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«Per la sanità del Crotonese servono un segnale forte e un cambio di passo»

Intervista al sindaco del capoluogo pitagorico Voce, che lancia l’allarme sulla grave carenza di servizi sul territorio

Pubblicato il: 11/01/2023 – 8:26
di Emiliano Morrone
«Per la sanità del Crotonese servono un segnale forte e un cambio di passo»

Prima di diventare sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, più noto come Enzo, era un riferimento degli ambientalisti locali. Sede di un vasto sito industriale dismesso, la città deve fare i conti con l’inquinamento chimico e le patologie oncologiche che possono derivarne. «Nello specifico, sui dati epidemiologici – sottolinea Voce, che tra l’altro è ingegnere ambientale – non c’è certezza. Lo provano le contraddizioni nelle classifiche delle città italiane con più casi oncologici, in cui la posizione di Crotone varia abbastanza». «Dobbiamo dirlo con chiarezza, di là dai numeri, da noi – sottolinea il primo cittadino con la schiettezza che lo contraddistingue – esiste un grosso problema sulla prevenzione dei tumori. Più o meno 20 anni fa, mia moglie ebbe un cancro al seno, che per fortuna sconfisse. Superata la malattia, allora anche lei faceva tutti gli esami di routine, inclusa la scintigrafia ossea. Infatti, il tumore al seno purtroppo può arrivare alle ossa ed anche al fegato. Da quando a Crotone è chiusa la Medicina nucleare, mia moglie non fa più quest’esame, che va prenotato a Catanzaro e ha tempi di attesa molto lunghi. In città la prevenzione oncologica è ai minimi storici. Questo vuol dire tornare indietro e significa danni per i cittadini». Voce lancia l’allarme parlando apertamente di un fatto personale. «C’è la necessità e l’urgenza – rimarca – di riavere la Medicina nucleare nell’ospedale pubblico della città. Se continuerà a mancare, per diverse ragioni tante persone, tra cui donne, salteranno la prevenzione».  
Come valuta la situazione dei servizi sanitari a Crotone e nel comprensorio?
«È molto grave, nel senso che esiste una carenza cronica di personale e risulta problematico reperire le figure che servono. È così un po’ dappertutto, ma a Crotone registriamo un aumento progressivo dei disagi. Nei mesi scorsi abbiamo vissuto la chiusura del reparto di Nefrologia per carenza di medici. Quelli che vanno in pensione vengono sostituiti con il contagocce, perché quasi nessuno partecipa ai bandi, agli avvisi pubblici. Questa è la verità. Qualche mese fa, contattato da un’associazione nazionale di emodializzati, avevo sentito addirittura alcuni medici in quiescenza e ne avevo raccolto la disponibilità a rientrare; noi sindaci siamo sempre un tramite. L’ospedale cittadino viene costantemente smantellato. Riguardo alla Medicina nucleare, non sappiamo se, dove e quando riaprirà. Ma ormai in tutti i reparti si va avanti con pochi medici e con tanti rischi. Ho incontrato il presidente Occhiuto e gli ho detto che abbiamo bisogno di un cambio di passo, di un segnale forte che vada nella direzione opposta. Qui dobbiamo cominciare a portare a casa qualche risultato. Penso alla Medicina nucleare, all’Emodinamica e alla Medicina del territorio, ancora in affanno. Ora la situazione è insostenibile».
Ha la sensazione di essere isolato, inascoltato?
«Vedo con chiarezza che si cerca concentrare molti servizi su Catanzaro. Anche questa migrazione provinciale ha un costo. Si va fuori perfino per delle sciocchezze. Ciò deve farci riflettere. Non possiamo sperare che un giovane medico venga qui, se non ha modo di fare esperienza e ricerca sul posto, se non gli viene offerta la possibilità di crescere culturalmente e professionalmente. È un problema che da cittadini dobbiamo porci e che dobbiamo porre ai decisori pubblici. Io stesso ho una figlia medico che si sta specializzando in Germania. Non credo che voglia tornare, date le condizioni della nostra sanità. Lei mi chiede se mi sento isolato, io ribadisco che dobbiamo guardare al futuro, ai prossimi anni e decenni. Dobbiamo avere una visione collettiva e farci ascoltare come territorio. Dobbiamo impegnarci tutti per uscire dalla condizione di marginalità sanitaria in cui ci troviamo».
Come si pone la comunità crotonese rispetto alle criticità dei servizi sanitari locali?
«Come Conferenza dei sindaci, l’anno scorso avevamo bocciato l’Atto aziendale. Allora c’era il commissario del governo Longo, che avevamo invitato a Crotone per rendersi conto di quanto quel documento fosse inadeguato rispetto ai bisogni di salute della comunità territoriale. Torneremo a discutere e a confrontarci, anche perché il nuovo Atto aziendale è ancora da approvare. Proprio adesso dobbiamo avere idee e proposte chiare, senza cedere».
Come va il Pronto soccorso a Crotone?
«Anche lì vi sono confusione, attese, carenze. Siamo troppo indietro. Con la scusa della migrazione sanitaria, con la scusa dei vari commissari, con la scusa del deficit, in Calabria non si investe più e non si fa in modo che le strutture siano all’altezza dei bisogni e che evitino alla gente di andare fuori, altrove. Questo è il vero problema. Manca la fiducia nella sanità, in particolare nella nostra del Crotonese. Bisogna imprimere un cambio di passo. È giusto che in un territorio grande come quello di Crotone non ci sia l’Emodinamica perché il nostro è un ospedale di medie dimensioni? Eppure, l’utenza c’è, mentre a Catanzaro dell’Emodinamica hanno il doppione».
Che cosa può dire della Chirurgia dell’ospedale di Crotone?
«Si va fuori troppo spesso, per quanto ascolto ogni giorno. C’è anche tanta gente che va al Marrelli Hospital, che si è attrezzato ma ancora non ha tutte le convenzioni necessarie. Per esempio, lì hanno la Pet, ma la gente è costretta ad andare a Napoli perché la Regione non ha dato la convenzione. Veda, questo è il paradosso: succede, per quanto i territori siano sacri. Io sono sempre stato contrario al privato, perché si deve potenziare il pubblico. Ma se il pubblico non ce la fa, se c’è una struttura che ha apparecchiature sofisticate e moderne, perché non trovare un modo per collaborare nell’interesse dei malati? Non credo di contraddirmi. Aggiungo che noi sindaci siamo le figure più vicine ai cittadini».
Quali sono le prossime iniziative di voi sindaci della provincia di Crotone?
«Ho già incontrato la nuova commissaria dell’Asp di Crotone, Simona Carbone, che ha un profilo di rilievo quale manager della sanità. Tuttavia, i commissari aziendali vanno “armati”, altrimenti non riescono ad agire e a risolvere i problemi. Intendo dire che vanno sostenuti dalla politica. Perciò rivolgo un appello preciso al commissario e presidente Occhiuto, affinché dia alla dottoressa Carbone il massimo appoggio».
Che cosa servirebbe ai commissari delle aziende sanitarie?
«Intanto la volontà politica di determinare una netta inversione di tendenza per il nostro territorio. Se tu devi sacrificare dei territori per concentrare le risorse sempre dalla stessa parte, cioè altrove, capisci che quella inversione di tendenza, quel cambio di passo che io stesso ho chiesto al presidente Occhiuto non ci sarà mai. Il cambio di passo si chiama Emodinamica, si chiama Medicina nucleare, che avevamo fino a pochi anni fa. Ancora, non si può più rischiare di chiudere il reparto di Nefrologia per carenza di medici. Inoltre, i primari fanno turni massacranti anche di notte, sempre perché mancano medici e non arrivano rinforzi. Se a Crotone non crei delle strutture moderne in cui si faccia chirurgia ad alto livello e anche ricerca, un giovane medico non verrà mai qui».
È prevista una conferenza dei sindaci? Come pensate di muovervi? Che cosa chiederete?
«Come dicevo prima, ho già incontrato la commissaria Carbone. Le sue intenzioni mi sembrano molto positive e, dato il suo bagaglio culturale e professionale, sono ottimista sulla possibilità che con lei si riesca a lavorare in maniera proficua. Il punto, però, resta la volontà politica, nel senso che oltre ad avere un manager di livello servono risorse finanziarie per attuare i progetti. Inoltre, alla commissaria va garantita la tranquillità e l’autonomia per operare. Con la commissaria ci siamo promessi che, dopo una sua ricognizione sui servizi e sulle criticità esistenti, riuniremo i sindaci e insieme a lei parleremo dei problemi che abbiamo nel territorio e a Crotone, che deve essere il punto di riferimento per tutta la provincia ed oltre. Bisogna collaborare intensamente per avere un’assistenza ospedaliera e territoriale efficienti ed efficaci: per la prevenzione, le diagnosi, le cure. Questo è il momento di costruire un futuro diverso, per il bene della comunità del Crotonese». (redazione@corrierecal.it)

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