dopo la diffusione della notizia del possibile varo della legge, ricorda Repubblica, si è sollevato un vero coro di proteste dal mondo delle associazioni e dal clero. Anche la Conferenza episcopale calabrese è uscita con un comunicato durissimo.
Ma quella norma, ricorda ancora Repubblica ha portato anche ad una divisione all’interno della stessa maggioranza di centrodestra che governa la Calabria.
Una battaglia che ha portato ad un passo indietro del Consiglio regionale, ma non senza strascichi.
Simona Loizzo, capogruppo in Consiglio regionale della Lega, sottolinea Repubblica, che aveva fermamente attaccano quella norma, due giorni fa ha ricevuto una lettera in cui veniva destituita da Capogruppo. «Mai nessuno mi ha informata, né è emersa una spiegazione logica e reale e soprattutto formalmente corretta su tale sfiducia formalizzata da Pino Gelardi e Pietro Raso. Vero è – si sfoga la consigliera, già parlamentare – che avevo nei consigli regionali precedenti indicato la mia linea su due diverse leggi, poi ritirate, relative alla nomina del consigliere supplente e sulle slot machine; vero è che la seconda legge sarà ripresentata, ma io sono assolutamente contraria alla sua attuazione».
Nonostante quella levata di scudi e l’apparente ritiro della legge, quella norma è ritornata nuovamente in Aula per essere votata dal Consiglio regionale.
«Faccio alcune considerazioni di carattere generale che non possono non imporsi alle coscienze pensanti e ai cittadini più responsabili. La domanda è – chiede Monsignor Francesco Savino – ma tra le tante priorità che devono stare a cuore alla regione Calabria bisognava mettere al centro la questione del gioco d’azzardo che, sappiamo, va a intercettare le persone più fragili che cadono nella rete drammatica della ludopatia? A chi giova questo? Allargare le maglie dell’orario è un regalo gigantesco, anche quelle realtà che sono nate dopo la legge ora hanno gli stessi vantaggi delle vecchie. Siamo davvero preoccupati. Io come vescovo parlo a nome del popolo della nostra curia e delle persone più fragili: il gioco d’azzardo è questione finanziaria, sociale ma anche sanitaria. Non mi si dica che avremo 8.000 posti di lavoro, non strumentalizziamo il lavoro».
Per sostenere la riproposizione del provvedimento, fa rilevare Repubblica, la maggioranza ha avvallato la tesi che questa norma creerebbe ben ottomila posti di lavoro. Ma è una giustificazione che non convince Luciano Squillaci, presidente della Federazione italiana comunità terapeutiche,
«La Calabria – afferma a Repubblica – dimostra ancora una volta di essere all’avanguardia per le cose negative, la cosa più drammatica è la normalizzazione delle dipendenze, passiamo un messaggio educativo che è il contrario di quanto dovrebbe essere, stiamo dicendo il gioco che male fa? Non si costruisce sviluppo e lavoro sulla pelle delle persone. Il gioco d’azzardo uccide le persone socialmente e psicologicamente, così come uccide le famiglie e la rete sociale che sta intorno. La sensazione che abbiamo è che la lobby del gioco si stia muovendo a livello nazionale contro i limiti nazionali e che la Calabria possa fare da apripista».
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