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Sanità, il debito dell’Asp di Reggio si sgonfia: è meno “mostruoso” del previsto

Nella conferenza stampa spiegato il meccanismo che ha stritolato l’azienda reggina: effettuata la gran parte dei pagamenti

Pubblicato il: 04/01/2023 – 21:00
Sanità, il debito dell’Asp di Reggio si sgonfia: è meno “mostruoso” del previsto

CATANZARO Probabilmente un “falso mito”. Del miliardo di euro di debito presunto dell’Asp di Reggio Calabria molto più della metà è già stato saldato: il dato è emerso dalla conferenza stampa convocata dal presidente della regione Roberto Occhiuto per illustrare l’esito della prima fase di ricognizione del debito della sanità calabrese. A evidenziarlo è stato, in particolare, il dirigente del settore Bilancio del Dipartimento Tutela della salute della Regione Angelo Vittorio Sestito. Sestito ha anche spiegato il meccanismo della procedura messa in atto dalla Regione per l’accertamento della massa debitoria in questi mesi.

Il “caso” Asp Reggio Calabria

Angelo Vittorio Sestito

In sostanza, Sestito ha svelato il meccanismo “perverso” che ha di fatto mandato in default l’Asp di Reggio Calabria, quello per cui il tesoriere pagava i decreti ingiuntivi ma poi non era possibile chiudere la partita nel bilancio aziendale, partita che quindi rimaneva aperta e alla fine poteva anche essere pagata due o tre volte. «Come si sa – ha spiegato il dirigente regionale – Reggio Calabria non fa bilanci da circa 10 anni. Molto spesso si è provato a ricostruire lo stato patrimoniale e si partiva non da un dato contabile ma da un dato che veniva fuori da un contenzioso. A Reggio Calabria c’è stata la task force che ha cercato di fare una ricognizione di tutti i decreti ingiuntivi. La ricognizione è stata fatta e noi siamo anche riusciti ad acquisirla: parlava di un debito che superava il famoso miliardo di euro per la sola Reggio Calabria. Ci siamo accorti che in contabilità veniva comunicato il dato di tutti i procedimenti ingiuntivi, ma quando siamo andati a prendere questo elenco di decreti ingiuntivi ci siamo anche accorti che molti erano già stati pagati. Si sa che se un decreto ingiuntivo non viene opposto è chiaro che diventa un titolo esecutivo. E con questo titolo esecutivo cosa facevano i creditori vari? Andavano dal tesoriere e attraverso l’ordinanza di assegnazione si facevano pagare. Noi – ha aggiunto Sestito – abbiamo scoperto – anche in altre aziende ma in queste il fenomeno era più residuale – che quando il tesoriere pagava queste fatture, questi decreti ingiuntivi, non comunicava quali fossero le partite, perché purtroppo anche per un discorso procedurale, nell’ordinanza di assegnazione che fa il tribunale non fa l’elenco delle partite che il tesoriere sta pagando ma c’è semplicemente il beneficiario e l’importo. Nella nostra attività abbiamo accertato che è vero che avevamo questo famoso miliardo di decreti ingiuntivi ma avevamo anche più di 600-700 milioni che erano pagamenti già effettuati e che non sono state chiuse le partite in contabilità, quindi ci siamo trovati davanti a una contabilità sporca. Questa contabilità sporca non ha consentito a nessun responsabile amministrativo o di bilancio e a nessuna direzione strategica di andare a chiudere lo stato patrimoniale, perché cosa si doveva inserire? Il miliardo della sommatoria dei decreti ingiuntivi o i decreti ingiuntivi meno quei pagamenti che però non sono associabili? Ora abbiamo stabilito una sorta di manuale per le aziende, agganciando le partite al contenzioso, e già Reggio Calabria ha attivato queste procedure».

Le risposte dei creditori

In generale Sestito ha poi precisato i termini dell’attività di accertamento, dalla quale è anzitutto emerso che «alle 14 mila pec inviate dalla Regione hanno risposto in 1300 ma questo dato può discendere anche dalla concentrazione in mano a poche società di factoring di più posizioni debitorie per cessione del credito». Una sola di queste società, la Farmafactoring, risulta in possesso del trenta per cento del credito complessivo. E in ogni modo le conferme da Pec ammontano già da sole al 70 per cento del debito presunto ante verifica. (redazione@corrierecal.it)

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